VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

12 feb 2017

Della Vita è la terra e quanto contiene

È mio!

Il numero 8 per i primi cristiani era il numero della Vita. L’8° giorno, il primo dopo il sabato era il giorno della Resurrezione di Gesù. Quindi il giorno della pienezza della Vita. Da un mese a questa parte, però, c’è un altro 8 che dobbiamo guardare. E non è un numero di vita. Anzi.

 

Ricordate la statistica di Trilussa? Da li conti che se fanno / secondo le statistiche d’adesso / risurta che te tocca un pollo all’anno: / e, se nun entra ne le spese tue, / t’entra ne la statistica lo stesso / perché c’è un antro che ne magna due.

Così è infatti: due diviso due fa uno e uno. Anche i nostri bambini lo sanno. Ma quando i numeri diventano più grandi, fare la divisione non è così facile. Soprattutto non è facile accettare certi risultati.

Era appena un mese fa quando dalla Oxfam, l’ong che si occupa di economia sociale, ci arriva una notizia sconvolgente. 8 persone nel nostro pianeta hanno nelle loro mani quanto 3 miliardi e 600 milioni di altri esseri umani, la metà della popolazione mondiale. Non solo. Il 99% delle ricchezze della terra è concentrato nelle mani dell’1% della popolazione.

 

In pieno XXI secolo, civili e colti come siamo, costruttori di una scienza che ci ha liberati dai tanti misteri che hanno accompagnato e spaventato l’umanità per millenni, con una tecnologia capace di competere in velocità col nostro stesso cervello, in grado di scendere sulla luna e di attraversare spazi interplanetari... Siamo arrivati a relazionarci tra noi, figli della stessa terra che ci ospita e ci tiene in vita, con una divisione dei beni che l’uomo delle caverne non avrebbe potuto neanche immaginare. Tanto è assurda. E disumana.

Ma questo è il nostro grado di civiltà. Guardiamoci. Anziché impegnati nel ricercare strade per superare l’attuale iniqua distribuzione delle risorse, ci lasciamo sommergere da voci miopi che sanno vedere solo l’interesse di casa propria – America first! Prima gli italiani! ecc. – da difendere e tutelare con muri e reti di protezione.

 

Ventidue secoli fa un uomo, guardando tutta la fatica fatta per accumulare durante la sua vita, così ragionava con se stesso: Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo, dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è spreco e un grande male. Quale profitto infatti viene all’uomo da tutta la sua fatica con cui si affanna sotto il sole?[1]

Capiterà anche a voi, credo, guardando e ascoltando i bambini che giocano e parlano tra loro, sentire Questo è mio! Questo è mio! No, è mio!... È mio! Quante volte parole come queste escono anche dalla nostra bocca di adulti, e tracimano dai nostri pensieri. Sembriamo come quegli animali che per sentirsi sicuri e liberi da ogni rischio devono marcare il proprio territorio.

 

Più o meno nello stesso periodo in cui Qoelet rifletteva sullo spreco di tanta fatica per accumulare e poi lasciare tutto, un altro, uomo o donna, o forse altri, insieme, cercavano di guardare la vita e il mondo cui sentivano d’appartenere, ampliando il loro campo visivo. E con uno sguardo che cercava di sollevarsi verso il cielo, riuscivano a dirsi: Del Signore è la terra e quanto contiene, il mondo, e tutti i suoi abitanti.[2]

Forse è proprio questo che dimentichiamo. Che niente di quanto esiste è veramente nostro. Neppure la vita lo è. Chi può aggiungere anche un solo giorno al tempo che la vita ci dà? Lo sappiamo, ma rischiamo di volare così basso che ce ne dimentichiamo subito. Sembra spesso un volo rasente terra la vita di molti di noi. E non è facile sollevarci, appesantiti come siamo dall’affanno di accumulare.

 

È mio! Sembra un grido di sopravvivenza. Mentre è soltanto il lamento di chi non sa neppure chiedersi quale sia il senso della sua vita. Cosa ci stia a fare su questo mondo. Per quale ragione la Vita l’abbia chiamato su questa terra proprio adesso, in questo tempo. E proprio qui, in questo luogo.

Eppure quanto sta succedendo in casa nostra, le migliaia e migliaia di persone che devono lasciare la loro terra e qualunque altra cosa, perfino gli affetti a volte, non dovrebbe aiutarci a sollevare lo sguardo? A far risuonare anche dentro di noi quelle parole Del Signore è la terra e quanto contiene, il mondo, e tutti i suoi abitanti? E anche chi sente la parola Signore troppo difficile da pronunciare o da crederla possibile, ha lo stesso bisogno di spiccare il volo e poter dire Della Vita è la terra e quanto contiene, il mondo, e tutti i suoi abitanti.

Chi può vantare il diritto di potersene appropriare a spese di altri?

 

[1] Qoelet 2, 21-22

[2] Salmi 24,1