VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

5 ott 2025

Di fronte alle guerre e alla fame che continuiamo a coltivare

Dov’è Abele, tuo fratello?

Allora il Signore disse a Caino: “Dov’è Abele, tuo fratello?”. Ed egli rispose: “Non lo so. Sono forse il custode di mio fratello?”. Riprese: “Che hai fatto? Ascolta! Il sangue di tuo fratello sta gridando a me dal suolo...”.[1] Così nel mito biblico delle origini. Se un Dio ci fosse, non ci farebbe oggi questa domanda? Quale padre o madre non direbbe ad un figlio che ha ucciso e continua ad uccidere altri suoi figli: Che hai fatto? Che stai facendo?

In una pagina del Vangelo Gesù racconta di un proprietario terriero che chiama a rapporto il suo amministratore accusato di frode: Cosa sento a tuo riguardo? Rendi conto della tua amministrazione gli dice.[2] Se un Dio ci fosse, non direbbe così a noi, esseri umani, cui è affidata la cura della terra e dei fratelli? Non vogliamo vedere che di tutto quanto abbiamo a disposizione non siamo proprietari, che possono disporre perfino della vita e della morte di altri viventi. Ma semplici amministratori. Di un mondo che non ci appartiene, ma di cui, semplicemente, siamo parte: donne e uomini tra altre e altri, donne e uomini e animali e fiori e piante...

 

Perché tante citazioni dalla Bibbia, vi chiederete. Perché questi signori nelle cui mani lasciamo il potere di aprire o di chiudere le guerre, Netanyahu e Putin prima di tutti, ci tengono ad apparire religiosi, credenti. Non solo, entrambi, a sostegno di quanto stanno perpetrando, prendono proprio pagine dalla Bibbia. L’uno, a giustificazione del massacro dei palestinesi si appella ad un testo di tremila anni fa in cui trova scritto che il Dio di Israele avrebbe detto al re Saul, in guerra anche allora contro gli Amaleciti, i palestinesi di oggi: Va’ dunque e colpisci Amalek, e vota allo sterminio quanto gli appartiene; non lasciarti prendere da compassione per lui, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini.[3]

E l’altro, nello stadio Lushniki di Mosca, il 18 marzo, ad appena un mese dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, giustifica la guerra cui ha dato inizio dicendo: A questo proposito mi vengono in mente le Sacre Scritture: Non c'è amore più grande che donare la propria vita per gli amici.[4]  Chi dà la vita sono i suoi soldati (non lui, ovviamente!), e gli amici sarebbero gli ucraini che muoiono e moriranno sotto i suoi missili. Con la benedizione dell’amico Kirill, guida religiosa (patriarca) della chiesa di Mosca.

In buona compagnia, l’uno e gli altri, dell’ultimo arrivato sul teatrino del potere, il presidente Trump, salvato da Dio, così ci tiene a gridare, perché deve Make America Great Again.

Non diversamente si muovono i terroristi di Hamas o di Hezbollah che non dimenticano mai di accompagnare i loro massacri con il grido Allāhu akbar, Allah è il più grande. Che in teoria vorrebbe essere una preghiera, come insegna il Corano quando parla di Allah il Compassionevole e il Misericordioso. Diventato invece inno di morte per il nemico di turno.

Oltre tremila anni fa gli uomini erano stati capaci di ascoltare dal Dio che sentivano padre-e-madre parole di saggezza. Ma noi di fronte alla saggezza antica preferiamo rivolgerci, sembra, all’intelligenza artificiale. E quelle parole le abbiamo cancellate dalla memoria. Non prenderai il Nome del Signore tuo Dio per falsità avevano sentito.[5] C’è falsità o malizia più grande che usare il Suo nome per uccidere altri, figli suoi e fratelli nostri? Onestà vorrebbe che si abbia almeno il coraggio di assumerci in pieno la responsabilità dei nostri misfatti. Quanto facciamo facciamolo, almeno, in nome nostro.

 

Attenzione, però, ad una cosa. Giudicare e condannare i vari Putin o Netanyahu è relativamente semplice. La giustizia che, come popoli civili, pur a fatica proviamo a darci, infatti, li ha già messi sotto accusa. Per entrambi la Corte Internazionale ha emesso mandato di cattura per crimini contro l’umanità. Magari un giorno riusciremo anche a vederli sotto processo. Sempre nella speranza che i nostri governanti, in democrazie che pur affaticate cerchiamo di tenere in vita, abbiano il coraggio di rispettare gli impegni sottoscritti.

Attenzione anche a non tirarci fuori da tutto questo nascondendoci dietro il pensiero ma Dio che c’entra? O, in alternativa, io non credo in Dio. Perché la domanda Dov’è Abele, tuo fratello? è la terra che accoglie il suo sangue a rivolgerla a ciascuno di noi. A ciascuno al suo livello. Perché nessuno può tirarsi indietro. Non ho io la responsabilità che ha un Putin o un Netanyahu o un Trump. Ma se questi continuano ad avere nelle loro mani il potere di distruggere e di uccidere, e se nei nostri paesi teniamo in piedi governi pavidi che nulla fanno per fermare tanta strage, non è perché noi cittadini comuni li sosteniamo con il nostro voto o con la nostra apatia e indifferenza?

Per quanto voi vi crediate assolti / siete lo stesso coinvolti ricordava Fabrizio De André.

 

 

[1] Genesi 4,9-10

[2] Luca 16,1-13

[3] 1 Sam 15,3

[4] Cfr. Giov 15,13

[5] Es 20,7; Dt 5,11

 

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Per approfondire:  Give peace a chance  2022,   Giovani pro Putin?  2024