VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

28 nov 2021

Vaccino sì, vaccino no: la divisione nelle famiglie

È una mina...

Non amo le armi. Né le conosco, così che possa parlarne con qualche competenza. Ma con tutta la mia ignoranza una cosa mi sento di dire: la più insidiosa, la più subdola, la più infida a me pare proprio la mina. Non la vedi. Se ne sta lì giorni, settimane o addirittura anni. Le passi vicino, niente. Metti un piede sopra e ci lasci le penne. O, nella migliore delle situazioni, si porta via qualche pezzo di te.

Sì, ci siamo cascati. Siamo entrati in un campo minato. Stai parlando del virus, penserete. No, anche se quanto a minaccia e pericolo non è da poco - è comparsa anche ómicron. Sto parlando del vaccino. Europeo, americano, cinese o russo che sia. Il vaccino anti covid sta minando le relazioni. Sociali, politiche, amicali. Perfino le relazioni familiari. Quelle relazioni affettive, forti, che abbiamo costruito in anni di vicinanza, di convivenza, di cura reciproca.

 

Marino e Chiara hanno due nipoti, 11 e 13 anni. Non passava una settimana senza che si vedessero. Andavano a casa dei nonni perfino per fare i compiti: lui è un ex insegnante, come si fa a non approfittarne? Da qualche mese incontrarsi diventa più difficile. I genitori dei ragazzi, convinti no vax, non sentono ragioni. I nonni, quasi ottantenni, hanno cercato di parlare con la figlia e il marito, invitandoli a rifletterci, anche in considerazione della loro età e di uno stato di salute non proprio al massimo. Niente da fare. Irremovibili. Né loro né i loro figli faranno mai il vaccino: è tutto un imbroglio delle case farmaceutiche e dei poteri forti.

 

Roberto e Cristina, fratello e sorella, hanno due bambini. La figlia di Roberto ha cinque anni e il figlio di lei tre. Roberto e la moglie sono vaccinati, Cristina e suo marito neppure ci pensano. Loro vanno avanti con i tamponi: giusto perché per andare al lavoro ci vuole questa maledetta carta verde. E si chiedono come fanno, come fa Roberto, dice Cristina, a non vedere che il covid è poco più di un’influenza stagionale. Come fanno a credere a tutte le fandonie che passa la televisione. Terapie intensive, reparti covid, contagi, morti... solo per tenerci a bada. Per continuare lo stato d’emergenza. Così ci controllano. Per non parlare di questi vaccini fatti in tre mesi: come si fa a crederci veramente?

Cristina è arrabbiata con il fratello perché lui e sua moglie non se la sentono di continuare ad incontrarsi come prima. I cuginetti si cercano e non capiscono perché non possono vedersi, giocare insieme, divertirsi. Lei è sorpresa della dabbenaggine del fratello, che beve tutto quello che dicono i politici e i cosiddetti scienziati. Si è fatto convincere che incontrare chi non è vaccinato è pericoloso: addirittura pensa che potrebbe contagiarsi perfino la bambina. Per non parlare di quando insiste, con la sorella che con tutta nonchalance va dai genitori anziani, e la mette in guardia dai pericoli per la loro salute, entrambi oltre i settant’anni.

 

Avrete sentito dalla cronaca quante volte per un figlio che vuole vaccinarsi bisogna addirittura ricorrere al giudice perché madre e padre sono su schieramenti opposti!

 

Mi fermo qui. Ci riempirei il giornale raccontandovi tutte le situazioni che ho incontrato da cinque sei mesi a questa parte, situazioni in cui si sono rotte amicizie e sono andate in crisi relazioni familiari. Semplicemente perché fra gli uni e gli altri s’è interposto il vaccino.

Una collega, cinquantenne, dopo aver letto il mio pezzo di due settimane fa Un po’ di decenza, mi scrive: mi meraviglio di te che ci hai sempre insegnato che bisogna ragionare con la propria testa e non subire passivamente il pensiero della maggioranza; che bisogna coltivare la capacità di farci domande e il coraggio di essere eretici, cioè ricercatori della verità.

Vedi Giulia, le ho detto, ciascuno di noi ha delle aree di competenza e aree nelle quali deve affidarsi al sapere altrui. Se parliamo di psicologia, anche teologia o filosofia, so che posso mettere a confronto le mie conoscenze con quelle di altri esperti. Posso coltivare un confronto alla pari, sostenere i miei punti di vista, darne le ragioni. So anche quanto costi farsi una competenza: per questo in aree che non conosco a sufficienza mi affido a chi in questi studi ci spende una vita. Di immunologia o virologia io so quel minimo indispensabile per cogliere eventuali contraddizioni o possibili prese di posizione per interessi di parte. E di fronte alla quasi totalità di studiosi e ricercatori che in tutto il mondo sostengono la necessità del vaccino per superare questa pandemia, ritengo giusto aderire a quanto il mondo scientifico oggi sa dire. E sa proporre. Fra dieci anni, o anche prima, scopriremo altre soluzioni, più semplici e più efficaci. Ma oggi?

 

Anche questo significa essere eretici, ricercatori della verità. Se per verificare la stabilità della mia casa chiamo un ingegnere, perché per proteggere la mia salute non devo affidarmi alle scienze mediche?