VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

7 ott 2018

Riscoprire il senso della Verginità di Maria e di Giuseppe

Scienza e fede, un’armonia possibile (3)

C’eravamo lasciati ricordando che è nell’incontro tra l’ovulo femminile e lo spermatozoo maschile che può nascere una vita. Oggi infatti sappiamo che padre e madre contribuiscono ciascuno per il 50% alla costruzione del patrimonio genetico di un figlio. Alla luce di queste conoscenze riprendiamo la nostra ricerca e le nostre riflessioni.

Quando al concepimento verginale diamo un significato biologico – in esso, cioè, escludiamo l’intervento di un uomo – la scienza si chiede: Gesù nasce da un ovulo di Maria o il suo apporto si limita ad ospitare un ovulo già fecondato che ‘altri’ depone nell’utero di questa giovane donna?

 

Tre ipotesi possiamo considerare.

 

La prima. L’ovulo è di Maria, ma non c’è presenza dello spermatozoo di Giuseppe. È il teologo, qui, che si fa una domanda: qual è il senso di un intervento straordinario di Dio che esclude la parte maschile. Forse che l’uomo, creatura di Dio come la donna, non è all’altezza di generare il Figlio di Dio mentre la donna sì? Diventa difficile giustificare, nel senso di comprendere, una scelta così anomala da parte di un Dio che ci tiene alle sue creature al punto da ritrovare l’immagine di sé nell’essere umano maschio-e-femmina.[1] Quest’ipotesi ci porterebbe ad affermare che Gesù è figlio biologico di Maria, e non di Giuseppe. Ma come uomini (maschi) ci chiederemmo che male abbiamo fatto per essere esclusi da un progetto così grande del Creatore: da un progetto che è il compimento tutta la creazione. Perché il Buon Dio avrebbe escluso metà dell’umanità nella realizzazione di questo suo Disegno di Vita?

 

Una seconda ipotesi. Lo Spirito di Dio depone in Maria un ovulo già fecondato. In questo caso dovremmo dire che Gesù non è figlio neppure di Maria. Lei non sarebbe sua madre, ma soltanto un corpo che accoglie e fa crescere il Figlio di Dio. Di nuovo il teologo: qual è il senso dell’incarnazione se neppure una parte di umanità – l’ovulo materno – è presente in Gesù? Gesù sarebbe solo Figlio di Dio, e non figlio dell’uomo. Eppure continuamente nei Vangeli lui indica se stesso proprio con queste parole, il Figlio dell’Uomo.[2] A evidenziare la pienezza dell’umanità che egli per primo ritrova in sé e che continuamente ci propone.

In entrambe le ipotesi, la scienza parlerebbe di fecondazione eterologa: nel primo caso è il solo seme maschile che non appartiene alla coppia Maria e Giuseppe, nel secondo entrambi i gameti le sono estranei. Non suoni irrispettoso questo linguaggio: incarnazione significa entrare pienamente nella concretezza della carne, cioè dell’umanità. E questo è il linguaggio umano.

 

Una terza ipotesi. In un incontro d’amore un ovulo di Maria e uno spermatozoo di Giuseppe si uniscono e danno inizio alla storia umana di Gesù. Il biologo osserva la normale nascita di un uomo. Il teologo coglie la pienezza dell’incarnazione: Gesù, vero figlio di Dio, è anche vero figlio dell’uomo.

 

Torniamo ora alla domanda di Lucia dalla quale siamo partiti.

Qual è il senso della verginità di Maria e, io ho aggiunto, di Giuseppe?

Io credo che se possiamo oltrepassare la dimensione biologica, riusciamo a coglierne il senso vero e profondo. È il senso della consacrazione della vita di questi due giovani che accettano di entrare nel Progetto di Dio, diventando madre e padre di un figlio. Come tutte le coppie, sì. Ma di un figlio che, pienamente figlio loro, è nello stesso tempo pienamente Figlio di Dio. Sta qui, credo, quel disorientamento che ci arriva dalle pagine di Matteo e Luca quando raccontano di Maria e di Giuseppe agli inizi della loro vita familiare. Come coppia prima e come genitori di Gesù poi.

 

È questa, credo, la grandezza dell’INCARNAZIONE che abbiamo bisogno di cogliere. Gesù, uomo, pienamente uomo, come tutti. E straordinariamente DIO-CON-NOI. Pensiero incomprensibile per la nostra mente, impensabile. Ma è proprio qui il mysterium, cioè il progetto d’amore di Dio per le sue creature, che lo porta a condividere con noi la vita fino a diventare egli stesso una creatura umana.

 

Ecco, come scrivevo due settimane fa, io sono qui, con le mie riflessioni.

Sono consapevole che il tentativo fatto, di racchiudere in poche righe pensieri e domande cui teologi, biblisti e studiosi di altre scienze dedicano tutta una vita di studio e di ricerca, contiene tanti limiti. Magari avremo modo di ritornarci. Chi sa.

Poi però, trattandosi di un progetto che ci trascende – il progetto dell’incarnazione di Dio – mi piace pensare che anche Lui ci mette la sua parte nell’aiutarci a comprendere. E spero che guardi con un sorriso queste tre pagine che con non poca fatica ho provato a scrivere.

A questo punto vorrei salutare voi e Lucia con una domanda: così vista, non pare anche a voi che abbia davvero molto senso parlare di verginità quando guardiamo Maria e Giuseppe?

(3. fine)

(1. Tra scienza e fede)

(2. Scienza e fede in dialogo)

 

[1] Cfr. Genesi 1,27

[2] Nei Vangeli le troviamo ben 82 volte!

 

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A integrazione di questi pezzi v'invitiamo a leggere

Ci siamo persi Giuseppe 2023,   Nazareth, una famiglia da recuperare 2023