VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

10 nov 2019

Al Senato tutte le destre si astengono sulla Commissione antirazzismo

Vergogna?

Lo confesso: avevo scritto Vergogna! con il punto esclamativo. Poi ho pensato che a gran parte del mondo politico questo sentimento non appartiene. Altrimenti non si sarebbero astenuti in Senato, dieci giorni fa, nella votazione sulla proposta di Liliana Segre, la 89enne sopravvissuta ad Auschwitz, d’istituire una Commissione per il contrasto al razzismo, all’antisemitismo e ad ogni forma d’istigazione all’odio (hate speech). Con notevole nonchalance, del resto, di odio al diverso-da-noi ce ne hanno somministrato dosi massicce, soprattutto nell’ultimo anno e mezzo. Addirittura dai palazzi ministeriali. E, pur fuori da questi, continuano a seminarne. Abili, come la strega di Biancaneve, nell’offrirti una mela dolce, ricoperta con crocifissi e benedizioni e rosari, ma al suo interno colma di sentimenti di odio, di ostilità e di avversione, quando non addirittura disprezzo, verso chi non è dei nostri.

 

Il problema, tuttavia, non è che il solito ex ministro della propaganda continui con il suo linguaggio urlante e irrispettoso verso chiunque non la pensi come lui. Il problema è che tanti suoi colleghi gli si sono accodati, ansiosi tutti di salire sul carro del vincitore. Perché tra gli uomini della politica, stare dalla parte vincente è malattia piuttosto endemica. E non so quanto curabile. O addirittura guaribile. Tutti e tre i partiti, infatti, con la coda fra le gambe, si sono astenuti: Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Il problema più grave è che la maggior parte di noi italiani – a guardare oltre, dovremmo dire, non solo italiani – ci stiamo rivelando con tutta la nostra ingenuità e disattenzione. Incapaci, sembra, di guardare la storia e di ragionare guidati dall’intelligenza della memoria.[1]

Non son passati neppure cento anni da quando i nostri nonni, ansiosi di affidarsi all’uomo-forte al comando, si son ritrovati in pochi anni dalla presunta gloria dell’impero ritrovato alla disfatta e alla distruzione della nazione. E come noi tutto il continente europeo. Né Hitler né il nostro Mussolini sono andati al potere con un colpo di stato. Con prepotenza e presunzione sì, sostenuti però dalla dabbenaggine e ingenuità di chi ne abbracciava idee e progetti.

 

A guardarci bene, sembriamo un popolo di adolescenti. La biologia ci ricorda che solo intorno ai vent’anni il nostro cervello giunge a completa maturazione. Mentre tutte le altre zone di questo organo straordinario sono nella pienezza delle loro funzioni, l’area prefrontale è l’ultima a completare il suo sviluppo. Ed è proprio questa che ci permette di attivare a pieno la capacità di riflettere e di ragionare.

Ma mentre è fisiologico che a 15 o a 18 anni questa capacità non sia pienamente disponibile per un ragazzo o una ragazza, non mi pare altrettanto normale che un’intera nazione, o, a quanto sembra, la maggioranza di essa, non abbia ancora sviluppato né l’organo né le funzioni ad esso associate. A meno che alla parola normale vogliamo restituire il suo significato di concetto statistico: normale è ciò che fa la maggioranza. Normale è come ragiona la maggioranza.

Triste realtà. Ma realtà.

Eppure la maggioranza di noi italiani l’adolescenza l’abbiamo superata. Pure abbondantemente sembra, se è vero che nell’intera popolazione a prevalere è l’età adulta. Da dove nasce allora quest’incapacità a ragionare con la nostra testa e a valutare i problemi nella loro dimensione reale? Dove ha messo le radici quell’aura di paura che sembra guidare pensieri, azioni, ragionamenti, valutazioni? Da quali reconditi anfratti esce il sentimento di odio e di disprezzo nei confronti del diverso? Musulmano o ebreo o disabile o profugo o immigrato?

Stiamo cadendo – meglio, ri-cadendo – nella solita trappola di cercare il capro espiatorio per i nostri problemi. E ha buon gioco il politico che la cavalca. Cento anni fa, i nazisti prima e i fascisti a ruota, avevano individuato la ragione di tutti i mali negli ebrei. Eliminiamoli, pensavano, e il mondo andrà sicuramente meglio. Ci hanno provato. E in gran parte c’erano pure riusciti. Ma il mondo non stava andando per nulla meglio.

 

Oggi la ragione dei nostri mali – così continuano a dirci gli imbonitori in campagna elettorale permanente – sono gli immigrati. Le orde di profughi che, nuovi e moderni barbari, invadono le nostre terre e rubano il pane ai nostri figli.

Come spiegate voi il successo e il séguito che questo pensiero riesce a conquistare? A me non sembra diverso da quello che aveva inquinato le menti dei nostri nonni cento anni fa.

Svegliamoci, popolo di eroi, poeti, santi e navigatori! È giorno fatto.

 

[1] Mentre sto scrivendo i TG ci comunicano che il nostro ex ministro degli interni ha ricevuto proprio adesso la benedizione del Card. Ruini, Presidente emerito dei vescovi italiani, quello dei princìpi-non-negoziabili.