VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

11 giu 2023

Di fronte all’uccisione della compagna incinta

Da Thiago...

Mio caro babbo,

ero in dirittura d’arrivo. Mi avevate già dato un nome. Ma tu eri confuso, tra tanti pensieri, e non riuscivi, tra tutti questi, a metterci anche me. In questi sette mesi, man mano che il mio corpo trovava la sua forma e mi permetteva, crescendo, di farmi qualche domanda, mi chiedevo dove fossi tu. Mi vorrà bene? mi dicevo. Poi, non so perché, ma questa domanda si riduceva, si riduceva, fino a non sentire più quell’ultima parola, bene, e il mio interrogativo diventava mi vorrà?

Sentivo la mamma preoccupata. Sola. Io non capivo. Per me c’eravate tutti e due. È ascoltando voi che mi ero detto: però, perché non entrare in quella casa? Mi stanno chiamando, non mi sembrano male quei due, chi sa che bel viaggio, insieme. Poi, a un certo punto, ti sentivo sempre più lontano. E non capivo. Sì, nella tua vita c’era già un altro bambino. E adesso arrivavo io. Fra due mesi sarei uscito e ci saremmo visti.

No... Troppo rumore intorno a me. Che succede? Un altro figlio? Un’altra mamma? Un’altra casa? Ero confuso. Un altro bambino. Un altro figlio. Tuo. Vostro. Allora ci siamo parlati: sai, tra fratelli. Poi lui se n’è dovuto andare: né tu né lei eravate pronti ad accoglierlo. Sarà per un’altra volta, mi dice. E a me augura buon viaggio. Tu sei in dirittura d’arrivo, mi rassicura. Sii sereno. E se ne va. Buon viaggio. Sì, ero quasi pronto.

 

Uno schianto. Tutto si ferma. Io e la mamma. Non respiro più, non sento più il suo cuore.

Un altro viaggio, adesso, abbiamo davanti. Non era quello per cui ci stavamo preparando.

Perché? Che succede? Babbo, dove sei? Cos’è che ti ha portato a questo gesto, così atroce? Non sento bene. Mi piacerebbe ascoltare quali sentimenti abitano il tuo cuore. Rabbia, dolore, paura, infelicità. Rimorso. Tutto il mondo che ti sta attorno è inorridito: hai ucciso la tua compagna e tuo figlio che sta per nascere. Troppo male, troppa violenza.

 

Cattiveria, incoscienza, irresponsabilità? Panico, disperazione? Malattia? Giudici, medici, psicologi cercheranno una risposta a queste domande. Il giudice guarda i fatti, cerca di capire come si sono svolti. Suo compito è decidere come e per quanto tempo dovrai riparare al male che, anche attraverso te, continua la sua opera di inquinamento nelle relazioni. I medici, gli psicologi cercheranno di scoprire quanto tu fossi libero nella decisione di toglierci la vita e nel momento in cui l’hai fatto. Faranno del loro meglio, nel tentativo di riparare un irreparabile. Giustizia, medicina, psicologia. Pur mettendoci il meglio di sé, gli esperti sanno bene quanto sia difficile misurare e comprendere a fondo i misteri della mente. Riceverai una diagnosi. Avrai una sentenza. Segneranno la tua vita, certo, ma soprattutto definiranno in quali condizioni il tempo che hai davanti lo potrai e lo dovrai vivere.

Le donne gli uomini che ti conoscono, come quelli che sentono parlare di te per la prima volta, continueranno a chiedersi come sia possibile arrivare a tanto. Cattivo, disperato, immaturo, narciso, malato: litigheranno tra loro su queste parole. Qualcuno arriverà perfino a dire che sei un mostro. Ho sentito questa parola dalla nonna, la tua mamma. Anche lei disperata e incapace di comprendere cosa ti abbia portato fin qui. È andata anche a cercare il perdono nella famiglia di mamma Giulia.

Caro babbo, con tutti loro i conti sono aperti. I più vicini si trovano ora in un maremoto di sentimenti. Odio, rancore, disperazione, dolore, rabbia... Perdono? Sì, anche perdono. Ma non sarà facile per loro raggiungerlo.

 

E non sarà facile neppure per te. Ma questa è la strada che ora hai davanti: aprire un nuovo dialogo. Con te. Cerca di ascoltare dove sei. Perché anche tu hai bisogno di trovare un po’ di pace.

Io e la mamma, vedi, adesso siamo in un’altra dimensione della Vita. Da qui vediamo con altra luce. Ciò che hai fatto è terribile. Ma nel nostro cuore non c’è desiderio di vendetta o di punizione. Neppure astio. E ci tengo, ci teniamo entrambi, a rassicurarti che noi mai verremo a disturbare il tuo sonno. E quando arriveranno fantasmi con il nostro volto, sappi che questi sono creati dalla tua mente. È lì che nascono. È lì che abitano. E hanno bisogno di trovare pace. La strada per andarsene, dissolversi. Il perdono abita già il nostro cuore: ora è in attesa che tu apra il tuo, perché si lasci raggiungere e lo possa accogliere. Non potrai farcela da solo. Ascolta. Fatti aiutare. Psicologi, medici, persone che ti saranno vicine, apriti a loro. Non coltivare pensieri di morte. Il tempo della detenzione fallo diventare tempo di crescita. Noi ti siamo vicini. Come lo siamo con i nonni, gli zii. Le nostre famiglie. Con energia di bene. Con il nostro Amore.

Ti abbraccio, babbo.

Thiago, il tuo bambino non nato.