VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

19 dic 2021

10 dicembre, giornata internazionale dei diritti dell’uomo

Princìpi da coltivare

«Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza». È l’art.1 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948. Il mondo era appena uscito dalla tragedia della seconda guerra mondiale, innescata e alimentata dai regimi totalitari della prima metà del secolo scorso. Settantatré anni sono passati da allora. E ancora tanta strada ci aspetta perché sia davvero riconosciuta la libertà e l’uguaglianza in dignità e diritti di tutti gli esseri umani.

Due accenni facciamo, al diritto alla libertà e al diritto alla salute. Poi riprendiamo, sotto questa luce, il tema del diritto alla vita e come questo possa dialogare con il desiderio di morte. Meglio, con il desiderio di vivere consapevolmente la propria morte.

 

Il diritto alla libertà. Non è nelle mie competenze analizzare e valutare i regimi nel mondo. La democraticità di un governo. Ma non è difficile, anche per l’uomo della strada, cogliere come tanta parte della popolazione mondiale non goda nemmeno della libertà di esprimere il proprio pensiero, o di accedere a votazioni degne di questo nome per scegliere a chi affidare il governo della nazione. Cina, Russia, Turchia, Nord Corea, Arabia Saudita, Egitto, Iran... non ultimo l’Afghanistan. Paesi dell’Africa o dell’America latina. Differenti nella forma, ma simili nella sostanza. Regimi totalitari che di democrazia non conoscono neppure la parola. Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti, recita la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

Il diritto alla salute. Immersi come siamo nel vortice di una pandemia, guardiamo solo un dato. Le vaccinazioni. Quasi la metà della popolazione mondiale (45%) è completamente vaccinata. Ma la media dei paesi poveri è appena al 7%. Solo a 7 persone su cento è riconosciuto il diritto alla salute. In Nigeria, Etiopia, Uganda, Ghana solo a 1 o 2 su cento. In Afghanistan, oltre al dramma del regime talebano, appena 9 persone su cento risultano vaccinate. In Italia stiamo per raggiungere il 90% della popolazione: e chi non vi accede è solo perché sceglie di non farlo. Dosi in sovrabbondanza.

Tutti gli esseri umani [...] devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza recita la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. E all’art. 29 riprende: Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità. Due pensieri: far arrivare i vaccini anche ai paesi poveri è agire in spirito di fratellanza; accettare di sottoporsi al vaccino è anche adempiere un dovere verso la comunità. Chi può, si faccia qualche domanda...[1]

 

Ogni individuo ha diritto alla vita è scritto all’art. 3. Riprendiamo ora il tema che abbiamo incontrato due settimane fa. Proprio giovedì 9, il giorno prima della giornata mondiale sui diritti dell’uomo, le commissioni congiunte Giustizia e Affari Sociali hanno dato parere positivo alla proposta di legge sul suicidio assistito, proposta che passerà alla discussione della Camera. Jung, il grande maestro di psicologia del secolo scorso, parlerebbe di sincronicità: due avvenimenti che s’incontrano nello stesso momento... vogliono dirci qualcosa.

Mi scrive Franco, un amico prete, in risposta all’articolo di due settimane fa Mario, una sconfitta: «Ricordo una persona che si trovava nella stessa condizione di Mario. Stava per partire per la Svizzera, voleva morire. Gli sono stato molto vicino, parlando, pregando, proponendo i sacramenti. Pian piano quel pensiero è venuto meno. L’ho accompagnato, insieme a tanti suoi amici, per ancora due anni, fino a che il Signore l’ha chiamato a sé». Bene ha fatto Franco a restare vicino a quest’uomo, condividendone il tempo e ascoltando il suo dolore. Questo è rispetto per la vita.

Perché diritto alla vita è anche diritto ad incontrare condivisione e sostegno, fatti di amore e vicinanza.

È diritto a trovare ascolto. Ad incontrare chi sappia e possa accogliere anche la disperazione. Senza giudizi. Né pregiudizi. Con la capacità e l’attenzione a non anteporre princìpi astratti alla persona. Prima di ogni cosa, verità o principio o dottrina, viene la persona. Anche per la religione: immagine e figlio di Dio è la persona, non una dottrina.

E quando un essere umano si sente sommerso dal dolore, fisico e mentale, e davanti a sé vede come sola strada percorribile chiudere con questa dimensione della vita, credo giusto che si veda riconosciuto il diritto a morire. La legge parlerà di suicidio assistito. Io preferisco parlare di diritto a vivere consapevolmente la propria morte.

Ogni individuo ha diritto alla vita, afferma la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Poter vivere consapevolmente la propria morte non è anche questo diritto alla vita?

 

[1] Immunità di gregge?, Prima tutti, Un po’ di decenza,

Mario, una sconfitta