VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

12 nov 2023

Divisioni, conflitti, terrorismo, guerre...

Dio di che religione è?

Dio lo vuole, Allah akbar, Gott mit uns, Ḥezbollāh, Repubblica islamica... parole per indicare che siamo sotto la protezione di Dio. Che agiamo in suo nome. Per rispetto al suo volere. Per dimostrargli la nostra attenzione e devozione e obbedienza. Noi apparteniamo a lui, diciamo. Ci diciamo. Perché con un briciolo di onestà mentale non possiamo far a meno di riconoscere che in realtà è lui che appartiene a noi. Ce ne siamo impadroniti. L’abbiamo fatto nostro. E ce lo teniamo stretti, tutto dalla nostra parte. Al punto che anche per le azioni più spregevoli ci convinciamo che stiamo seguendo i suoi ordini, attuando i suoi progetti.

Da dove ci viene tanta sicurezza? Dal fatto che il nostro dio ce lo siamo fatto a nostra immagine e a nostro uso e consumo. Così, noi siamo i fedeli, gli altri gli infedeli; la nostra è la religione vera, quelle degli altri un mucchio di fandonie; noi siamo nella verità, gli altri nell’errore. E perdiamo di vista, subito, l’inganno dentro il quale ci troviamo. Diventando, così, prigionieri della nostra stessa distorsione mentale.

 

Se così non fosse, come potremmo compiere un atto di terrorismo che veicola solo morte per altri esseri umani, convinti di compiere un’azione meritoria agli occhi di dio, al punto che se pure dovesse costarci la vita, lui ci premierebbe per tanto eroismo? Martiri, cioè testimoni della giustizia di dio. Del nostro dio, ovviamente. Se non fossimo prigionieri del nostro pensiero, come potremmo benedire un esercito che porta morte e distruzione, e garantire a chi dovesse morire in guerra che ha il paradiso assicurato? Ricordiamo tutti le parole di Kyrill a sostegno dell’invasione dell’Ucraina.

Il fatto è che questa distorsione sembra appartenerci da sempre. Offrire sacrifici agli dèi prima di partire per una guerra era azione comune. E una volta sconfitto il nemico, premura dei vincitori era distruggere i templi e gli altari delle sue divinità e offrire sacrifici di ringraziamento alle proprie. Solo per restare in casa, così non partiamo subito dicendo che noi siamo nel giusto e gli altri nell’errore, pensiamo a certi momenti della nostra storia. Uccidere gli infedeli nelle crociate era altamente meritorio. Morire in battaglia con la croce sulle bandiere garantiva la vita eterna. Mettere al rogo le donne che non si sottomettevano al potere maschile, e clericale, era grande onore per gli uomini dell’inquisizione. Uccidere gli eretici dopo averli fatti confessare con la tortura le azioni più terribili, cosa c’era di più grande? Il tutto era fatto a salvaguardia della verità. A tutela della vera religione. Condannare a morte chi combatteva per la repubblica romana, neppure due secoli fa, nello Stato Pontificio, non era meritorio agli occhi di dio?

E dire che veniamo da una cultura che aveva grande rispetto per ogni religione, per ogni divinità. Ad Atene avevano perfino un altare Al dio ignoto. E quando i Romani conquistavano nuove terre e soggiogavano altri popoli, le divinità straniere erano accolte nel pantheon (pan tutto e theòs dio) di Roma.

Sia chiaro, tutti sappiamo che ogni movimento va collocato nel contesto storico e culturale e non può essere giudicato con le categorie dei secoli successivi o di una cultura totalmente altra. Ma il nodo centrale, che non possiamo perdere, è che il processo che sottostà a tutti questi fatti è il medesimo: dio è ridotto a strumento di lotta, politica sociale religiosa culturale. È maschera dietro cui nasconderci per giustificare le nostre scelte: che siano i russi che invadono l’Ucraina o il combattente islamico che compie atti di terrorismo o l’esercito d’Israele che distrugge Gaza. O anche il religioso integralista che in nome del suo dio emargina il diverso o chi non è dalla sua parte.

 

Ma Dio, quello con la lettera maiuscola, di che religione è?

Dio non ha religione. Non è cristiano, cattolico, protestante, ortodosso, della chiesa di Mosca o di Kiev; non è musulmano, sunnita, sciita, salafita, quietista; non è ebreo o buddista o induista o shintoista o confuciano... Non credo che ami molto le religioni, visto che le abbiamo ridotte a strumento di divisione e di conflitto. La religione di Dio, se così si può dire, è l’essere umano. Inserito e in armonia con la natura e l’universo. Un dio che si prende cura del suo popolo, è un dio pagano. È il dio delle religioni, non Dio padre-e-madre di tutti i popoli.

Conoscerti voglio, o Ignoto,
Tu che mi penetri nell'anima
E mi percorri come un nembo,
Inafferrabile congiunto!
canta Nietzsche.

Chi vede me vede il Padre dice il Maestro di Nazareth. Perché la sua parola è Pace a voi.

 

Possiamo chiamarlo Dio, possiamo chiamarlo Vita o Energia di Vita. Ma continuare ad aggredirci solo perché il Dio in cui ci riconosciamo lo chiamiamo con nomi diversi, non è degno di homo sapiens sapiens, come ci piace definirci.

 

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