VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

5 ott 2008

Di fronte alla morte

Eravamo ad una cena tra amici. Ad un certo punto in tre o quattro stavamo parlando delle nostre paure... e dopo un po’ io dico che la mia paura più grande è quella di morire. Premetto che ho trentadue anni e un anno fa è morta una mia amica, della mia età, per una malattia incurabile. Uno degli amici mi dice che se ho paura di morire significa che la mia anima non è molto progredita, perché un’anima progredita non ha paura della morte. Quest’amico è molto religioso, e frequenta un gruppo, credo dei neocatecumenali, ma non vorrei sbagliare, perché ne abbiamo nominati tanti quella sera: neocatecumenali, pentecostali, rinnovamento dello spirito, comunione e liberazione… forse anche qualcun altro che però non ricordo. E’ in questo gruppo che gli hanno detto questa cosa sulla morte. Lei che ne dice? E’ vero che un’anima progredita non ha paura della morte?

Lara

 

Cara Lara, credo che la morte sia la cosa più difficile da pensare. Al punto che quando la pensiamo è sempre in riferimento agli altri che possiamo parlarne. Quando poi ci riusciamo a parlarne! Perché lo sai bene quanti scongiuri (toccare ferro, o altro…) accompagnano questa parola quando viene anche solo nominata. E’ vero che ci diciamo “tutti dobbiamo morire”, ma lo diciamo con la nostra intelligenza, cioè con la nostra testa, non lo diciamo con il nostro cuore. La psicologia ci invita a riflettere sul fatto che ognuno di noi, nel suo profondo, “è convinto della propria immortalità” (sono parole di Freud), perché l’inconscio rifiuta l’idea della morte.

Tolstoj ce lo dice con una chiarezza disarmante nel suo racconto La morte di Ivan Il'ic. Ivan è a letto, malato, e sta lottando contro una morte che sente ormai inevitabile. "L'esempio di sillogismo che aveva studiato nella logica «Tutti gli uomini sono mortali, Caio è un uomo, quindi Caio è mortale» gli era per tutta la vita sembrato giusto nei riguardi di Caio, ma nient'affatto nei suoi propri. Quello era Caio, un uomo qualunque, ma lui era Ivan Il'ic, non era né Caio, né in generale un uomo, lui era un essere del tutto diverso dagli altri”

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Sembra proprio così: ognuno di noi si sente diverso dagli altri. Sembra strano, ma è come se pensassimo davvero che è naturale che tutti muoiano, ma non lo è che sia proprio io a morire. Forse questo pensiero è alimentato dal fatto che, se ci pensiamo bene, noi non possiamo avere esperienza della morte, se non della morte altrui. Questa è l’unica realtà di cui non potremo mai parlare ‘per esperienza’, perché quando la incontreremo non saremo più in grado di parlarne.

E quando allora ci capita di desiderare la morte? E’ vero, questo può succedere, ma dobbiamo dirci che questo pensiero lo facciamo solo quando ci troviamo in una situazione così dolorosa che non riusciamo a intravvedere una via d’uscita: la morte di una persona cara, la perdita di un amore, uno stato di profonda tristezza e disperazione… Mai succede che desideriamo davvero morire quando stiamo bene e quando siamo felici!

 

Il tuo amico sosteneva che un’anima progredita non ha paura della morte e che questo pensiero lo ha incontrato nel suo gruppo di spiritualità. Per avvicinarmi di più al tuo amico voglio prendere un esempio che, credo, lui per primo potrà guardare con interesse e rispetto. L’incontro di Gesù di Nazaret con la morte.

Come sai, per i cristiani Gesù è Dio con noi. Vorrei però che provassimo a guardarlo, questa volta, con gli occhi della psicologia, nella sua dimensione umana, di giovane uomo, poco più che trentenne. Tuo coetaneo. Tutti, penso, credenti e non, possiamo trovarci d’accordo nel guardarlo come uno dei grandi maestri dell’umanità, come un’anima progredita - per usare il linguaggio del tuo amico.

Più volte il vangelo ci parla dei suoi incontri con la morte. Vorrei provare a guardarne tre in particolare. Il primo ce lo racconta Matteo. Dopo che Erode aveva fatto uccidere Giovanni Battista, i suoi discepoli lo vanno a dire a Gesù e “quando sentì questa notizia, Gesù partì in barca per recarsi in un luogo isolato, lontano da tutti” (Mt 14,13). Lui ha bisogno di starsene da solo, con il suo dolore e con il suo lutto. E, chi sa, forse anche con la sua paura di venire anche lui catturato da Erode.

Un altro episodio ce lo racconta Giovanni. E’ ancora un altro amico di Gesù che muore. Quando arriva a casa di Lazzaro e chiede dove l’avevano sepolto, “Gesù si mise a piangere […] e ancora profondamente commosso, si recò alla tomba” (Gv 11, 35.38). E’ ancora il dolore di fronte alla morte di un amico che invade il suo cuore.

L’altro momento che volevo indicarti è la sera in cui Gesù si rende conto che questa volta lui dovrà incontrare la sua morte. Leggiamo nel vangelo di Marco. Lui è nell’orto degli ulivi, con i discepoli. “Si fece accompagnare da Pietro, Giacomo e Giovanni. Poi cominciò ad aver paura e angoscia e disse loro: «L’anima mia è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Mentre andava più avanti, cadeva a terra e pregava. Chiedeva al Padre, se era possibile, di evitare quel terribile momento. «Padre mio, tu puoi tutto. Allontana da me questo calice di dolore»” (Mc 14, 33-36). Poi interrompe la sua preghiera e torna dai suoi, poi riprende a pregare e dopo un po’ ritorna ancora. Per tre volte. Perché non possiamo vedere che in quel momento anche Gesù - l’anima progredita, il maestro - di fronte alla morte che gli si avvicina, ha “paura e angoscia” ed ha bisogno anche lui di trovare conforto, non solo nella preghiera con il Padre, ma anche nella vicinanza dei suoi amici?

 

Io penso che dobbiamo riconoscere che la paura della morte ci è connaturale e di fronte ad essa tutti ci sentiamo disorientati. L’evoluzione e la crescita di un’anima possiamo coglierla, piuttosto, nella sua capacità di sentirsi nel flusso della Vita. Che diventa capacità di fidarsi di Dio, per un credente, per fare sue anche le altre parole di Gesù che, dopo aver supplicato il Padre di allontanare da lui quel terribile momento, si affida a Lui e aggiunge “Però non fare come voglio io, ma come vuoi tu” (Mc 14, 36).