VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

25 nov 2018

25 novembre, giornata mondiale per l’eliminazione della violenza sulle donne

Sempre uguali...

Un po’ d’originalità almeno! Neanche quella. Irlanda, Cork, una cittadina di 120mila abitanti. Una comunità tranquilla e culturalmente vivace, dice la stampa. Giovedì scorso, 15 novembre, il Tribunale di Cork ha assolto un giovane uomo, 27 anni, dall’accusa di violenza su una ragazzina di 17. Sapete il motivo? Ma è evidente: lei, sotto i vestiti indossava un perizoma. La sua avvocata (attenzione, una donna...) ha mostrato in aula la biancheria intima della ragazzina, accompagnando il tutto con le fatidiche parole: “Guardate com’era vestita!”. Quale prova migliore per scagionare l’uomo e incriminare la donna? Se questa era la sua biancheria intima, come fa un uomo, poverino, a non violentarla? Lo dice pure una donna...

Ecco. Siamo qui. Fermi al solito punto. Se una donna è vittima di violenza, vuol dire che in un modo o nell’altro se l’è cercata. Ricordate quella battuta che ogni tanto, tra sorrisetti di compiacimento e d’ammirazione, risuona tra maschi? Quando vai a casa da’ uno schiaffo a tua moglie: se tu non sai il perché, lo sa lei. Una donna è sempre colpevole di qualcosa.

 

È una storia vecchia come vecchia è l’umanità. Perfino certi testi, che i credenti considerano sacri, la sostengono. Scrive il Corano: «Gli uomini sono preposti alle donne, in ragione dei favori che Dio accorda a questi su quelle [...]. E a quelle di cui temete la disobbedienza, esortatele, allontanatevi dai loro letti, picchiatele. Se tornano obbedienti, non cercate più una via contro di loro, perché, certo, Dio è sublime».[1] E la Bibbia, perfino nel Nuovo Testamento: «Non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo; né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo»;[2] e ancora: «Prima è stato formato Adamo, poi Eva; e non Adamo fu ingannato, ma chi si rese colpevole di trasgressione fu la donna, che si lasciò sedurre».[3]

Questo e tanto altro troviamo nei testi sacri. Accanto a pensieri nobili e di grande respiro sulla donna e l’uomo come creature di Dio, e immagini nelle quali Lui stesso si riflette.

Solo due esempi. Dal Corano: «O uomini, vi abbiamo creati da un maschio e da una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù, affinché vi conosciate a vicenda».[4] Dalla Bibbia: «Dio non fa preferenze di persone» e di fronte a lui «non c’è più giudeo né greco, né schiavo né libero, né uomo né donna...».[5]

 

Ma, pur presenti pensieri nobili e saggi come questi, i primi sembrano essere molto più forti. E più radicati.

Non c’è scandalo che in questi testi si trovino pensieri tanto negativi: i condizionamenti culturali valgono per ogni produzione della mente umana. Che duemila anni fa un apostolo di radici farisaiche, come Paolo di Tarso, riflettesse la cultura del suo tempo, non fa meraviglia. Come altrettanto comprensibile che quattordici secoli fa, un guerriero profondamente religioso come Mohamed, potesse scrivere parole del genere nel suo Corano.

Lo scandalo è che noi, donne e uomini del XXI secolo, ci lasciamo ancora guidare, inconsapevolmente, da questi pensieri. È necessario che ci risvegliamo dal torpore che continua ad accompagnare con sonni tranquilli le nostre menti.

 

Ho scritto inconsapevolmente. È questo il punto. Quanto meno ne siamo consapevoli, tanto più questi pensieri continueranno a guidare le nostre coscienze e, di conseguenza, le nostre azioni. Che ancora in un’aula di tribunale si dia per scontato che una donna vittima di violenza sessuale, in fondo se l’è cercata, o perché indossava un certo abbigliamento intimo o perché, indossando i jeans, non può essere violentata senza una sua volontaria partecipazione (come dichiarò la nostra Corte di Cassazione qualche tempo fa); che una donna, vittima di violenza fisica, sicuramente ci ha messo del suo provocando nell’altro una tale reazione; sembra a voi che partiamo veramente da La legge è uguale per tutti? A me non sembra. La partenza è un’altra: lei è colpevole – salvo prova contraria. E hai voglia a trovarla, la prova contraria!

 

Certo fa pensare che proprio un avvocato donna, per tornare al caso irlandese, dimostri l’innocenza del suo cliente portando in tribunale un perizoma a sostegno della colpevolezza di una ragazzina. Colpevole è lei. Innocente lui. Non c’è dubbio: una ragazza che indossa biancheria simile non dice, in fondo, violentami violentami? E una donna che al marito che l’aggredisce cerca di rispondere, non dice picchiami picchiami? Come può pretendere di essere innocente? Lei non deve parlare. Lei deve tacere. E subire.

 

Cinque anni fa, in questa stessa occasione, ebbi a scrivere Verso un 25 novembre... inutile! [6] Era un augurio: presto non ci sarà più bisogno di una giornata come questa, volevo dirmi. No. Mi sono sbagliato. E con tristezza, e vergogna di maschio, devo riconoscere: chi sa di quanti altri 25 novembre avremo ancora bisogno...

 

[1] Corano 4,34

[2] 1 Corinti 11,8-10

[3] 1 Timoteo 2,13-15

[4] Corano 49,13

[5] Atti 10,34 e Galati 3,28

[6] La mente e l'anima, Vol. 3 pag. 138