VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

16 gen 2022

Per annientare un uomo basta ignorarlo, dice Francesco

L’indifferenza

Era un incontro tra amici. Vecchie conoscenze. Tu puoi dire qualunque cosa, mi dice a un certo punto uno di loro. Non capisco lì per lì. Poi aggiunge: non hai niente da perdere.

Erano temi caldi quelli di cui stavamo parlando. Da poco il senato aveva bocciato il ddl Zan, quello su Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per ragioni legate a sessualità e disabilità, e di lì a poco sarebbe andato in discussione in parlamento il testo su Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita. Temi caldi, dicevo. Perché riguardano direttamente la vita di tante persone e ci coinvolgono tutti, dal momento che mettono in discussione valori fondanti per una società civile. E con i quali non solo come cittadini, ma anche come credenti – chi si riconosce tale – siamo chiamati a misurarci.

Non ritorno nel merito di questi temi. Ne ho già scritto qui. E avremo altre occasioni per approfondirli ancora. Riprendo, invece, quell’osservazione che, non so bene se con nonchalance o con un pizzico di aggressività, quell’amico mi fa: tu puoi dire qualunque cosa, non hai niente da perdere.

 

Provo ad entrarci. Tu non hai niente da perdere. Cos’ha da perdere uno che esprime il proprio pensiero? Giusto in Cina o in Russia o in Turchia – la lista, in realtà, sarebbe piuttosto lunga – devo stare attento a cosa e come dire su temi sensibili per gli uomini al governo. Siamo in Italia, e il diritto alla libera espressione del pensiero è addirittura riconosciuto dalla carta costituzionale. E anche nella chiesa dai tempi dell’inquisizione n’è passata d’acqua sotto il ponte. Poter esprimere un proprio pensiero credo sia il miglior contributo che ciascuno di noi può portare nella ricerca della verità. Delle cose e degli uomini. Anzi, secondo me ciascuno di noi è tenuto a portare il proprio contributo personale. Nascondersi dietro il dito per paura di chi sa quali critiche o richiami, o ricatti, è il modo migliore per delegare altri a pensare al nostro posto. E svendere così l’intelligenza e togliere ossigeno all’anima.

 

L’altro pensiero. Tu puoi dire qualunque cosa. Tanto tutto rimane come prima. Le cose non cambiano. “Va’, va’, povero untorello, non sarai tu quello che spianti Milano” diceva uno dei monatti a Renzo ch’era saltato giù dal carro.[1] Come dire: non sarai tu quello che farà cambiare le cose. L’istituzione, ogni istituzione è molto più forte di te. E le cose non cambiano. Chi te lo fa fare a prendertela tanto?

Non so quale sia, dei due pensieri, a rendermi più triste. Se la paura che t’impedisce di dare voce al tuo pensiero, quando non le permetti di toglierti addirittura il diritto a pensare, o la sfiducia nella possibilità di lavorare perché le esigenze di cambiamento inizino a increspare quella calma piatta che sembra regnare in certi ambiti della società. Civile, politica o religiosa che sia.

 

Poi, però, c’è un’altra cosa. Che non solo m’intristisce. Di più, mi spaventa. Quindi chiedo aiuto. Per non ritrovarmi solo. Elie Wiesel, superstite da Aushwitz e Nobel per la pace 1986, dice: “L’opposto dell’amore non è odio, è indifferenza. L’opposto della fede non è eresia, è indifferenza. E l’opposto della vita non è la morte, è l’indifferenza”. E ancora: “Prendi posizione. La neutralità favorisce sempre l'oppressore, non la vittima. Il silenzio incoraggia sempre il torturatore, non il torturato”.[2]

L’indifferenza. Indifferenza verso le problematiche sociali. Indifferenza di fronte a certe chiusure, nel mondo della politica. Perfino nel mondo delle religioni, in difensiva a volte dietro dichiarazioni di principio lontane dalla vita reale.

 

C’è poi anche un’indifferenza verso le persone. Molto sottile. Non ti aggrediscono. Non ti attaccano direttamente. Sì, qualche battutina quando non ci sei. Un tempo ti mandavano al rogo. Poi ti mettevano all’indice dei soggetti pericolosi e ti toglievano la parola. Oggi ti fanno terra bruciata intorno. Tanto che Francesco arriva a dire: “L’indifferenza uccide. È come dire all’altra persona tu sei morto per me, perché tu l’hai ucciso nel tuo cuore”. Poi conclude: “Per annientare un uomo basta ignorarlo”.[3] E Martin Luther King: “Non ho paura della cattiveria dei malvagi ma del silenzio degli onesti”.

Basterebbe poco per guarire: chi è d’accordo e chi d’accordo non è... batta un colpo. E l’indifferenza è vinta.

Scrive Simone Weil: “L’attenzione è la forma più rara e più pura della generosità”.[4]

 

Un buon programma per dirci Buon anno!

 

 

[1] A. Manzoni, I promessi sposi, XXXIV

[2] Discorso alla Casa Bianca, 12 aprile 1999

[3] Francesco, 17 ottobre 2018

[4] Lettera, 1942