VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

21 nov 2021

25 novembre. Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Adelina

Questa è la tua canzone, Marinella

che sei volata in cielo su una stella.

“La storia di quella ragazza mi aveva talmente emozionato che ho cercato di reinventarle una vita e di addolcirne la morte” diceva Fabrizio De Andrè quando, ancora colpito da quella giovane donna uccisa e gettata nel fiume, scrisse La canzone di Marinella. Queste parole mi sono ritornate, qualche giorno fa, sentendo la storia di Adelina.

 

Adelina Sejdini, 47 anni. Una donna cui non era rimasto che togliersi la vita. E sabato 6 l’ha fatto. Trent’anni fa viene deportata dall’Albania. Rapita, picchiata e costretta a prostituirsi da una banda di suoi connazionali, e spedita in Italia. A disposizione dei maschi italiani. “Quattro anni d’inferno. Poi mi sono ribellata” racconta. Inizia a collaborare con le nostre autorità nella lotta contro la tratta delle donne. Con la sua testimonianza quaranta persone di origine albanese vengono condannate e altri italiani finiscono sotto processo. Da trent’anni in Italia, è in attesa della cittadinanza. Niente da fare: è cittadina albanese, le dicono. E le consegnano il foglio di via. Lei sa che se tornasse in Albania la mafia locale l’ucciderebbe. Prima ancora del cancro con cui sta lottando. Così lo fa da sola. O, forse, sarebbe più corretto dire: l’abbiamo fatto noi. Noi, nobili e civili cittadini istituzioni governo e popolo italiani. Burocrazia? Politica? Indifferenza? Cecità? Non era stato sufficiente neppure che qualche giorno prima si fosse appiccata il fuoco davanti al Viminale.

Ma il vento che la vide così bella

dal fiume la portò sopra una stella.

 

Dati diversi sugli italiani che frequentano il mondo della prostituzione: nove milioni per alcuni, tre per altri. Considerando che uomini adulti siamo circa venti milioni... non è difficile fare un conto. Né è difficile comprendere che frequentare questo mondo significa collaborare con gli schiavisti e incrementarne l’attività. Giovani donne ridotte a oggetto sessuale. Violenza sul corpo. E violenza nell’anima. Noi uomini, collaboratori. Inconsapevoli? Difficile sostenerlo.

La tratta è un fenomeno in aumento ci dicono i dati. Soprattutto dall’Africa subsahariana. Ma non solo. I paesi dell’est Europa non ne sono esenti. Sfruttamento sessuale e sfruttamento lavorativo s’intrecciano con il fenomeno della migrazione. Ne accennavamo tre settimane fa.[1] Molte ragazze costrette alla prostituzione non trovano alternative di lavoro. Lo so, è ignobile chiamare lavoro la prostituzione, ma i dati ci dicono che all’origine di tutto c’è proprio la ricerca di una condizione lavorativa, quindi di vita, che non offre loro la terra d’origine.

Il lavoro è merce di scambio. In una relazione dinamica tra domanda e offerta. Così si alimenta anche il mondo della prostituzione. Anche qui accanto a un’offerta c’è una domanda. Il punto è che tipo di domanda è quella che alimenta questo mercato. Prestazione sessuale in cambio di denaro. Un uomo che accetta di scambiare sesso con denaro può non essere consapevole che la sua è collaborazione con la tratta e il racket? Domanda superflua, credo. No?

Il 18 ottobre dal 2006 è la giornata europea contro la tratta. Libera il tuo sogno. C’è anche un numero verde 800 290 290. Nel mondo sono oltre 40milioni le vittime della tratta. Il 72% donne. Il 23% minori.

 

Cosa fare? Almeno in due direzioni è necessario muoversi.

 

Da una parte agire per offrire alternative concrete di lavoro alle donne e agli uomini che si vedono costretti a trovare una fonte di reddito solo nel prostituirsi. Ma nello stesso tempo diventa sempre più necessario intervenire nei confronti degli autori di questa domanda che alimenta l’offerta. Aiutare gli uomini (maschi) a comprendere quale responsabilità si assumono nel momento in cui vanno alla ricerca di sesso a pagamento. Se lasciamo che continui la domanda di prestazione, diventa impossibile fermare il commercio. Tanto è il movimento di soldi che questo mercato alimenta.

C’è anche chi sostiene che prostituirsi per alcune donne sia una scelta. Dipende dal significato che diamo a questa parola. Perfino la Corte costituzionale la mette in discussione: «Anche nell’attuale momento storico, e al di là dei casi di prostituzione forzata, la scelta di vendere sesso è quasi sempre determinata da fattori di ordine non solo economico, ma anche affettivo, familiare e sociale che limitano e condizionano la libertà di autodeterminazione dell’individuo. In questa materia, lo stesso confine tra decisioni autenticamente libere e decisioni che non lo sono è spesso labile e sfumato».[2]

 

Ancora una donna, con Fabrizio De Andrè:

Angiolina ritaglia giornali, si veste da sposa, canta vittoria

chiama i ricordi col loro nome, volta la carta

e finisce in gloria.

Diceva Adelina che forse solo dopo la sua morte avrebbero preso sul serio la situazione. Sua. E quella di tante altre donne ancora schiave dei loro padroni.

 

 

[1] Grazie, Bianca

[2] Sentenza 141/2019

 

* * *

 

V'invitiamo a leggere qualche altro pensiero scritto, in occasione del 25 NOVEMBRE, negli anni precedenti:

Mille facce 2020,  Il muro 2019,  Sempre uguali 2018,  I padri e la nomofobia 2017,  L'inganno dell'iceberg 2016,  Novembre 13 e 25 2015,  La donna e le religioni 2014,  Verso un 25 novembre inutile 2013