VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

12 dic 2021

Uno sguardo alla civile Europa e ai migranti che sono alle porte

Dum Romae consulitur...

Così si è soliti sintetizzare il pensiero di Tito Livio quando narra della caduta di Sagunto, nel 219 a.C., di fronte all’esercito di Annibale. Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur, mentre a Roma si fanno consultazioni, Sagunto è conquistata. Roma e Cartagine si contendevano il mondo. Ma di fronte alla richiesta di aiuto da parte di quella cittadina, anziché intervenire, Roma si spende in abbondanti analisi e discussioni.

 

E la storia si ripete. Da Roma a Bruxelles. Sono anni che il problema delle migrazioni coinvolge l’Europa. E sono anni che l’Unione Europea si perde in chiacchiere. Chiamate, nobilmente, consultazioni. Intanto donne, uomini, bambini restano bloccati di fronte a muri e fili spinati. O abbandonati a traversate avventurose fatte solo a spese di tante vite umane. Dal Mediterraneo all’Egeo alla Manica.

Il mese scorso i giornali erano pieni di foto, servizi, analisi sulla situazione dei migranti al confine tra Bielorussia e Polonia. Migranti, merce di scambio e di pressione politica. Turchia, Libia e ora Bielorussia. Campi profughi, campi di concentramento. Impossibile perfino visitarli. A una delegazione di parlamentari europei proprio questi giorni è stato impedito di raggiungere i profughi stipati al confine polacco. Conflitti politici giocati sulle spalle di chi si vede costretto ad abbandonare la propria terra nella ricerca di un luogo dove poter vivere.

 

Riusciremo a considerare seriamente il tema delle migrazioni? Temo che tante Sagunto dovranno ancora cadere. Donne, uomini e bambini abbandonati a loro stessi, Stati circondati da muri o filo spinato o blocchi navali (sic!), come certi politici di casa nostra continuano a gridare. Migranti, capro espiatorio, origine e causa di ogni problema. Perfino della diffusione del Covid. Egoismi nazionalistici dice Francesco. Occorre ritrovare “una strada che alle seduzioni dell’autoritarismo risponda con la democrazia, che all’indifferenza individualista proponga la cura dell’altro, del povero e del creato, cardini essenziali per un umanesimo rinnovato di cui hanno bisogno i nostri tempi e la nostra Europa. La comunità europea, raggelata da egoismi nazionalistici, anziché essere traino di solidarietà, alcune volte appare bloccata e scoordinata”.

 

Non so dare soluzioni. Una cosa so per certo: chiudersi in casa non protegge e non salva nessuno. Non chi è fuori. Ma neppure chi se ne sta rintanato nel suo piccolo mondo. Chiusi dentro, l’ossigeno si esaurisce e l’aria si fa irrespirabile. I confini delle nazioni sono linee di gioco costruite nel tempo, quasi fossimo specie diverse, anziché figli della stessa umanità. “Quando le vite umane sono in pericolo i confini nazionali diventano irrilevanti” scrive Elie Wiesel.

 

E non parlo di religione. Di religioni. Volutamente. Perché quello stesso pensiero che porta a chiuderci nei piccoli nazionalismi sta minando anche il loro mondo. Il campo visivo sempre più ristretto riduce perfino queste a categorie divisive piuttosto che a richiamo verso lo sguardo aperto con cui Dio – con qualunque nome lo vogliamo chiamare – guarda l’umanità. Espressione più alta della sua opera.

Benessere, cultura, religione, sullo stesso piatto. Da tutelare e difendere dall’invasore di turno. Assediati dall’onnipresente politico con il rosario in mano, Prima gli italiani! era – è ancora? – come un acufene che ti perseguita giorno e notte. Dagli italiani ai greci ai polacchi ai francesi ai tedeschi agli inglesi... agli europei, il passo è breve. Anzi, il passo è già fatto. Il rumore è lo stesso. Ce lo giochiamo con il vaccino – milioni di dosi in scadenza questo mese congelate nei nostri frigoriferi –, ce lo giochiamo con il nostro benessere da tutelare. Inconsapevoli, no, non inconsapevoli, ciechi di fronte alla responsabilità che ci appartiene per le guerre da cui fuggono tanti migranti, che a noi, commercianti d’armi, fruttano lauti guadagni. Ciechi di fronte all’evidenza che il nostro benessere e il cibo che ogni giorno sprechiamo si nutrono della fame e della miseria di quelle nazioni da cui molti migranti provengono.

 

E noi, europei esportatori della democrazia, civili e ricchi [e cristiani], continuiamo a discutere analizzare esaminare considerare valutare sviscerare il problema delle migrazioni. Dimenticando che nel frattempo al confine della Polonia bambini donne e uomini passano ogni giorno e ogni notte fuori, sotto vento pioggia e neve; bambini donne e uomini sono chiusi nei campi libici o turchi. E noi, io e voi e i nostri governanti nazionali ed europei, ce ne stiamo al caldo dentro le nostre case. O a discutere analizzare esaminare considerare valutare sviscerare nei templi della politica.

Dum Romae consulitur Saguntum expugnatur. Ventidue secoli di storia non possono passare invano.