VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

23 gen 2022

Di fronte al nuovo sovraffollamento degli ospedali

Il vaccino, atto di solidarietà

«Purtroppo dottore sono ricoverata al reparto covid... mai dire mai!». E una faccina piangente. Un mese fa arriva questo messaggio. Ci siamo sentiti. Scambiati qualche parola: non poteva parlare molto con l’ossigeno. Voleva scusarsi. Le ho detto che adesso doveva guarire. Poi avremmo... litigato! Si scusava perché a settembre, in risposta alla mia presa di posizione sulla necessità di ampliare il più possibile e il più rapidamente possibile il numero dei vaccinati, anche a livello planetario, così mi aveva scritto: «Non intendo fare il vaccino anti Covid reso praticamente obbligatorio per certe categorie. Sanitari, personale scolastico, pubblici dipendenti. Ormai sono tante le vittime dei vaccini ma lo stato e i media, che hanno una narrazione comune, lo nascondono. E mi dispiace che lei non colga questi aspetti della campagna vaccinale. Poi qual è la logica “o ti vaccini o rischi la sospensione dal lavoro”? Per il bene comune? E il bene dell’individuo non si considera?».[1] Qualche giorno dopo: «Buongiorno dottore e buon anno, oggi va meglio, ma ancora affaticata. La notte è passata piuttosto bene: è un limbo tra la vita e la morte...». Ora va meglio. A star male si sta male. Lo sappiamo tutti.

Nello stesso periodo ho avuto a che fare anche con diversi colleghi, psicologi e medici, che continuano a sostenere che è tutto un bluff. E rivendicano, accanto al diritto a non vaccinarsi, «accoglienza e condivisione verso chi fa scelte sofferte ma consapevoli, che si discostano dal pensiero dominante», così mi scrive uno di loro.

Lo so, il punto non è riuscire a convincere i quasi cinque milioni di italiani che di vaccino non ne vogliono sapere. Sono diventati una specie di setta, pseudoreligiosa, che aderisce alla sua fede. Incrollabile. Quasi che se dovessero cambiare idea, ne andrebbe la loro reputazione. Ci succede spesso che, presa una posizione, questa assume anche valore d’identità: mi identifico talmente in quel pensiero, o gruppo o posizione, che metterla in discussione significa mettere in discussione la stessa immagine di me.

Non ci sono ragioni di logica, scoperte della scienza, dati su vaccinati e non vaccinati, ricoveri, terapie intensive, morti. Nulla di tutto questo ha valore. È tutta una macchinazione dei poteri forti, ripetono. All’infinito. Hai voglia a dire che, forse, non è pensabile che tutto il mondo sia popolato da cretini o da persone affette da dabbenaggine profonda, visto che da nazioni benestanti ci siamo accaparrati miliardi di vaccini e ce li teniamo ben stretti. A spese, tra l’altro, del resto del mondo – questo sì problema davvero serio, se vogliamo uscirne!

 

Mi va bene che la pensiate così. Che continuate ad alimentarvi con le vostre fonti d’informazione. Che ci considerate, noi vaccinati, poveracci che ci lasciamo condizionare dai poteri forti. Mi va bene il convincimento che così tutelate la vostra salute e la vostra libertà.

Una cosa, però, non mi sta bene. Gli ospedali, area medica e terapie intensive, sono pieni di non vaccinati. Per di più gravi. È una vostra scelta correre questo rischio: mi dispiace, ma la rispetto.

Però.

Molti reparti che in tempi ordinari si prendono cura di malati con patologie anche serie, cardiopatie, tumori, ictus stanno riducendo i posti letto. Perfino il personale. Che viene dirottato nei reparti covid. Al punto che tanti non possono accedere alle cure di cui hanno bisogno. Anche a rischio di vita.

Certo, dobbiamo potenziare la medicina di base. La pandemia ce l’ha sbattuto in faccia. Dobbiamo investire di più nella ricerca e nella disponibilità di farmaci che curino chi è contagiato. Lottiamo insieme perché la politica affronti seriamente il problema. D’accordo. Una cosa, però, rischiate di dimenticare: pandemia dice emergenza. E l’emergenza richiede immediatezza d’intervento. Immediatezza è non mettere a rischio di vita chi è più debole. Chi soffre di patologie che non possono aspettare per ricevere le cure necessarie.

Qui non vi seguo più. Vi pare giusto che la vostra scelta ricade sulle spalle delle persone più fragili? Non sono loro, oncologici, cardiopatici, acuti a rischio di vita i poteri forti contro cui portate avanti la lotta. Loro diventano semplicemente le vittime. Il vostro diritto alla libertà, nel momento in cui intasate gli ospedali perché contagiati e in forma grave, diventa sentenza di morte per chi non trova spazio e personale per ricevere le cure indispensabili alla sua sopravvivenza.

 

È la capacità d’essere attenti anche agli altri. Semplice solidarietà. Che ci conserva umani.

 

 

[1] No vax?