VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

3 feb 2019

La classe politica è lo specchio di noi stessi

Prima... io

Chi non ricorda la matrigna di Biancaneve? E la crisi profonda quando il suo specchio magico le rivela che c’è un’altra, nel reame, più bella di lei. E Narciso? Innamorato così tanto della sua immagine, che non si accorge che l’argine è scivoloso, e nel tentativo di abbracciare quel bel viso che il lago gli pone davanti agli occhi, cade nell’acqua e ci lascia la vita.

È l’eterno problema dell’immagine che ciascuno di noi ha di se stesso. È il vecchio e antico problema con lo specchio. Amico-nemico. Inflessibile, ci restituisce l’immagine che gli mettiamo davanti.

 

Non stiamo vivendo tempi facili nel nostro Paese. Schierati, tipo guelfi e ghibellini. Animosi e esagitati. Vittime di coalizioni. Che sono tutt’altro che alleanze. Perché alleati siamo quando ci scegliamo per fare una cosa insieme, per realizzare un progetto che ci sta a cuore. Coalizzati, invece, quando, pur avendo un progetto condiviso, per restare insieme abbiamo continuamente bisogno di un nemico comune. Un nemico dopo l’altro. Perché se non ne avessimo, verrebbero alla luce le contraddizioni, le ragioni di disaccordo. I motivi di conflitto.

Quando due o più – persone, gruppi, categorie, partiti – continuano a individuare un nemico dopo l’altro per attribuire a lui la responsabilità dei problemi che si devono affrontare (i profughi, i comunisti, i musulmani, i cattolici, la sinistra, la destra, la Francia, la Germania, l’Europa...) non siamo messi bene. Una coalizione simile ha le gambe corte. Ogni coalizione ha le gambe corte. Il giorno in cui quel nemico svanisce e non ce n’è subito un altro pronto per rimpiazzarlo, l’accordo – pardon, il contratto – crolla. E ci ritroviamo in mezzo alla strada.

Abbiamo una classe politica degradata. Povera culturalmente. Incapace di guardare oltre il proprio ombelico. Basta fare un po’ d’attenzione. E vedremo subito che lo slogan che la tiene unita, Prima gli italiani, altro non significa che Prima... io. Ciò che conta è il mio successo. Tutto ciò che faccio, dico, propongo, decido è unicamente per il mio vantaggio. Gli altri? Certo, gli altri. Tutti gli altri. Ma finché servono ad alimentare il mio io. Se sono capaci di guardare con i miei occhi, di pensare con la mia testa, di affidare a me, unica fonte di verità, unico albero del bene-e-del-male, le scelte, le decisioni, gli indirizzi. In altre parole, la loro guida. La guida del Paese.

 

E... la matrigna di Biancaneve e Narciso, con i loro specchi?

Ecco. È qui il punto. La nostra classe politica altro non è che lo specchio che ci restituisce l’immagine di noi stessi. Matrigna o Narciso. Scriveva Salvemini nei primi decenni del secolo scorso: «La classe politica italiana è per il 10% migliore, per il 10% peggiore e per l’80% uguale al Paese che rappresenta». I politici riflettono la società che li ha eletti.

Non mi piace molto questo pensiero. Trovo triste dover riconoscere che essi sono, per l’80%, uguali a noi. E noi uguali a loro. Ma temo proprio che quest’osservazione non sia troppo lontana dalla verità. Certo sta a noi. A me. A ciascuno di noi chiederci da che parte stiamo. Ma onestà vuole che non possiamo non riconoscere che il consenso crescente di cui certi governanti godono altro non è che la dichiarazione che la maggior parte di noi è come loro.

 

I Trump o i Salvini o gli Orban... semplicemente il nostro specchio. In loro ritroviamo la nostra immagine. Non è colpa del suo specchio se la matrigna di Biancaneve deve constatare che non è il massimo della bellezza. Né ha colpa il lago se Narciso, incapace di guardare al di là della propria immagine, vi precipita dentro.

Sono io di parte in queste riflessioni? Sì. Non v’è dubbio. Ma «Noi non possiamo essere imparziali – è ancora Gaetano Salvemini –. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti: cioè renderci conto delle nostre passioni, tenerci in guardia contro di esse e mettere in guardia i nostri lettori contro i pericoli della nostra parzialità. L'imparzialità è un sogno, la probità è un dovere».

Essere intellettualmente onesti, in questo contesto, richiede a mio parere di riconoscere che la maggior parte di noi non è meglio della classe politica che ci governa. E insieme con tutti quegli italiani che non ci riconosciamo nelle scelte di questi governanti non possiamo non vedere che la strada che sta percorrendo il nostro Paese va contro ogni principio di umanità.

 

Se poi vogliamo parlarci tra cristiani, magari anche praticanti, dobbiamo riconoscere che tra noi e il Vangelo, il cuneo si fa sempre più grande. Ama il tuo prossimo come te stesso, come pure Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro[1] va in tutt’altra direzione del tanto acclamato Prima gli italiani! Cioè... Prima io!

 

[1] V. Matteo 19,19; 7,12