VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

3 dic 2017

25 novembre: un giorno solo non basta...

Una violenza silenziosa

Nello spazio di tre generazioni 50 milioni di bambine non sono nate solo perché femmine.

Ci dicono i demografi che in natura il rapporto alla nascita tra maschi e femmine è di 105 a 100. In Cina secondo l'Accademia cinese delle scienze sociali nascono 124 maschi ogni 100 femmine. In India i maschi sono 120 su 100. Ed oggi ci si presenta un grande squilibrio demografico, soprattutto in alcuni paesi: la Cina ha un rapporto tra maschi e femmine di 130 a 100; e su 25 milioni di bambini che ogni anno nascono in questo paese, i maschi sono in media 750mila più delle femmine. Errori della natura? No.

In India uno slogan abbastanza diffuso dice: «Paghi cinquemila rupie oggi, ma ne risparmi cinquantamila domani». Le 5mila servono per un’ecografia; le 50mila per la dote di una figlia che si sposa. Il risultato è che in quel paese, nella fascia d’età tra uno e cinque anni, muoiono 100 femmine ogni 56 maschi mentre il tasso di mortalità nel mondo è di 116 maschi ogni 100 femmine. Sappiamo che l’aborto selettivo in India è vietato dal 1994 e in Cina dall’anno successivo. Ma ancora milioni di coppie che vogliono un maschio e non vogliono uccidere le bambine una volta nate, scelgono questa strada.

Numeri, certo. Ma numeri che esprimono una cultura. E non è che in Europa siamo così lontani. Montenegro, Albania, Bosnia, Kosovo, Macedonia sono paesi nei quali l’aborto selettivo è ancora pratica piuttosto diffusa.

 

Perché ne parliamo? Noi nel nostro piccolo possiamo farci ben poco. Ma non possiamo far finta che il problema non esista. E dal momento che ormai viviamo in un villaggio globale, credo sia necessario che il tema venga sempre più alla luce. Anche se non fa parte direttamente della nostra esperienza.

È vero, in Italia siamo già preoccupati della tanta violenza che le nostre donne devono ancora subire da parte degli uomini. Perfino da quelli che un giorno le chiamavano amore mio e che oggi, incapaci di reggere un confronto alla pari, non sanno percorrere altra strada che quella della prepotenza. Che diventa violenza. Impensabile perfino tra gli abitanti della giungla. Ma di questo abbiamo parlato e sentito parlare tanto in questi giorni.

Perché allora fermarci oggi a guardare questi numeri, dal momento che, grazie a Dio, di aborti selettivi nel nostro paese non sembra esservi il problema?

 

Ne parliamo perché non è raro per me incontrare donne, giovani e meno giovani, che, pur adulte, devono ancora riconciliarsi con la vita perché la loro nascita non era quella desiderata. Donne che si sentono sbagliate perché nate al posto di un maschio. Il figlio che, soprattutto nel pensiero paterno, uomo-maschio anche lui, deve trasmettere il nome ai posteri.

Di regine ripudiate perché non in grado di dare un erede maschio al proprio coniuge-sovrano è piena la storia. Di figlie non desiderate e nate solo perché lui, il capo-famiglia, si sarebbe fermato soltanto alla nascita dell’erede maschio è piena la storia di tante famiglie comuni. Né re né regine stavolta.

Delusioni e rimproveri. Accuse alle donne di essere incapaci di mettere al mondo il tanto desiderato figlio maschio non sono solo storia di secoli passati. Sono anche storia del nostro.

Eppure ormai è conoscenza comune, perfino a livello di rotocalchi-pettegolezzo, che nella realtà a far nascere un maschio o una femmina è proprio lui, il maschio di casa. Il re-leone alla ricerca del leoncino-erede.

La biologia ci ricorda che è il suo spermatozoo a definire il sesso del nascituro. È da lui che proviene quel seme che, fecondando l’ovulo della sua compagna, fa partire una vita che sarà di un maschio o di una femmina.

 

Devo dire che di aborti selettivi, in questi anni di lavoro, ne ho visti poche volte, e in genere in famiglie provenienti da altre culture. Ma di figlie non desiderate solo perché femmine ne ho incontrate non poche nelle famiglie di casa nostra.

Non è anche questa una forma di violenza di genere? Certo che può esserci il desiderio di un maschio o di una femmina in due genitori che aspettano un figlio. È normale. È sano. Oggi alla solita domanda se preferiscono un bambino o una bambina, mi sento spesso rispondere che va bene sia l’uno sia l’altra. Ma non è raro che al momento della rabbia e dello scontro riemerga, uscendo fuori da chi sa quale recondito nascondiglio, anche questo tema. Soprattutto da parte di certi uomini.

 

Uomini e donne, entriamo nell’armonia della Natura che nella sua saggezza sa equilibrare tra i generi. I milioni di anni della nostra specie non dovrebbero aiutarci a riscoprire, con altrettanta saggezza, che di essa ci possiamo fidare?