VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

25 set 2022

Nella confusione della campagna elettorale

Tra diritti e diritti

Toni alti, offese, parole sbattute gli uni contro gli altri. Finita la campagna elettorale speriamo di poter rinsavire un po’ nel tempo che avremo davanti. Tra le parole che si tirano addosso, oltre a Dio-Patria-Famiglia, ne prendiamo una oggi. Diritti. Parola spesso accompagnata. Diritti civili. Qualche considerazione, a mio parere, si rende necessaria nel tentativo di fare un po’ di chiarezza su due temi sbandierati dai nostri politici: diritto delle donne ad abortire e diritti delle persone rappresentate con la sigla LGBTQI.

 

Aborto. È un diritto delle donne? No. L’aborto non è un diritto. L’aborto è un dramma. Che vive la donna che si trova costretta a percorrere questa strada quando, davanti a sé, non vede alternative. Troppe ne ho incontrate, nel mio quasi mezzo secolo di professione, che hanno attraversato questo dramma: il cuore e la mente non sanno dimenticare il dolore. Né quello di allora. Né quello di oggi. Anche quando consapevolezza, ragionamento, riflessione fanno dire che in quel momento non avevano alternative. Credo d’aver colto che per una donna interrompere una gravidanza è come contraddire se stessa. Negare la propria natura di generatrice di vita.

Quale diritto allora dev’essere tutelato? Diritto di una donna è avere tutta l’assistenza necessaria in questo momento. Psicologica ed economica, perché una decisione così importante – portare avanti o interrompere una gravidanza – sia maturata in piena e totale consapevolezza. Assistenza medica gratuita perché l’eventuale interruzione avvenga in sicurezza per la sua salute. Questo deve garantire uno Stato civile. E laico. Costringere una donna, che già è in un momento di enorme difficoltà, a migrare da una città all’altra o addirittura a rivolgersi a professionisti privati che ci speculano sopra, è violenza su violenza. Tutti ricordiamo quando, prima della L. 194/78, doveva rivolgersi a mammane, con interventi ad altissimo rischio di salute. E di vita.

Saper distinguere tra diritto all’aborto e diritto all’assistenza necessaria di fronte ad un’eventuale interruzione di gravidanza, a me pare necessario e fondamentale. Mi piacerebbe che anche i nostri politici comprendessero che speculare su un dramma, pur di raccattare qualche voto in più, è veramente indegno d’un paese civile. Indegno d’un uomo, o d’una donna, che si candidi a governarlo.

 

LGBTQI. Sciolgo questa sigla: Lesbiche Gay Bisessuali Trans Queer Intersessuale. Quale o quali diritti in questo contesto? Il diritto ad essere riconosciuti. Come tutti. Sia nella propria identità (di genere) sia nel proprio orientamento (affettivo sessuale). Come pure nella possibilità di costruirsi una famiglia. Indipendentemente dal genere dei due partner. Con buona pace degli Orban dei Kyrill o dei Putin. E dei loro simpatizzanti.

Una famiglia. Qui, a mio parere, è necessario un chiarimento. Base di una famiglia è la coppia. Due persone che, all’interno di una relazione d’amore, decidono di condividere un progetto di vita. Indipendentemente dalla presenza o assenza di figli, una coppia è una famiglia.
Una comunità religiosa (cattolici, protestanti, testimoni di Geova, musulmani, buddisti...) può avere il suo modello di famiglia. Suo pieno diritto è proporla ai propri aderenti. Fino a considerare non-famiglia l’unione di persone che non rispecchi questo modello. Ma può una società civile sposare il modello di una comunità religiosa? No, ritengo. Se lo facesse attuerebbe un’esclusione. E uno Stato non può escludere una parte di cittadini perché aderisce a religioni diverse. O anche a nessuna. Il riconoscimento civile di una relazione di coppia dev’essere garantito a qualunque unione cui due adulti, in piena libertà, decidono di dare vita.

Ragionamento diverso, invece, per i figli. Punto di partenza è che nessuno ha diritto ad avere figli. Qualunque sia la sua identità, qualunque il suo orientamento affettivo. Avere un figlio può essere un desiderio, un bisogno. Legittimo e naturale. Ma non un diritto. Perché il figlio è altro da me. Altro da noi due. Lui è una persona. E come tale lui è soggetto di diritti. E nell’incontro scontro tra due soggetti di diritti, il diritto di un bambino prevale sul diritto degli adulti. In nome di quale principio un adulto, una coppia di adulti, per soddisfare un proprio desiderio, decide che un bambino deve rinunciare al suo diritto, naturale, di avere una madre e un padre?

In una società civile per tutta la comunità LGBTQI è diritto sacrosanto vedersi riconosciuti, senza discriminazioni e in piena parità con tutti i cittadini, nella propria identità (di genere) e nel proprio orientamento (affettivo sessuale). Oltre che nella possibilità di costituirsi famiglia.

Avere figli è altra cosa. Il diritto di un bambino è più forte del diritto di qualsiasi adulto. Sia egli single, in coppia, etero o omoaffettivo.

 

 

* V'invitiamo a leggere anche

L'aborto e la legge (La mente e l'anima, vol. 6, pag. 62)

I diritti dei bambini e i diritti degli adulti (La mente e l'anima, vol. 3, pag. 27)

Dov'è la mia mamma? (La mente e l'anima, vol. 3, pag. 186)

Un bambino ha diritto a due genitori (La mente e l'anima, vol. 2, pag. 267)

Un bambino ha diritto a un padre e a una madre (La mente e l'anima, vol. 2, pag. 270)