9 nov 2025
Vivere la vita. Tra quantistica e resurrezione
Morti o santi?
Dice l’uno: “La biotecnologia si sta sviluppando continuamente, gli organi umani possono essere trapiantati incessantemente. Più a lungo si vive, più si diventa giovani, e si può persino raggiungere l’immortalità”. Risponde l’altro: “Alcuni prevedono che in questo secolo gli esseri umani potranno vivere fino a 150 anni. In passato le persone raramente arrivavano a 70 anni, ma oggi a 70 anni sei ancora un bambino”.[1] Sono due settantenni. Putin e Xi Jinping, due mesi fa a Pechino. Il primo che da tre anni manda i ragazzi russi, dalla Siberia e dalle altre province periferiche, a morire e a portare la morte in Ucraina, e vanta, giorno dopo giorno, nuove armi, micidiali e invincibili. L’altro che dopo aver ostentato di fronte al mondo i suoi armamenti, dichiara di voler potenziare il suo arsenale atomico. In compagnia, entrambi, del presidente Trump che decide adesso di riprendere i test nucleari. Ma parlano di vita o parlano di morte, secondo voi?
Oltre il tempo, ora. Ad Ulisse che si reca nell’Ade, e incontrandolo l’elogia per il grandissimo eroe che è stato, al punto che il suo onore continua anche nel regno dei morti, Achille, desolato, risponde: “Non abbellirmi, illustre Odisseo, la morte! Vorrei da bracciante servire un altro uomo, un uomo senza podere che non ha molta roba, piuttosto che dominare tra tutti i morti defunti”.[2] La vita oltre la morte è ombra di sé stessa. O addirittura non merita d’essere vissuta. Così, infatti, si sente rispondere il re Mida che, dopo averlo catturato, chiede a Sileno quale sia la cosa migliore e più desiderabile per un uomo: “Per tutti, uomini e donne, il meglio è non essere generati; la seconda cosa in assoluto è che, una volta generati, si muoia al più presto”.[3] E il nostro Leopardi: È funesto a chi nasce il dì natale.[4] Poesia. Miti che si perdono nel tempo. Attualità. Ma fra tutti la voce della morte è più forte della voce della vita.
Con due giorni particolari inizia novembre. Uno dedicato ai Santi. L’altro ai Morti. Così li chiamiamo. E ci sembra anche molto chiaro il loro significato. I santi stanno sugli altari, i morti riposano nel cimitero. Ma ne siamo sicuri? Perché tante, troppe volte nelle categorie che ci siamo costruiti vi restiamo imprigionati. Rinchiusi dentro i limiti di un campo visivo angusto.
Quando arriva, il Vangelo porta al mondo un messaggio sconvolgente. Rivoluzionario. La storia di Gesù di Nazareth, giovane ebreo che in compagnia di qualche discepolo e discepola attraversa le strade della Palestina, venti secoli fa, parlando di un Regno di Dio, ci pone davanti ad una dimensione della vita impensabile fino ad allora. Così impensabile che gli stessi discepoli, che con lui avevano condiviso qualche anno di vita, han dovuto impiegare molto tempo per comprendere. Condannato ad una morte da schiavo, su una croce, dalle autorità religiose e civili del suo popolo, ci parla di morte. Inevitabile dimensione della vita. Poi però va oltre. E proponendosi come risorto trasforma la morte stessa in un passaggio. Dalla vita alla Vita.
Non spiega con parole, ma vivendo lui stesso, per primo, questa dimensione nuova. Tanto nuova da risultarci impensabile. A noi dopo duemila anni, ma anche a coloro che l’hanno conosciuto e con lui hanno condiviso una parte del tempo. Completamente disorientati, infatti, si mostrano. Al momento della cattura fuggono. Spaventati. Confusi. Persi. Dopo diversi anni, gli autori dei Vangeli provano a rappresentarci questa novità straordinaria. Ci dànno immagini, parole, costruiscono racconti. La tomba è vuota, alcuni di loro l’incontrano. Ma non lo riconoscono. E lo spavento, la paura che esprime il disorientamento di fronte ad una fine così drammatica, continua ad accompagnarli. Non diversamente si muove il pensiero del nostro cuore.
Dalla morte alla resurrezione. Tutto qui il cristianesimo. Il resto è sovrastruttura. Ma così fuori dal pensabile
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi non l’ardiscon di guardare
non s’offende, certo, Dante se prendo in prestito queste sue parole.
I morti o i santi, allora? Oltre ci porta il Vangelo. Oltre il tempo e lo spazio. Lì i morti sono i santi, i viventi. Perché non morti, in verità: defunti, piuttosto. Il latino defungi, da cui defunctus, significa giungere a compimento. Quelli che vediamo defunti sono coloro che, giunti al compimento della vita, ora nella Vita camminano.
Dove sono? Non certo in una tomba. Né in reliquie dentro qualche teca o sotto un altare. Vivono con noi. In noi. In una vicinanza che non è facile cogliere quando il cuore è distratto. Più difficile, a volte, di quanto non lo sia cogliere la presenza delle microparticelle che sembrano giocare a nascondino con il ricercatore. Ma ci sono. E quando ci interagiamo lasciano il segno della loro presenza. Questa è scienza dice la sconvolgente meccanica quantistica. Questa è resurrezione, dice il Vangelo.
[1] Avvenire, 3 sett.
[2] Odissea XI
[3] Pseudo Plutarco
[4] Canto notturno...
*
Per approfondire: Resurrezione 2025, Resurrezione... 2024, Una dichiarazione d'amore 2023, Novembre, se non ci fosse 2009, Novembre, i nostri maestri 2009, Di fronte alla morte 2008, Novembre, il mese dei morti? 2008
