22 giu 2025
Perché sia una pagina di luce per tutta la settimana
Il Vangelo. Chi era costui?
Mi sa dire perché i preti quando fanno la predica dicono sempre le stesse cose? Sa di minestra riscaldata. […] Poi da noi il parroco ci ha sempre qualcosa per lamentarsi, ci sgrida, ci rimprovera come fossimo dei bambini piccoli. Per fortuna adesso è estate, e la domenica andiamo al mare… Mario
Mario, è un tasto dolente questo. Come ha visto, ho fatto passare un po’ di tempo prima di risponderle. Ero incerto se farlo qui, sul giornale. Poi mi son detto: ma sì, hai visto mai che qualcun altro, leggendo, decide d’intervenire? Sarebbe bello, si attiverebbe un confronto. Vediamo.
Abbiamo dovuto aspettare il Concilio, sessant’anni fa, per ricordarci che… c’è il Vangelo! E che l’ascolto della Parola, nella Messa, ha pari dignità rispetto alla condivisione del Pane (ciò che diciamo fare la comunione). Fino ad allora si diceva che la messa era buona (!) se entravi in chiesa prima che il prete scoprisse il calice. Tutta la prima parte, l’ascolto della Parola, pure in latino, era semplice accessorio. Certo che sapevamo che c’era il Vangelo. Ma era lì. Ciò che un buon cristiano doveva conoscere era il catechismo. La dottrina. Non era questa che bisognava studiare per essere ammessi ai sacramenti? Chi sa oggi…
Ma torniamo alla Messa. E al Vangelo. Quattro pagine della Bibbia ci vengono proposte ogni domenica: una di solito dal Primo Testamento; poi un salmo; poi un’altra, in genere dalla lettera di un apostolo; e infine, molto infine, la pagina di Vangelo. A questo punto arriva la predica. L’omelia: il greco omilèo significa conversare, radunarsi. E di che parla il prete? Siccome è un esperto di catechismo, di teologia e di Bibbia, cercherà di dire qualcosa sulle pagine lette. Quando va bene. E quando non va bene, come osserva Mario, allora parla di tutto. O di tutt’altro. E il Vangelo…
Il Vangelo. Chi era costui? forse direbbe il nostro don Abbondio. Chi sa se lo dice anche qualche don di oggi. Quanto lei scrive, Mario, me lo sento ripetere infatti troppo spesso. Persone che lamentano di uscire dalla messa e sentire di non portarsi a casa niente. Niente di Vitale. In chiese piene di croci e crocifissi, e povere, o addirittura prive, di segni di Vita: quasi ci fossimo dimenticati la radice della fede, la Resurrezione.
Nei miei oltre cinquant’anni di presbiterato sono andato, pian piano, verso una scelta. Personale, soggettiva. Suggerita e consolidata dall’esperienza. E sostenuta nel confronto con le tante persone incontrate in tutti questi anni, con cui ho avuto, e ho, il piacere di condividere la Messa della domenica. Salvo situazioni particolari, metto da parte tutte le altre, e pongo l’attenzione sulla pagina di Vangelo di quel giorno. Se non proviamo a comprendere cosa dice questa pagina, che incontriamo in questa domenica, a che serve leggerla? Diventa ascolto passivo, lascia il tempo che trova. Un’altra occasione perduta. Ricordo le parole che Tolstoj fa dire a Nechljudov, in Resurrezione. “No, qui c’è qualcosa che non va; non è preciso non è chiaro” pensava, e si ricordava quante volte, nella vita, s’era accinto a leggere il Vangelo, e sempre la poca chiarezza di passi simili lo aveva respinto… “Che peccato tutta questa confusione” pensava “mentre si sente che qui c’è qualcosa di buono!”. Ecco, è quel qualcosa di buono che credo di dover trovare. Per me e per chi mi ascolta.
Oggi viviamo in una società in cui la religione è andata. Scomparsa. Salvo quella che rimane relegata dentro le chiese. Eppure il mondo esprime un grande bisogno di spiritualità. Di ricerca di senso. Vede, Mario, mio timore è che il prete spesso è più preoccupato di tutelare e conservare una religione, con riti tradizioni e norme, che di portare il Vangelo. Il Vangelo non ci dà una religione. Ci propone una relazione. Gesù quando parla di Dio usa la parola Padre. E il pensiero è chiaro: un Dio è… nell’alto dei cieli; un Padre-e-Madre è nella relazione. Con i figli. In una relazione d’amore. Ecco perché abbiamo bisogno di ri-scoprire il Vangelo.
E mi chiedo: quante altre occasioni hanno le persone che vengono a messa per comprendere il senso, il significato, di quanto è scritto in questa pagina che incontriamo in questa domenica? Nessuna. Salvo qualche rarissima eccezione. E leggere tanto (quattro pagine dalla Bibbia!) e non portarsi a casa niente, mi pare proprio uno spreco. E un’offesa. Al tempo e alla Vita. Per questo, adesso, prendo solo la pagina del Vangelo, e dopo averne condiviso una lettura attenta e puntuale, mi faccio guidare da due domande: in che momento era il Maestro quando diceva queste parole, e cosa desiderava passare a chi l’ascoltava allora; e cosa dice a noi, oggi, in questo momento storico, della nostra vita personale e sociale. Per giungere a cogliere e condividere un pensiero da portare a casa. Che sia pensiero-guida, Parola-luce, per la settimana che abbiamo davanti.
Qui, per oggi, mi fermo. La ringrazio, Mario, per l’occasione che ci ha offerto. E aspettiamo, insieme, chi vorrà proporci qualche altro pensiero.