VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

17 set 2017

Evoluzione o involuzione della specie umana?

Homo sapiens sapiens...

Dall’homo erectus le cui origini si perdono nella preistoria, siamo diventati homo sapiens. 300mila anni fa. Poi, 35mila anni fa, giorno più giorno meno, ci siamo guadagnati il titolo di homo sapiens sapiens. Come a dire che non eravamo solo sapienti, ma molto sapienti. E quei nostri antenati lo erano davvero. Il processo evolutivo li aveva portati a sviluppare grandi abilità nell’affrontare i problemi che la necessità di sopravvivere metteva loro davanti. Oggi, magari un altro sapiens in più ci piacerebbe pure metterlo, tanto siamo diventati abili nel costruire macchine sofisticate che amplificano a dismisura le nostre capacità.

Questi giorni, però, un tarlo ha cominciato a grattare nella mia mente. Sapete cosa mi ha detto? Che invece che un terzo sapiens, se vogliamo essere onesti, forse dovremmo aggiungere un’altra parola: stupidus.

Dunque il processo evolutivo che ci aveva fatto guadagnare sul terreno il doppio sapiens ha girato la boa e ha cambiato direzione?

 

Guardiamo due quadri.

Primo quadro.

Katia, Irma, José. Tre uragani che questi giorni flagellano le Americhe. La stagione degli uragani atlantici quest’anno conta già 12 depressioni tropicali, 11 tempeste e 6 uragani. E non possiamo farci niente, se non scappare a gambe levate e cercare di salvare il salvabile.

Di terremoti e della loro forza distruttrice ne sappiamo qualcosa anche noi. L’Aquila 2009, Amatrice e altri centri 2016. La settimana scorsa il Messico. E anche qui non siamo ancora in grado non dico di fermarli, ma neppure di prevederne l’arrivo.

Secondo quadro.

Chernobyl 1986. Fukushima 2011. Incidenti di percorso, diciamo. Sì, certo. Ma continuiamo a far funzionare le tante centrali nucleari, pur sapendo che non siamo ancora in grado neanche di smaltirne le scorie. Poi – forza del progresso (!?) – qualche giorno fa siamo stati capaci di far esplodere un nuovo ordigno nucleare. Naturalmente molto più potente delle atomiche che nel ’45 uccisero 200mila persone tra Hiroshima e Nagasaki. In grado anche di provocare un terremoto della stessa forza di quello che ha sconvolto L’Aquila o Amatrice e tanti altri luoghi di casa nostra.

 

Ecco l’homo sapiens sapiens... stupidus.

Perché, qualcuno mi dirà, perché non vedi che tutte queste scoperte, tutta questa tecnologia sono il risultato dell’intelligenza umana? Certo che lo vedo. Ma il problema, secondo me, è proprio qui. Non è che questa tecnologia non sia segno di una grande capacità intellettiva. Il problema sta nel COME usiamo la nostra intelligenza. In quale direzione l’abbiamo fatta e la facciamo lavorare.

Abbiamo investito studi e ricerche, risorse e capitali, per costruire macchine di morte. Siamo in grado di distruggere l’intera specie umana e tutti gli altri esseri viventi.

Guardiamo questi dati. È l’arsenale nucleare di cui disponiamo. Russia 7.000 testate, Usa 6.800, Francia 300, Cina 260, Gran Bretagna 215, Pakistan 140, India 130, Israele 80. E ora, in questo club è entrata anche la Corea del Nord. Quando si dice... il progresso!

 

Dunque siamo in grado di distruggerci.

Ma non siamo in grado di tutelarci da uragani e terremoti. Neanche dalla siccità, dal surriscaldamento e dalla desertificazione. E continuiamo a inquinare sempre più questa nostra casa. Pare che perfino l’acqua che esce dai nostri rubinetti contenga micro particelle di plastica sui cui effetti per la salute non sappiamo ancora che dire.

Sembra a voi che gli stessi – e non dico di più, ma gli stessi – capitali, le stesse risorse, economiche e d’intelligenza, che abbiamo speso e spediamo per costruire strumenti di morte, li abbiamo investiti e li stiamo investendo per la vita? Per studiare come proteggerci dalle calamità naturali e come rendere più abitabile questa nostra casa comune? O come salvare e custodire in salute la terra, che ci ospita e ci nutre? Proprio due settimane fa ci dicevamo come quest’anno, molto stupidamente, all’inizio di agosto abbiamo già esaurito tutte le risorse che il pianeta ci ha messo a disposizione per il 2017.[1]

 

Ecco cos’è che mi fa mettere sul distintivo dell’uomo contemporaneo, accanto a homo sapiens sapiens, la parola STUPIDUS.

Anzi, mi sa tanto che se continuiamo a fregiarci di quel sapiens sapiens, i nostri progenitori di 35mila anni fa escono dalle tombe e ce lo strappano loro dai vestiti.

O no?

 

[1] La mente e l'anima, Vol. 5, pag. 103