VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

24 apr 2016

Ancora sul tema delle unioni civili e delle adozioni

Chi ascolta il bambino?

(...) Un conto è la regolamentazione delle unioni civili su cui ormai quasi tutti concordano nel riconoscere gli stessi diritti alle coppie dello stesso sesso e un altro conto è riconoscere alle medesime il diritto di avere figli. Non ritengo che i figli siano un diritto ma soprattutto penso che se ci sono diritti in campo da rivendicare, io sto dalla parte dei diritti dei bambini ad avere un padre e una madre.

Certamente due padri o due madri possono dare la stessa quantità di amore di una coppia eteroaffettiva, ma non la stessa qualità, oso dire la stessa diversità di amore che possono dare una madre e un padre, diversità di cui un bambino ha bisogno per sviluppare la propria identità. (...)

Tra tanti ‘soloni’ io coltivo il seme del dubbio che mi porta a scegliere il principio di precauzione in difesa di chi non può esprimersi. Ma la maggioranza, solo in quanto tale e per definizione, ha sempre ragione?

Rosa

 

No, Rosa, non credo che la maggioranza abbia sempre ragione. È il gioco della democrazia, certo, e come tale va rispettato. Ma la maggioranza, come pure la minoranza, ha bisogno di essere informata e uno dei problemi oggi è che rischiamo di andare avanti per slogan (politici) o dogmi (religiosi) piuttosto che facendoci guidare dalla nostra capacità di riflettere e di ragionare. Riflettere e ragionare, ben informati.

Non sono le mode che ci avvicinano alla verità dell’uomo. Né possono farlo dottrine fondate su un’autorità costituita. Laica o religiosa che sia. L’antico ipse dixit (= l’ha detto lui quindi le cose stanno così) non è stato mai d’aiuto nel viaggio verso la conoscenza. Casomai è riuscito ad appesantire le spalle di chi questo cammino cercava, e cerca, di farlo. La verità dell’uomo è così ampia e così ricca che il viaggio per incontrarla, partito già qualche milione di anni fa, credo che avrà bisogno di tutti i milioni di anni che ancora l’umanità ha davanti.

Il principio di precauzione cui lei ci richiama dovrebbe aiutarci in questo viaggio. Da fare con la modestia e l’umiltà di chi sa che può portare sì un contributo a questa ricerca, ma anche che non potrà mai pretendere portare la verità. Tutta la verità.

 

Sul tema del riconoscimento delle unioni civili per le coppie omoaffettive, credo anch’io che sia ormai tramontato il tempo dei dubbi. Due adulti che condividono la vita nell’amore e nel rispetto reciproco, e non recano danno ad altri con il loro comportamento, omo o eteroaffettivi, hanno tutto il diritto a vedersi riconosciuta la loro unione. Sono adulti, quindi due persone alla pari, e come tali scelgono, ciascuno con la propria libertà e consapevolezza.

 

Diverso, invece, è il tema dei figli. I figli non sono ‘alla pari’ con gli adulti. Essi non possono scegliere. Siamo noi a decidere per loro. Decidiamo quando metterli al mondo. E come ce li mettiamo. E, salvo imprevisti che la vita certe volte ci fa incontrare, decidiamo noi anche se un bambino avrà la cura e l’accudimento di una madre e di un padre o se invece uno dei due (o entrambi) non sarà (non saranno) in grado di prendersene cura come un figlio richiede.

 

Ancora. Se la natura ha deciso che per far nascere un bambino servono un padre e una madre, ne siamo forse i padroni per arrogarci il diritto di cambiare questa regola e farcene una a nostro uso e consumo?

Sì, la tecnologia oggi ci permette di far nascere un bambino anche in provetta. Lo possiamo programmare: prendiamo l’ovulo di una donna, lo spermatozoo di un uomo, lo impiantiamo nell’utero di un’altra donna. Poi lo diamo ad altri, i ‘genitori’ che l’hanno progettato. (Non parlo solo di coppie omoaffettive: il 95% di chi ricorre all’utero in affitto sono coppie uomo-donna).

Ma così si costruisce una macchina. Un’azienda fa un pezzo, un’altra un altro, poi un’altra assembla il tutto. Poi un altro ancora, l’utente finale, l’acquista e se ne serve. Ma è una macchina.

E un bambino?

 

Qualche settimana fa le cronache ci hanno parlato della felicità di due padri, uomini pubblici, per la nascita del loro ‘figlio’. Certo, una vita che inizia è un dono del cielo. Ma non possiamo non farci una domanda: qualcuno ha chiesto a quel bambino, e a ciascuno di quei bambini di cui ‘ordiniamo’ la nascita, se è d’accordo nell’essere strappato via da sua madre appena nato? Se è d’accordo di non poter neanche prendere il suo latte, che lo farebbe crescere in modo sano sviluppando quelle difese immunitarie che questo gli assicurerebbe? In un caso come questo poi, sarà d’accordo nel dover vivere la sua vita con... due babbi, sì, ma senza una mamma?

 

Premesso che non basta che ci siano un padre e una madre, comunque siano, perché un figlio cresca bene... anch’io sono d’accordo con Rosa: in amore non è questione di quantità, ma di qualità. E solo un uomo e una donna possono offrire quella diversità d’amore di cui ogni bambino ha bisogno. E a cui ha diritto.