VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

29 giu 2025

A luglio in parlamento un disegno di legge sul fine-vita

Scapperete anche stavolta?

Cari uomini e donne della politica, stavolta ci conto. Ci contiamo. Contiamo che sarete capaci di affrontare il tema del fine-vita. E, più ancora, che lo farete uscendo dai soliti antagonismi, maggioranza opposizione, destra sinistra, conservatori progressisti, laici cattolici, pro-vita e… pro-morte (?), e i mille altri che siete capaci di tirar fuori dal cilindro del politico prestigiatore. A luglio arriverà in Parlamento un Disegno di legge. Così, almeno, ci promette il governo. Ma sono dodici anni che le proposte arrivano, e sono dodici anni che voi e chi vi ha preceduto, le avete lasciate lì. È il 2013 quando alla Camera arriva una prima proposta, d’iniziativa popolare. Seguita poi da tante altre. Perfino la Corte costituzionale vi ha richiamato sull’urgenza di affrontare il problema, ben due volte, nel 2019 e nel 2024. Ma Parlamento e Governi… non ho visto, non c’ero, se c’ero dormivo. E non era il sonno dei giusti. Era il sonno dei disimpegnati.

Lo so che è un tema difficile. Parlare di malattia irreversibile, dolore, morte, o addirittura di morte cercata, ci costringe ad entrare in dialogo con noi stessi. E la scappatoia di rimandare, come avete fatto finora, o di nascondervi sotto l’ombrello di parte (partito, movimento, religione), è sempre lì, pronta all’uso. Scrivo a voi, donne e uomini della politica, perché voi siete, dovreste essere, la parte migliore della società: àristoi, i migliori, chiamavano i greci i loro rappresentanti. Vi siete proposti a noi promettendoci di costruire il bene per la società italiana.

Chi vi scrive è un cittadino comune. Di particolare ha che da quando è maggiorenne ha sempre espresso il suo voto. E ci tiene a vivere in un paese dove civiltà e libertà si sostengono e si alimentano a vicenda. Ricordate Gaber? La libertà non è star sopra un albero / Non è neanche avere un'opinione / La libertà non è uno spazio libero / Libertà è partecipazione.[1] E chi tra voi, come direbbe Carducci, sa legger di greco e di latino, ricorderà quanto Pericle, quattordici secoli fa, dice ai suoi concittadini: Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.[2] Questo è democrazia.

Provate ad uscire dal solito gioco del capo che pensa per tutti. Ormai l’avrete imparato, anche gli ultimi arrivati: i capi non amano chi usa la propria testa, chi ha un suo pensiero, e a questo pensiero dà il diritto d’esistere. Interrogatevi, fate e fatevi domande. Ascoltate. Non solo chi è d’accordo con voi o chi ha la stessa tessera di partito. Ascoltate anche chi la pensa diversamente. Anzi, chi ha un pensiero diverso dal mio, ho imparato che va ascoltato anche di più, perché significa che vede cose e aspetti del problema che a me sfuggono. Lo so che non è nelle vostre corde questo pensiero, ma stavolta non si tratta di decidere quale multa far pagare se superi di 10 km la velocità consentita. Stavolta siamo di fronte al dramma di chi, malato e sofferente, sente che non ce la fa più. E ha bisogno d’una mano.

 

Già vi sento: sta’ tranquillo, fìdati! Vorrei. Ma non mi è facile, visto che finora, con una scusa o un’altra, avete sempre rimandato. Certo, si tratta di uscire allo scoperto. Con i compagni, o camerati o amici o colleghi o in qualunque altro modo li vogliate chiamare. Uscire allo scoperto. Con il vostro pensiero. Anche di fronte ai capi. E anche di fronte ai like che possono aumentare o diminuire quando avrete il coraggio di esprimerlo. Ma la cosa più difficile è uscire allo scoperto con voi stessi. Contattare il vostro cuore, le vostre emozioni, le vostre certezze e i vostri dubbi. So bene che non siete abituati a farlo: se vi hanno scelto, temo, è perché vi considerano donne e uomini signor-sì. O, se vi sembra più nobile, yes-women o yes-men. Ma ciascuno ricordi… qui si parrà la tua nobilitate.

 

E noi cittadini comuni? Alla fine anche noi rischiamo di fare come i nostri politici. Che dite? Anche noi, di fronte ad una questione tanto seria come il fine-vita, rischiamo di andare subito verso un sono d’accordo o non sono d’accordo. Senza sapere neppure il perché. Solo perché l’ha detto qualcuno. Il partito o la chiesa o il nostro piccolo o grande gruppo di riferimento. E non entriamo dentro le ragioni che ci portano verso una posizione piuttosto che un’altra. Informiamoci. Ascoltiamo chi ne sa più di noi. E ascoltiamo, infine, il nostro cuore.

Ci fermiamo qui oggi. Sulla necessità e urgenza di guardare questo tema senza scapparne. Su questa pagina ne abbiamo parlato più volte.[3] E ci torneremo. Provando ancora a riflettere sulle ragioni che sostengono le nostre scelte. Favorevoli o contrari non basta. Abbiamo bisogno di saper dire, a noi stessi e agli altri, le ragioni che ci fanno collocare tra gli uni o tra gli altri.

 

 

[1] G. Gaber, La libertà 1972

[2] Tucidide, Storie II

[3] Voce, sett-nov 2019

 

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V'invitiamo a leggere:  Incontrare la morte (1) 2019  (Sono 4 pezzi: in fondo a ciascuno c'è il link al successivo)