VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

19 giu 2022

L’Italia ha già esaurito tutte le risorse naturali di quest’anno

233 giorni

Domenica 5 giugno, Giornata Mondiale dell’Ambiente. Qualcuno di voi se n’era accorto? Appena un annuncio sui tg e su qualche pagina di giornale. In compenso venti giorni prima, il 15 maggio, noi italiani avevamo già esaurito tutte le risorse che questa parte del pianeta, la nostra Italia, è in grado di metterci a disposizione per il 2022. Significa che avendo dato fondo a tutte le riserve, aria acqua cibo energia, abbiamo iniziato il nostro debito, cominciando a erodere quelle del 2023. Chi pagherà?

Mi sono sorpreso quando ho scoperto che nella classifica dei paesi che consumano di più rispetto alle proprie risorse, prima di noi c’è solo il Giappone. Poi la Svizzera e al quarto posto, a pari de-merito, Cina e Gran Bretagna.

Dato che fortunatamente – fortunatamente, a spese degli altri, ovviamente – non tutti sono spreconi come noi, la media tra tutti i Paesi del mondo ci porterà quest’anno al 28 luglio, come giorno dell’esaurimento delle risorse del Pianeta. Un giorno in anticipo rispetto allo scorso anno.

A magra, magrissima consolazione, possiamo dire che noi italiani abbiamo guadagnato due giorni rispetto all’anno scorso – nel 2021 avevamo vuotato il frigorifero il 13 maggio. È una bella notizia? Sì, se non fosse che sono passati solo 132 giorni dall’inizio dell’anno, e per i prossimi 233 la nostra dispensa è vuota. Per continuare con questo ritmo di consumo e di benessere, ci dicono i dati, avremmo bisogno di 5 Italie (5,3 per essere esatti). Ma noi andiamo avanti, tanto c’è chi consuma meno di noi. Poi, cosa c’è di meglio che sfruttare chi è più debole e non può difendersi? Prima gli Italiani! Non solo. Questi anticipi che facciamo di anno in anno li pagheranno anche i figli e nipoti nostri: il massimo... dell’altruismo. Prima noi!

 

Ora siamo in ansia perché le bollette stanno lievitando, benzina e gasolio aumentano, insieme a frutta verdura pane e pasta. Aria di panico perché iniziamo a percepire il costo per noi delle sanzioni che mettiamo in atto nei confronti della Russia. Al punto che comincia a calare quel senso di solidarietà in cui ci siamo ritrovati tutti dopo il 24 febbraio.

Legittimo certo, anzi, doveroso chiederci cosa fare per fermare questa tragedia. Per arrivare ad una pace che sia almeno assenza di guerra. Legittimo e doveroso chiederci il senso sia dei pacchetti di sanzioni che abbiamo attivato, sia degli armamenti che continuiamo a mandare all’Ucraina. Ma la disattenzione al rapporto che viviamo con la nostra casa, la Terra, mi fa dubitare circa l’onestà che guida questi nostri interrogativi. Mi chiedo, cioè, se non siano i nostri interessi di parte a farci propendere verso un ripensamento sulle sanzioni alla Russia e verso un ritiro graduale dalla consegna di armi all’Ucraina.

 

Esaurimento delle risorse si coniuga con emergenza climatica. Ma continuiamo a non volerla prendere in considerazione. In Italia ciascuno di noi emette nell’atmosfera tra 5 e 7 tonnellate di CO2 ogni anno (poco meno di un abitante della Cina; tre volte meno di uno statunitense, ma tre volte più di uno dell’India; un cittadino africano, quelli che invadono (!) il nostro paese, ne produce tra 0,03 e 0,2 t in un anno).

Perché non la vogliamo considerare? Eppure lo vediamo che il Po ha dimenticato cos’è un fiume. E il nostro Esino è un insieme di pozzanghere a debita distanza una dall’altra. Ma finché l’acqua scende appena apriamo il rubinetto, o per una bella rinfrescata basta girare il pomello della doccia, l’emergenza climatica chi la vede? Sì, adesso iniziamo ad aver paura per il prossimo inverno e ci siamo esercitati a far battutine sul dover scegliere tra la pace o il condizionatore acceso quest’estate. E ce la prendiamo con Putin. Sia chiaro, non che ci siano giustificazioni al suo comportamento, assurdo e criminale (per quanto provocato, nessuno è autorizzato a rispondere alle tensioni politiche con i carri armati). Ma il punto che non possiamo ignorare è che il benessere proprio a spese degli altri non può continuare ad essere la legge che regola i rapporti tra i Paesi. E tra gli esseri umani. E se in Italia siamo arrivati con un debito verso il Pianeta di 233 giorni e i nostri consumi pro-capite superano il livello di equilibrio rispetto alle risorse che la Terra può metterci a disposizione, non è certo colpa di un dittatore paranoico (che con le bombe e i missili non manca di dare il suo bel contributo anche alla crisi dell’eco sistema).

 

Ora sta a noi scegliere. Non è ora che la smettiamo di pensare che non è un problema nostro? Iniziamo a chiederci cosa ci diranno i nostri bambini quando s’accorgeranno che il benessere che continuiamo a tenerci stretto saranno proprio loro, fra qualche anno, a doverlo pagare.