VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

4 set 2022

Il dramma di uno stupro sulla vetrina di Internet

Da una donna, no!

Che un uomo della politica, in campagna elettorale, cerchi di sfruttare anche la più meschina delle occasioni pur di accaparrare un voto in più, è spettacolo che c’era già stato offerto. Dalle citofonate in casa del presunto spacciatore ai rosari e crocifissi ostentati nei comizi... Ma che una donna, pur in campagna elettorale, sfrutti le immagini di uno stupro, subìto da un’altra donna, questo no. Non l’avevamo ancora visto. Ed ora è arrivato. Perché, vi chiederete. Semplice: l’uomo che ha fatto violenza è un immigrato (27 anni, della Guinea, sbarcato da noi otto anni fa). Cosa c’è di meglio che ostentare la violenza perpetrata da un immigrato a sostegno dei porti chiusi e del blocco navale a difesa dei sacri confini della patria? Sekou, questo è il nome dell’uomo, gliel’ha offerto su un piatto... di smeraldo. Tanto riluce nel firmamento della campagna elettorale. Sarei proprio curioso di sapere quanti voti in più questo video, postato nei social della aspirante alla presidenza del consiglio, porterà alla sua causa. Non certo voti femminili. Almeno così mi piace pensare.

Una donna contro una donna. Meglio, una donna potente contro una donna priva di qualsiasi valore. Che non sia il valore di essere umano – ma questa non è parola da campagna elettorale!

Da più parti ho sentito una domanda, buona, alla nostra politica: se la donna del video fosse stata sua sorella o sua madre, l’avrebbe esposta ugualmente sulla vetrina di internet? Sapendo bene che qualunque immagine ci mettiamo fa il giro del mondo. Mi chiedo quale donna, vittima di stupro, vorrebbe rivedere la scena che la ritrae in quel terribile momento, o addirittura essere vista da milioni di persone, tra le quali magari anche amici o parenti o addirittura genitori o figli.

Io non sono una donna. Posso solo lontanamente immaginare cosa significhi dover subire uno stupro. In me, da uomo, sorge una grande vergogna. E tanta rabbia al pensiero che un uomo, come me, possa compiere un’azione del genere.

E tornando al video postato nei social dall’aspirante presidente del consiglio, vorrei chiederle con quale coraggio usa una donna violentata pur di sostenere le sue idee in fatto di migrazione. Lei che il suo essere donna ci tiene ad evidenziarlo. A gran voce, infatti, grida sono una donna! E ci aggiunge pure sono cristiana.

 

Lasciamo perdere qui la cristiana. Ci sarebbe molto da dire, visto che non è la sola a farne sfoggio. Forse non lo sa, ma nel testo del Vangelo che custodisce sul comodino c’è una pagina: Avevo fame e (non) mi avete dato da mangiare, ero forestiero e (non) mi avete accolto... Ogni volta che avete fatto (non avete fatto) questo a uno dei miei fratelli l’avete (non l’avete) fatto a me, diceva Gesù di Nazareth ai suoi.[1] Ma forse quella pagina è stata strappata. Provvederemo a regalargliene una nuova copia. Integrale, stavolta.

 

Lasciamo, dunque, la cristiana. E torniamo alla donna. Perché questo è il punto oggi. Cosa significa essere donna. In questa nostra epoca. Quando guardo il comportamento di tante ragazzine, oggi, un senso di tristezza mi arriva. Si stanno giocando la loro emancipazione dai vecchi modelli scimmiottando gli amici maschi. Nel linguaggio. Negli atteggiamenti. Parolacce e volgarità. Accanto a modi d’atteggiarsi tutt’altro che originali. Brutta copia di un brutto modello. Comprensibile a quindici anni. Perfino il cervello deve ancora completare la sua crescita a quest’età: l’area prefrontale, sede della coscienza critica, completerà il suo sviluppo fra cinque sei anni.

Il problema nasce però quando i modelli che una donna adulta offre, a segno d’emancipazione femminile, sono modelli che si riducono a fotocopia di quello maschile. Stessa violenza. Negli atteggiamenti e nel linguaggio. Stessa scala di valori. La ricchezza e la sensibilità propria del femminile messe a tacere, dal momento che non risulterebbero vincenti. Sul posto di lavoro, in famiglia, nella società. Per restare al tema di oggi, fatico a trovare, in una donna che si candida a guidare il paese, una novità rispetto a quanto potrebbe portare un uomo. Stesso linguaggio. Stessa aggressività. Stessa violenza. Stessa mancanza di pudore perfino nello sfruttamento di un dramma come uno stupro subito per strada.

 

Non è questo il femminile che ci mancava. Se questa è la novità che la donna intende portare nel nostro paese, non sappiamo che farcene. Campagne elettorali immerse nella violenza, pronte a calpestare chiunque pur di raccattare qualche voto in più, eravamo in grado di farcele da soli, noi maschi. Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta...[2]

Ma le donne non sono così. Tante voci di donna abbiamo sentito. Anche questi giorni. Sane e forti. Alimento alla speranza. Grazie.

 

 

[1] Matteo 25,31-46

[2] Dante, Purgatorio VI, 76-77