VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

6 feb 2022

Divorzi e separazioni in crescita negli ultimi due anni

Già, certo, l’amore...

Chi può mettere in dubbio la fatica, i disagi e le sofferenze che hanno accompagnato questi due anni di pandemia? Ne parliamo spesso a proposito di bambini e di adolescenti, costretti a starsene in casa. Deprivati perfino della scuola, con tutto quanto comporta, sul piano della socializzazione e degli apprendimenti. In una compressione che va a sfociare in vissuti depressivi o in atti di violenza o in comportamenti asociali.

Un altro aspetto, che meno è sotto osservazione, è il numero di separazioni e divorzi che hanno visto questi ultimi due anni. I matrimonialisti parlano di un aumento, nel periodo 2020-21, di un 25% di divorzi e separazioni consensuali e un 15% di separazioni e divorzi contenziosi. A fronte di 100 matrimoni ci sono stati 48 divorzi. Quindici anni fa, nel 2007, erano 20 a 100; mezzo secolo fa, nel 1975, poco meno di 3.

Non per piangerci addosso guardiamo questi numeri. Oltretutto non servirebbe a niente. È per provare a farci qualche domanda, sia per chiederci quali terapie mettere in campo per un matrimonio in crisi, sia, più ancora, per individuare possibili strategie di prevenzione. Sempre che le vogliamo attuare.

 

Ricordate il Gattopardo? Don Fabrizio, l’aristocratico in crisi per lo sbarco di Garibaldi in Sicilia, mentre conversa con padre Pirrone, esclama: L’amore? Già, certo, l’amore... fuoco e fiamme per un anno e cenere per trenta!

È proprio così? Può diventare così.

 

L’amore. Parola piuttosto inflazionata. O, forse meglio, parola dai contenuti infiniti che si sovrappongono e si con-fondono l’uno con l’altro. Al punto che continuiamo ad usarla, ma dandole spesso significati diversi. Da un momento all’altro, da un contesto a un altro.

Nei corsi che le parrocchie organizzano per le coppie che si preparano al matrimonio religioso, faccio spesso ricorso alle tre parole che l’antico greco usa per dire amore. Ciascuna di queste ne evidenzia un aspetto. E ciascuna ha bisogno delle altre quando la parola amore la coniughiamo in una relazione di coppia. Come un tavolo a tre gambe: su due, peggio ancora su una, non sta in piedi.

 

La prima, èros. La più ovvia. La usiamo anche in italiano. È la dimensione erotica dell’amore coniugale. L’attrazione fisica, sessuale che unisce la coppia. E porta entrambi a ricercare e costruire questa dimensione d’intimità. Dimensione necessaria. Uno scricchiolio in quest’area è segnale d’allarme. E spesso è proprio una difficoltà qui che spinge la coppia a chiedere aiuto.

L’altra parola. Filìa. Possiamo tradurla con amicizia. Di un amico, un’amica, ti puoi fidare. Chi trova un amico trova un tesoro, diciamo. Ed è vero. Su un amico ci puoi contare. In ogni circostanza. Piacevole, per condividere ciò che di bello stai vivendo. E spiacevole. È nel momento della difficoltà che un vero amico si rivela. Non ti lascia solo. Si fa in quattro per darti una mano.

Nella relazione di coppia l’amicizia diventa confidenza, fiducia reciproca. Libertà di parlare. Senza dover nascondere pensieri o domande o dubbi. Senti che ti puoi fidare. Ci puoi contare. Lei, lui starà dalla tua parte. Anche quando deve farti una critica, non è per farti male. E la critica che arriva sa di affetto e di confidenza tra amici. Arriva per costruire.

La terza è agàpe. Intraducibile in una sola parola, essa esprime l’intimità di spirito. La ricerca e la condivisione dei valori che guidano la vita. Le scelte. Il rispetto per i valori dell’altro. La ricerca, personale e di coppia, del significato della vita. Del senso di una scelta o di un’altra. Del senso, prima di tutto, che vogliamo dare al nostro progetto di famiglia. Tra noi due. E, successivamente, con un figlio, quando sentiamo entrambi che è il momento di chiamarlo, nella nostra casa. Per prendercene cura e accompagnarlo nella scoperta di quello che sarà il suo progetto di vita.

 

Ha ragione don Fabrizio? Fuoco e fiamme per un anno... È facile dargli ragione: basta cadere nella trappola di coltivare solo, o prevalentemente, la dimensione erotica. Lasciando fuori, al freddo invernale o al caldo asfissiante, l’amicizia (filìa) e l’intimità di mente e di anima (agàpe).

Nel mondo animale la maggior parte delle specie ha bisogno soltanto dell’eros: quando una femmina è in calore il maschio arriva e la specie prosegue il suo viaggio. Alcune sembrano coltivare anche la filìa, che possiamo vedere nella fedeltà di coppia.

Noi, homo sapiens, nella nostra complessità e ricchezza abbiamo bisogno di tutte e tre queste gambe... per stare in piedi.

 

E quando sentiamo che il silenzio, la stanchezza, la distanza prendono spazio tra noi due, chiediamo aiuto: il consultorio, lo psicoterapeuta familiare sono per noi.

 

 

* Questo è l'articolo n. 600 di questa rubrica, iniziata il 27 luglio 2008