VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

31 gen 2021

27 gennaio. Giorno della Memoria

È avvenuto, quindi...

Cercavo di scrivere i miei pensieri sul Giorno della Memoria, ma non ho mai trovato tanta difficoltà come quest’anno. Non so voi, ma io sento che l’assedio di Covid m’impedisce di liberare la mente. Circondato, minacciato, oppresso. Gialli, rossi, arancioni, utopisticamente bianchi. Un’iride anomala, e fredda, ci abbraccia con i suoi tentacoli. Inizio a muovere una mano, un braccio, poi un piede, ma già la gamba fatica... come a cercare una via d’uscita per sciogliere arti anchilosati.

Ci provo. E cerco l’aiuto di chi qualcosa di analogo deve averlo vissuto. Qualcosa di molto più drammatico. Terribilmente più drammatico. Al punto che alla fine, nonostante la liberazione dall’oppressione quotidiana, non ce l’ha fatta ad uscirne del tutto. Prima d’andarsene, tuttavia, è riuscito a lasciarci pensieri che non ci è lecito dimenticare.

 

È avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire. Parole difficili da accettare e da condividere. Ci riteniamo immunizzati: mai più cadremo nelle mani di un Hitler, diciamo. Neanche di un Mussolini, ansioso di avere qualche migliaio di morti per sedere al tavolo della pace. Al tavolo dei potenti.

Attenzione – continua – la memoria umana è uno strumento meraviglioso ma fallace. È questa una verità logora, nota non solo agli psicologi, ma anche a chiunque abbia posto attenzione al comportamento di chi lo circonda, o al suo stesso comportamento. Siamo nel 1986 quando Primo Levi pubblica I sommersi e i salvati. Quarantuno anni sono passati dal giorno in cui le truppe dell’armata rossa entrano nel campo di Auschwitz, il 27 gennaio del ’45. Ma l’Häftling 174517 non sa dimenticare la tragedia che l’ha coinvolto.[1] Né riuscirà ad uscirne. Per vivere. Troppa morte aveva incontrato.

 

È avvenuto, quindi può accadere di nuovo. Cosa potrà accadere di nuovo? Auschwitz? La Shoah? Forse no. Non in quella medesima forma. Ma spazi di morte, di deportazione, di annientamento della dignità – perfino della vita – continuano a sopravvivere. E noi continuiamo ad alimentarne. Bosnia, Turchia, Libia. Siria, Palestina. Georgia, Cecenia, Ucraina. Messico, Brasile... E la Cina? E il Tibet? C’è tanto da tenerci un corso di geografia politica. Oltre 200milioni di persone sono alla ricerca di una terra dove vivere. Molti di questi in campi di concentramento. Campi profughi li chiamiamo. E non sono luoghi dove tanti sfollati sono concentrati? Certo, nessuno li ha messi lì con l’obiettivo di eliminarli. Ma com’è che nessuno si preoccupa di restituire loro la dignità e il diritto ad avere una casa e una terra? L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM) ci dà numeri impressionanti: 275milioni di persone sono i migranti oggi. Il 3,5% della popolazione mondiale.

Non sta succedendo anche a noi quanto già avvenne meno di un secolo fa con il nazifascismo? Quei profughi non li vediamo. Assuefatti agli slogan di una vita comoda, affetti da miopia grave, non vogliamo vederli. Al Prima gli italiani!non è da poco che gli permettiamo di accompagnarci.

 

Scriveva Martin Niemöller, teologo e pastore luterano, sopravvissuto al campo di Dachau:

Prima sono venuti a prendere gli zingari
Io sono rimasto in silenzio
Perché non ero zingaro.
Poi sono venuti a prendere i comunisti
Io sono rimasto in silenzio
Perché non ero comunista.
Poi sono venuti a prendere gli ebrei
Io sono rimasto in silenzio
Perché non ero ebreo.
Poi sono venuti a prendere gli omosessuali
Io sono rimasto in silenzio
Perché non ero omosessuale.
Quando sono venuti a prendere me
Non c'era più nessuno che potesse parlare per difendermi.

Sono parole dure. Parole critiche verso gli intellettuali tedeschi, indifferenti alle violenze che di volta in volta venivano poste in atto nei confronti dei diversi e degli oppositori al regime. Tanti italiani non erano da meno.

 

È avvenuto, quindi può accadere di nuovo.

Non erano d’un’altra razza le donne e gli uomini della prima metà del secolo scorso. Non venivano da Marte. Né Hitler scendeva dal cielo. Quando nel ’33 venne nominato Cancelliere, aveva ottenuto poco meno del 40% di voti. Alle elezioni. Regolari. Lui istrione, sì. Narciso, sì. Un trattato di psicopatologia. Ma... e tutti gli altri? Dov’erano? Alla ricerca dell’uomo forte che restituisse dignità al popolo tedesco. Dignità!?

Non c’è uomo forte che possa salvare un popolo, una nazione. Solo con la guida di uomini saggi un popolo può camminare con dignità.

 

È avvenuto, quindi può accadere di nuovo. A questo serve il Giorno della Memoria. A ricordare. Perché non accada di nuovo.

 

 

[1] Ho imparato che io sono un Häftling (detenuto), il mio nome è 174517 - P. Levi, Se questo è un uomo