VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

18 nov 2018

Per non perderci tra slogan e disinformazione

Il buon senso c’era, ma...

Nella chiesa di sant’Antonio, un giorno di non so quale solennità, un vecchio più che ottuagenario, dopo aver pregato alquanto inginocchioni, volle mettersi a sedere; e prima, con la cappa, spolverò la panca. “Quel vecchio unge le panche!” gridarono a una voce alcune donne che vider l’atto. La gente che si trovava in chiesa (in chiesa!), fu addosso al vecchio; lo prendon per i capelli, bianchi com’erano; lo carican di pugni e di calci; parte lo tirano, parte lo spingon fuori; se non lo finirono, fu per istrascinarlo, così semivivo, alla prigione, ai giudici, alle torture. “Io lo vidi mentre lo strascinavan così, dice il Ripamonti, e non ne seppi più altro: credo bene che non abbia potuto sopravvivere più di qualche momento”.[1]

Così racconta Manzoni in quel capitolo, saggio e tremendo, in cui si ferma a ragionare sugli untori, responsabili, finalmente individuati, della peste che stava decimando la città di Milano.

 

Che vi devo dire? Non sarà molto originale, ma tutto il can-can che ci siamo dovuti sorbire e continuano a somministrarci certi uomini di governo a proposito degli immigrati, che rubano posti di lavoro agli italiani, che mettono in crisi la nostra economia, che violentano e uccidono le nostre donne... mi hanno fatto ritornare alla mente i miei quindici anni quando, con il mio prof di liceo, incontrai per la prima volta I Promessi Sposi. Ecco, mi sono detto, anche noi ci siamo trovati i nostri untori, veri responsabili della decadenza del nostro Paese.

Allora, giovane liceale, mi chiedevo come fosse possibile che persone intelligenti e in grado di ragionare potessero credere a una simile fandonia. Mi bastava, allora, pensare che nel lontano 1600 si poteva anche concedere una credenza del genere: i quattro secoli che ci separavano erano sufficienti a giustificare tanta ingenuità e dabbenaggine.

Ma oggi?

Non sarà che ingenuità e dabbenaggine sono rimaste incistate nelle nostre menti nonostante i quattrocento anni trascorsi? La crescita di consenso nei confronti di certi uomini politici mi porta a pensare che le cisti sono ancora in loco e nessun medico è riuscito a estirparle.

 

Riflette Manzoni: Come accade più che mai, quando gli animi sono preoccupati, il sentire faceva l’effetto del vedere. Parlarne e sentirne parlare era sufficiente perché in fine tutti arrivassero a vederli realmente questi untori. La storia del vecchietto in chiesa che abbiamo riletto insieme è indicativa. E verosimile.

Il fatto è che oggi oltre che parlarne e sentirne parlare, ce li fanno anche vedere. I social e la tv sono grandi mezzi di comunicazione. Preziosi certo. Ma, sappiamo bene, non è difficile che diventino anche grandi mezzi di disinformazione. Che significa informazione pilotata. Ricordava Francesco nella Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: La prevenzione e l’identificazione dei meccanismi della disinformazione richiedono anche un profondo e attento discernimento.[2]

È una costante, per esempio, che i temi immigrazione, criminalità e sicurezza ci vengono somministrati quasi fossero ingredienti di uno stesso piatto. Capitoli di uno stesso libro. Aspetti di uno stesso argomento.

 

Nel Rapporto Caritas e Migrantes 2017-18 ci sono dati che dovremmo riguardare molto attentamente.[3]

Alcuni di questi. In Italia abbiamo poco più di 5milioni di stranieri residenti, pari all’8,5% della popolazione totale. In Europa siamo il 5° paese per numero di stranieri. Il lavoro: tra gli immigrati il 35,4% svolge un lavoro non qualificato; tra gli italiani solo l’8,2. La religione: dei 5milioni, i musulmani sono 1milione e mezzo (28,2%); i cristiani il doppio, oltre 3milioni (57,7%).

 

Guardiamoli i numeri. Magari riusciamo ad affrontare il problema delle migrazioni con un po’ più di calma e, soprattutto, di lucidità. Senza slogan ad effetto e senza bisogno di gridare all’untore non appena uno straniero si avvicina ai nostri confini o è coinvolto in un fatto di criminalità.

Non vorrei che ci ritrovassimo a dover dar ragione al tristemente noto Goebbels, il ministro della propaganda del Terzo Reich, quando insegnava: Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità.

 

Siamo nel XXI secolo. Sappiamo che la peste non la portano gli untori. Conosciamo bene le diseguaglianze e la distanza tra paesi ricchi e paesi poveri. Siamo in grado di aprire gli occhi e far funzionare quel cervello che la natura ci ha messo a disposizione. Guardiamo i numeri. Respiriamo. Diamo ossigeno ai nostri pensieri: chi sa che non riusciamo a ritrovare un minimo di buon senso. E magari anche evitare che valga ancora, ai nostri giorni, l’altra considerazione che Manzoni faceva per gli uomini del Seicento: Il buon senso c’era, ma se ne stava nascosto per paura del senso comune.

 

[1] A. Manzoni, I Promessi Sposi, cap. 32

[2] Giornata comunicazioni sociali, 24.01.2018

[3] Presentato il 28.09.2018