VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

22 ott 2023

Di fronte alla violenza che si autoalimenta

Ritrovarci... fratelli

Allāhu akbar, Dio è grande. No, caro terrorista, isolato o espressione di qualche cellula dormiente tra le nostre case, il tuo allah ha la lettera minuscola. Non è grande. È un piccolo fantoccio nelle tue mani: l’hai costruito tu, a tua immagine, con i tuoi pensieri e i tuoi valori. Anche il tuo, affiliato ad Hamas (Movimento Islamico di Resistenza) o ad Hezbollah (Partito di Dio), anche il tuo è una tua invenzione. Un allah fantoccio. Che non ha niente a che vedere con Allah, quello con la lettera maiuscola, quello del Sacro Corano, che venerano e pregano i musulmani nel mondo, compresi quei palestinesi i cui diritti dici di voler tutelare. Mentre in realtà semini solo morte e distruzione.

E nemmeno Yahweh Elohìm che pregano tutti gli ebrei del mondo è quello che a un ministro israeliano fa dire che questa “sarà una guerra potente, mortale, precisa e cambierà la situazione per sempre”. Gli ebrei credenti sanno bene che Yahweh Elōhē ṣĕbā’ōt, Dio Signore degli eserciti, che troviamo nella Bibbia non parla degli eserciti con i carrarmati o i missili, ma delle schiere di angeli, custodi e protettori del mondo.

 

Il Dio creatore, che noi umani chiamiamo con tanti nomi, che vediamo o unico o anche in una pluralità, come può dire a una parte delle sue creature uccidete, distruggete altri esseri umani come voi, uccidete i bambini, le donne, i vecchi che si chiamano con un altro nome solo perché hanno una storia di appartenenza diversa dalla vostra? Arabi o ebrei, palestinesi o israeliani, russi o ucraini, cinesi o uiguri o kurdi o hutu o tutsi, o in qualunque altro modo ci vogliamo chiamare. Spesso nella storia abbiamo usato il nome di Dio per giustificare la violenza e l’odio che da una parte e dall’altra abbiamo coltivato nel nostro cuore. Dio lo vuole, Gott mit uns, guerre di religione, eserciti benedetti da preti o altri ministri del culto hanno riempito libri di storia.

 

Come ritrovare il volto di Dio?

“Per quanto mi riguarda sento più mia la percezione di Dio-madre, forse sono un po’ di parte, ma è innegabile che considerare la possibilità di concepire un figlio dentro di noi, di farlo crescere con le nostre risorse e di metterlo al mondo mi fa intravedere una certa analogia con il pensiero creativo di Dio che porta alla comparsa dell’essere umano... la madre nutre il piccolo, ancora con qualcosa di suo”. Così mi scrive qualche giorno fa Chiara. Sì, credo proprio che abbiamo bisogno di riscoprire il femminile di Dio. La sua maternità.

Non sarà un caso che le tre grandi religioni monoteiste, ebraismo islam e cristianesimo, coltivano di lui un’immagine maschile. Con il pericolo che questo pensiero possa diventare supporto al modello maschile di uomo-forte. Qual è, nella nostra cultura, l’ideale di uomo maschio? Non è l’eroe che sconfigge l’avversario, uccide il nemico, sacrifica la propria vita per la patria? Achille, Ettore, Alessandro, Cesare, Augusto, Carlo, Napoleone... uomini forti e valorosi che abbiamo conosciuto fin da bambini. Eroi.

Scrive Senofane, un filosofo del V sec. a.C.: “Se buoi, cavalli e leoni avessero le mani e sapessero disegnare, i cavalli disegnerebbero gli dèi simili a cavalli e i buoi simili a buoi”. Sì, se questo è il modello del maschio, e l’immagine di Dio che coltiviamo è un’immagine al maschile, non è difficile farlo diventare Dio degli eserciti. Il nostro esercito, naturalmente. Ed è altrettanto semplice attribuirgli pensieri di lotta e di sopraffazione contro il nemico. Sostenuti in questo progetto addirittura dall’idea di costruire il bene e lottare contro il male e la corruzione (che, naturalmente sono incarnati dal nemico) come dice Kirill, il patriarca di Mosca, a sostegno e benedizione della guerra di Putin. O i terroristi islamisti che in nome di Allah portano morte e distruzione.

Quale Dio, allora? Un dio-di-parte, capace di coltivare così tanto odio da spingere a uccidere altri uomini, perfino bambini? Ma questa è religione di morte. Non di vita.

 

Avere fede significa avere fiducia, essere in relazione. Può una madre condividere con un figlio il progetto di uccidere il fratello? Qui il bisogno di riscoprire Dio madre-e-padre dell’umanità. Un Dio madre prima ancora che padre: è lei che ha la possibilità di concepire un figlio dentro di sé, di farlo crescere con le sue risorse e di metterlo al mondo... la madre nutre il piccolo, ancora con qualcosa di suo. È di questo Dio che abbiamo bisogno. Un Dio madre e padre.

Una buona via, credo, per ritrovare la dimensione di umana fraternità fra tutti coloro che si dichiarano credenti, con qualunque nome chiamino la propria religione o il proprio credo. Ma anche senza il nome di Dio, tutti, donne e uomini semplicemente capaci di pensare e di amare, se vogliamo davvero costruire relazioni di pace, abbiamo bisogno di ritrovarci fratelli. Figli della stessa umanità.

 

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V'invitiamo a leggere:  Dio, padre o madre? 2009,  Dio, padre e madre 2009,  Allah Akbar 2015,  Not in my name 2014,  Dalla Shoah alla Naqba 2023