VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

7 apr 2024

La Russia piange i morti per l’attentato terroristico a Mosca

Il dolore degli altri

Di fronte all’attacco terroristico a Mosca, tutti ci siamo sentiti coinvolti nel dolore per i morti e i feriti. Magari anche spaventati di fronte a tanta violenza. Ho provato a fermarmi un po’ di più rispetto all’attenzione con cui avevo seguito altri fatti simili: avevo bisogno di ascoltare meglio dove fossero i miei sentimenti, e i miei pensieri. Più di trecento persone, tra morti e feriti, e altrettante famiglie sono state coinvolte, e non perché avessero fatto chi sa quali misfatti. Semplicemente perché così funziona il terrorismo. Così, infatti, aveva agito Hamas contro Israele il 7 ottobre. Qui, però, non ci siamo fermati: in Medio Oriente è ormai valutazione condivisa che la reazione d’Israele sta oltrepassando ogni misura sia sul piano politico militare sia sul piano semplicemente umano. Per i trentamila morti a Gaza non c’è giustificazione accettabile, pur nella totale riprovazione e condanna dell’attività di Hamas.

 

Ma torniamo ora in Russia. Devo dire che oggi non so trovare sentimenti di solidarietà con il suo popolo. Meno ancora con coloro da cui continua a farsi governare. Putin e tutti i suoi che gli tirano il carro. Incluso Kirill che proprio questi giorni, con la sua chiesa, ha dichiarato guerra santa l’invasione dell’Ucraina. Le lacrime delle famiglie colpite dai terroristi mi arrivano, le accolgo e le condivido. Vicinanza e conforto vorrei far loro giungere, in un abbraccio di umana e fraterna solidarietà. Ma le lacrime del popolo russo non riesco ad accoglierle. 144 morti piangono tra donne uomini e bambini, e nello stesso tempo continuano a uccidere donne uomini e bambini nella vicina Ucraina. Da due anni il loro esercito semina morte e distruzione. Ma forse… il dolore degli altri è dolore a metà.

Il Crocus City Hall di Mosca mi ha ricordato un altro teatro, in Ucraina. L’invasione russa era iniziata da pochi giorni, quando il 16 marzo bombardano il Teatro d’Arte Drammatica di Mariupol, pur sapendo che centinaia di civili s’erano rifugiati all’interno della struttura. C’era perfino scritto, sul tetto, bambini. Per indicare che lì vi erano solo civili, molti dei quali bambini. Ma il bombardamento è arrivato. Ugualmente. Le forze russe hanno commesso, tramite attacchi aerei o terrestri, una lunga serie di deliberate e ben documentate uccisioni di civili ucraini sostiene Amnesty. Questa vicenda, infatti, si rivelerà solo l’inizio d’una lunga serie di attacchi che l’esercito russo farà alla popolazione civile. Più di diecimila sono i civili ucraini morti, ad oggi. Chi li ha uccisi? Quei russi che oggi piangono i morti di Mosca. Proprio in questi stessi giorni milioni di ucraini sono senza energia elettrica. E la centrale nucleare di Zaporizhzhya è ridotta sull'orlo del blackout. Ma forse… il dolore degli altri è dolore a metà.

 

È Putin, un dittatorello paranoico, che fa tutto questo, direte. Sì, certo. Ma una domanda non possiamo non farcela. Dove sono i russi? I 145milioni che abitano nel paese più esteso della terra. Quelli che solo quattro giorni prima di questo attentato gli hanno confermato l’87,8% di consenso. Non è legittima la domanda? Eppure, dove fossero i tedeschi ai tempi di Hitler e come abbiano potuto permettergli di arrivare al potere con un voto di maggioranza è una domanda che oggi ci facciamo. Come pure altrettanto legittimo e doveroso riteniamo sia chiederci dove fossero gli italiani nei vent’anni che hanno tenuto al potere Mussolini. Seguendolo e osannandolo nelle sue manie di grandezza. Il rischio è che oggi, in Italia, affascinati dalle donne e dagli uomini della resistenza, politica e in séguito anche armata, dimentichiamo che anche da noi c’era una maggioranza che si lasciava cullare dalla propaganda fascista.

Oggi il potere dei media è infinitamente più grande e più subdolo di cent’anni fa. La manipolazione delle menti è diventata scienza. Ma altrettanto grande e vasto è il terreno su cui ci si può muovere per cercare informazioni che non siano solo quelle che passa il regime. Certo, io ragiono da cittadino occidentale. Non ho mai vissuto in Russia né in altro paese a regime totalitario. Ma se il tasso di alfabetizzazione supera il 99% (censimento 2002), qualche dubbio sul lasciare al potere per vent’anni lo stesso uomo, possibile che non possa/debba venire? Non può il popolo russo continuare a coprirsi dietro la responsabilità di un Putin e della sua corte. È questo che mi fa sentire le sue, lacrime bugiarde. Non puoi piangere i tuoi 144 morti e i 180 feriti del Crocus City Hall e nello stesso tempo continuare a portare morte e distruzione in un altro paese. Mille bombe hanno riversato sull’Ucraina solo nell’ultima settimana.

 

Ma forse, tristemente, dobbiamo riconoscere che per tutti il dolore degli altri è dolore a metà.[1] Rischio che anche noi stiamo correndo quando l’impegno per la pace sa solo di parole.

 

[1] F. De André, Disamistade