VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

3 mag 2020

Il fascino dell’arcobaleno, un simbolo antico e ricco di significati

Il promemoria di Dio

È ad esso che questi giorni chiediamo di rappresentare la speranza. La vita.

Le finestre, le strade, gli ospedali, ovunque è in evidenza un arcobaleno che contorna e sostiene le parole Tutto andrà bene. All’arcobaleno affidiamo i movimenti per la pace nel mondo. Con l’arcobaleno rappresentiamo i diritti di chi vive un orientamento affettivo sessuale diverso dalla maggioranza. All’arcobaleno chiediamo di essere simbolo di unione e di fratellanza fra i popoli. Da tempi che sfuggono alla storia ed entrano nel mito, l’arcobaleno affascina l’umanità. Un arco di luce e di colori che collega terra e cielo, e che nessuno può toccare né catturare.

 

Oggi sappiamo che è semplicemente un fenomeno atmosferico. La luce solare che incontra le goccioline d’acqua rimaste in sospensione dopo un temporale, o vicino a una cascata, viene scomposta in lunghezze d’onda differenti che, per la parte visibile all’occhio umano, ci arrivano come i colori dell’iride in una sequenza continua: rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco e violetto. Anche in altre frequenze la luce si scompone, lo spettro elettromagnetico è più ampio, ma in parte rimane invisibile al nostro occhio: possiamo coglierlo solo con gli strumenti della tecnologia (spettrometro).

Un po’ prosaica questa descrizione? Sì. Visto però che non siamo solo scienza, cioè ragione, ma anche poesia, cioè emozione e sentimento, oltre che anima, cioè spiritualità, ritorniamo a guardare i significati che nel tempo, e fuori dal tempo, l’umanità ha visto in un fenomeno così affascinante.

 

Un arco di luce che unisce terra e cielo. È questo il fascino. E il mistero. Sì, mistero. Il greco mystèrion contiene in sé il significato di segreto. Quale segreto nasconde l’arco di luce che ci affascina così tanto da attribuirgli significati tanto vasti? Benessere, pace, risveglio, riconoscimento dei diritti di uguaglianza tra uomini e tra popoli.

Per entrare nelle sue profondità abbiamo bisogno dell’aiuto dei miti. Questi ci accompagnano in dimensioni nelle quali neanche il laboratorio più sofisticato sa entrare. Del resto lo sappiamo: la scienza sa dirci il come di un fenomeno ma, se è buona scienza, sa fermarsi di fronte alla ricerca dei significati che come umani abbiamo bisogno di cogliervi. Significati veri? Non veri? Non è questo il punto. Sono veri quando essi ci disvelano qualcosa con cui abbiamo bisogno di misurarci.

 

Nel mito delle origini, quando ancora la storia non aveva fatto la sua apparizione sulla terra, si racconta di un diluvio che il Creatore, stanco dell’umanità cui aveva dato la vita e pentito per averla messa al mondo guardando tutte le malefatte che questa combinava, decide di mandare sulla terra per dare la morte agli esseri umani. Tra tutti gli uomini però, ce n’è uno che, ai suoi occhi, non merita di morire. È onesto e pio. Così gli dà indicazioni per costruire un’arca dentro la quale rifugiarsi lui, la sua famiglia e, insieme, una coppia di ogni specie animale che abita la terra. Viene il diluvio. Tutti muoiono. Noè, questo è il nome dell’uomo giusto, la sua famiglia e gli animali che erano stati salvati ripopoleranno la terra. È un’umanità nuova. Il Creatore ne è soddisfatto. E alla fine del diluvio pone l’arco di luce tra il cielo e la terra, tra la sua casa e la casa degli uomini. E sarà l’arco di luce – l’arcobaleno – a ricordargli la promessa che ora fa: d’ora in poi non manderà più il diluvio sulla terra. L’umanità, ora rinnovata in Noè, sarà salva e potrà vivere e ripopolare il pianeta. “L’Arco sarà sulle nubi – dice il Creatore –, e io lo guarderò per ricordare l’alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra”. Il suo promemoria. È il libro della Genesi (dal greco ghènesis, origine, nascita) che racconta.[1]

 

È mito. Certo. Non è scienza. Né storia. È qui che, per noi, l’arcobaleno nasce con l’ampiezza del suo significato. Cielo e Terra, queste due dimensioni dell’universo, ora sono in pace. Alleati per la Vita. Al punto che lo ritroviamo in un’altra pagina. Anch’essa né scienza né storia.

È nell’ultimo libro, Apocalisse, cioè Rivelazione (dal greco apo-kalypto, tiro via ciò che copre), che l’arcobaleno ricompare. Nel grande Giorno del Signore «c’era un trono nel cielo... un arcobaleno simile nell’aspetto a smeraldo avvolgeva il trono».[2] Quella promessa, che il Creatore ai primordi della nuova umanità che nasce dal diluvio fa a Noè, ora la troviamo realizzata. È l’alleanza tra cielo e terra a guidare la storia.

 

L’arcobaleno, semplice gioco di luce tra goccioline d’acqua sospese nell’aria, diventa luogo d’incontro e simbolo di alleanza di Vita. Cielo e terra, dimensioni che racchiudono l’Universo nella percezione dell’essere umano, insieme per la PACE e la convivenza tra abitanti del pianeta e tra popoli.

 

[1] Genesi 9,1-17

[2] Apocalisse 4,3