VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

17 dic 2017

In piena agitazione per i regali di Natale

Servirà? Mah...

Certo che se parti già sfiduciato, mi direte, come puoi pensare di innescare in noi fiducia e speranza? Avete ragione. E un po’ mi avvilisce guardare tante persone intorno a me e vederle incapaci di recuperare una scintilla di libertà.

Proprio questi giorni Roma ha visto una manifestazione con un titolo che sembra un gioco di parole:  Più libri, più liberi. Organizzata dalla piccola e media editoria. Gioco di parole, dicevo. Ma nel rispetto di chi abbia coniato questo slogan, mi permetto di entrarci dentro, perché ci intravvedo qualcosa di più. Tra libri e liberi c’è solo una e di differenza. Cosa che per noi che usiamo l’alfabeto latino è del tutto insignificante. Tuttalpiù ci fermiamo ad osservare la genialità della trovata. Ma se proviamo a guardare con gli occhi di una tradizione culturale non lontana dalla nostra, anzi, una delle due radici sulle quali la nostra si è venuta formando, quella ebraica – l’altra radice è il pensiero filosofico dell’antica Grecia –, troviamo che la lettera e ha un significato straordinario. In quell’alfabeto si presenta così: ו (si legge waw). È una lettera che, con il suo andare dall’alto in basso e dal basso verso l’alto, congiunge il cielo e la terra. Così spiega la tradizione.

È qui la libertà. La libertà di unire, in un dialogo costante, l’alto e il basso, la testa collegata al cielo e i piedi ben piantati in terra. La mente e il corpo. E l’anima. Un uomo che legge è un uomo congiunto, in tutte le sue dimensioni. Non dissociato. Un uomo che legge è un uomo che pensa. Che sa unire, congiungere, pensiero e azione. Intelligenza e affettività. È la presenza o l’assenza di quella ו (= e) che fa la differenza. Tra uomo e uomo. Tra l’uomo e la macchina.

 

Ci dice l’Istat che il 60% degli italiani non legge nemmeno un libro all’anno. E la situazione non sta migliorando: negli ultimi sei anni l’Italia ha perso 3 milioni e 300mila lettori. Nel 2016 solo un uomo su tre in un anno ha letto un libro. Meglio le donne: una su due. Le donne leggono più degli uomini. Rispetto ai primi anni 2000, i lettori maschi tra 11 e 14 anni sono diminuiti del 25%. 13 milioni di italiani vivono in comuni senza una libreria. Mezzo milione di ragazzi frequenta scuole prive di una biblioteca.

 

Che succede? Perché numeri così allarmanti?

Un punto vediamo di non sottovalutare. La lettura richiede una capacità di concentrazione e una stabilità di attenzione che confliggono con l’uso delle nuove tecnologie. Qui la lettura è breve, veloce, frammentata. Si passa facilmente e rapidamente da un punto a un altro. Concentrazione e attenzione non sono richieste. Né allenate. I cosiddetti nativi digitali (i nostri bambini e i nostri ragazzi di oggi) che, come visto, leggono molto meno rispetto ai loro coetanei di qualche anno fa, sono immersi e affogati in questa nuova modalità di lettura: breve, veloce e frammentata. Ed è l’unica che conoscono. Neppure la scuola su questo ha la consapevolezza del rischio enorme che le nuove generazioni stanno correndo.[1]

 

E noi? I genitori?

Dieci giorni fa. Anna è a scuola. Dopo due ore manda un messaggio a Gigi: è già la terza fila che faccio: sono sfinita. Dopo qualche minuto: mi è arrivato l’iPhone X (= il nuovo smartphone): sto sbavando! È il ragazzino di quindici anni che scrive alla mamma? No. È il marito che le risponde. Quarantenne e padre dei due bambini. Lei, immersa e affaticata nei colloqui a scuola, stanca dopo due ore di fila e di fronte alle altre due che dovrà fare. E lui? In qualche parte del mondo, immerso e catturato nella frenesia per il... nuovo arrivato. Voi pensate che se gli fosse arrivato un libro, starebbe sbavando (sic) dal piacere di immergersi nella lettura? Oppure se fosse lì con sua moglie ad ascoltare, insieme con lei, gli insegnanti dei suoi bambini, sarebbe così grondante di piacere? Quarant’anni. Il padre. Devo aggiungere altro?

 

Siamo già quasi tutti col fiatone questi giorni. Nella corsa ai regali. E sappiamo bene dove andremo. Oltre ai soliti centri commerciali, affolleremo i negozi di elettronica, paradisi e regno delle nuove tecnologie. Nuovi smartphone e nuovi tablet sono arrivati giusti giusti per Natale. Ce li regaleremo. Li regaleremo. È inutile dirvi (= dirci) di non farlo: tanto non ne scappiamo.

Una cosa però possiamo farla. Pensiamoci. Se regaliamo un aggeggio tecnologico, regaliamo insieme anche un libro. Meglio ancora: se spediamo 100 per il digitale, spendiamo almeno 10 per un libro.

Chi legge un LIBRO è più LIBERO. Perché un libro ti aiuta a pensare. E solo se pensiamo (= se teniamo allenata la nostra testa a farlo) coltiviamo la nostra libertà.


 

[1] La mente e l'anima, Vol. 5, pag. 136, pag. 139