VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

25 giu 2023

In morte di Silvio Berlusconi. Riflessioni, domande

Io non sono in lutto

Sei morti sul lavoro nella sola giornata di martedì 13. Silenzio. Nuova tragedia in mare: un barcone si rovescia in acque libiche, 30 dispersi. Silenzio. Almeno 59 migranti morti a seguito del naufragio di un peschereccio a sud della penisola del Peloponneso (sapremo poi che il peschereccio aveva a bordo più di 600 persone e non se ne sono salvate neppure un centinaio). Silenzio. Oggi c’è solo Berlusconi: funerali di stato, giorni di sospensione dei lavori parlamentari. Pagine e pagine sui quotidiani. Lutto nazionale! No, io non sono in lutto.

Come persona condivido con la sua famiglia il dolore che sempre accompagna la morte di una persona cara. E li accompagno con una preghiera e con pensieri di pace. Per lui e per i suoi. (Stessa vicinanza con Romano Prodi per la morte improvvisa della moglie Flavia). Ma come cittadino ritengo di dover esprimere tutto il mio deprezzamento su quanto ha fatto, come politico, per il Paese. Di cui sì, ha segnato la storia di questi ultimi trent’anni, ma che ha reso ben peggiore di come l’aveva trovato.

 

La differenza fra un politico ed uno statista, ricordava De Gasperi, sta nel fatto che un politico pensa alle prossime elezioni mentre lo statista pensa alle prossime generazioni.

 

L’uomo imprenditore, partito dal nulla e arrivato all’apice del benessere economico, che si presenta come modello da imitare – se ce l’ha fatta lui possiamo farcela anche noi e non importa come – non è fare il bene del paese. Il politico condannato per evasione fiscale che con tutta nonchalance si ri-presenta a chiedere il voto agli italiani è lo stesso che riemerge nell’attuale presidente del consiglio che dichiara pizzo di stato le tasse che i lavoratori autonomi devono alla società. Il capo di governo che costringe il parlamento ad approvare decine di leggi in suo favore, a copertura dei propri interessi, è un piccolo e meschino uomo politico, altro che uno statista che pensa alle prossime generazioni. L’imprenditore che con le sue televisioni ha implementato la svendita del corpo della donna; il macho che si circonda di ragazzine, più o meno comprate, per allietare le serate con gli amici o che promette un pullman di escort ai giocatori della sua squadra se sapranno battere gli avversari; l’uomo di governo che offre barzellette volgari e sessiste anche in contesti pubblici... non porta benessere al suo paese: dà solo voce alla disonestà e a un maschilismo che, oltre che alimentare disprezzo per la donna, umilia la dignità della persona.

Tutto questo non è reato. Certo. “Ci si nasconde dietro lo schermo questo tizio non è mai stato condannato quindi è un uomo onesto – diceva Borsellino. Ma dimmi un poco, tu non ne conosci di gente che è disonesta, che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, però c’è il grosso sospetto... Gli uomini politici devono non soltanto essere onesti, devono anche apparire onesti”. Scrive la Costituzione: I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore.[1] A chi ha una responsabilità pubblica si chiede credibilità personale e forte senso del bene comune: essere, e anche apparire irreprensibili.

Disciplina e onore. Non mi pare sia questo che l’ex presidente del consiglio che ci ha lasciati ha portato al nostro Paese. Non è con questi princìpi che ha guidato per tanti, troppi anni, la politica italiana. Per questo io non sono in lutto.

 

E devo aggiungere che non mi ritrovo neppure in certe parole, a mio parere giustificative, con cui il vescovo di Milano ha accompagnato il funerale: “Quando un uomo è un uomo d'affari, deve fare gli affari, guarda ai numeri, forse si dimentica anche del criterio... Quando un uomo è un uomo politico deve vincere, ha sostenitori e oppositori, c’è chi lo esalta e chi non può sopportarlo. Un uomo politico è sempre di parte...”. Poi aggiunge: “In questo momento di congedo e di preghiera, cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi? È stato un uomo, un desiderio di vita, di amore e di gioia”. Desiderio di vita, di amore, di gioia? Lasciamo stare. E fermiamoci alla conclusione: “Ora celebriamo il mistero del compimento della sua vita. Ecco che cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi, è stato un uomo e ora incontra Dio”. Parce sepulto.

 

Non è di miti che abbiamo bisogno. Né di piccoli imbonitori, pronti a ereditarne strategie e sotterfugi giocando sulla buonafede di chi si lascia abbindolare da quel prima noi! sbandierato in ogni occasione. Magari con il rosario in mano o con pubbliche dichiarazioni di fede religiosa. Ciò di cui abbiamo bisogno sono uomini e donne che sappiano mettere il bene comune prima degli interessi di parte. Di statisti che, guadando oltre le prossime elezioni, sappiano davvero aprire lo sguardo alle prossime generazioni.

 

[1] Costituzione della Repubblica, Art. 54

 

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V'invitiamo a leggere anche Due pesi 2010, Contiamo su di voi 2010, Ce la faremo! 2011, E la manovra etica? 2011,