VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

8 feb 2015

Un sistema solare simile al nostro?

Tra scienza e fede. Domande... (1)

In questi giorni ci è arrivata una notizia: Kepler, il nostro occhio lanciato nello spazio cinque anni fa dalla Nasa, ha ‘visto’ un sole con cinque pianeti simili alla terra, distanti da noi 117 anni-luce (vale dire il tempo che la luce impiegherebbe per passare da quella stella a noi): giusto per farci un’idea, i 150 milioni di km che separano la terra dal sole la luce li percorre in 8 minuti e mezzo! Un altro dato sorprendente è l’età di quel sistema solare: 11,3 miliardi di anni. Vecchissimo di fronte a noi: la nostra terra ha ‘solo’ 4 miliardi e mezzo di anni. L’intero universo ne ha circa 13,7 miliardi.

 

Lo so che vi gira la testa con tutti questi numeri. Impensabili per noi che misuriamo il tempo in giorni e in minuti, e le distanze in metri e chilometri. Perché allora tutte queste cifre? Per due ragioni.

Perché di fronte a questi dati mi scopro con sentimenti contrastanti: da una parte mi sento piccolo piccolo, sperduto in uno spazio e in un tempo che non riesco neppure ad immaginare, dall’altra trovo affascinante che la mente umana sia in grado di conoscere e di scoprire realtà che ne oltrepassano di gran lunga i confini.

Poi, questa è l’altra ragione, perché di fronte a dati come questi ci ritroviamo spesso a chiederci su compatibilità o incompatibilità tra scienza e fede. E uso di proposito la parola fede piuttosto che religione: perché quando parliamo dell’uomo e di Dio è questa la parola che ne definisce la relazione. (Ma su questo, tra fede e religione, ritorneremo).

 

Più volte sentiamo uomini di scienza sostenere che tra scienza e fede c’è incompatibilità: perché lo scienziato dubita, il credente no. Così sostengono. La scienza, ogni scienza, procede per domande. E ogni risposta che raggiunge, se è una buona risposta, farà nascere nuove domande. È così che siamo arrivati scoprire Kepler 444 (così abbiamo chiamato quel sole con i suoi cinque pianeti), a conoscere l’età della terra o l’età dell’universo, è così che siamo arrivati a decifrare il nostro DNA. E le mille altre scoperte che giorno dopo giorno, pazientemente, realizziamo.

 

Due domande, allora, dobbiamo farci.

La prima: l’area di ricerca della scienza e l’area della fede sono aree specifiche che procedono su strade diverse, o si sovrappongono, così che le conquiste dell’una o dell’altra rischiano di contrapporsi e di offuscare le reciproche aree di competenza? La seconda: è vero che la fede non è accompagnata dal dubbio, cioè dalla ricerca e dalle domande che la mente umana si pone di fronte alla vita?

 

Nel corso della storia – della nostra breve storia – abbiamo attraversato periodi in cui fede e scienza pretendevano, ciascuna, di avere il monopolio della verità e di considerare i pensieri e le visioni dell’altra subalterni ai propri. La storia dei rapporti tra Galileo e la Chiesa del suo tempo ne è esempio emblematico.

Oggi, almeno nel mondo occidentale, ormai da tempo siamo arrivati a definire con sufficiente chiarezza le aree proprie dell’una e dell’altra. Potremmo dire, utilizzando solo due parole, che proprio della scienza è la ricerca del COME delle cose e dei fenomeni, e proprio della fede è la ricerca del PERCHÉ, cioè del senso e del significato di ciò che esiste.

 

Per restare all’esempio di oggi. Quale sia l’origine dell’universo e come questa sia avvenuta (i tempi e le modalità); quali forze ne regolino la dinamica e il processo evolutivo; come i vari elementi interagiscano tra loro e come si influenzino a vicenda: in altre parole, come funziona la vita (dall’infinitamente grande, l’universo, all’infinitamente piccolo, il mondo subatomico) è la scienza a potercelo e dovercelo dire. Non altri.

 

Ma a quale sia il senso di ciò che esiste, quale il fine (della terra, degli astri, delle galassie, dell’uomo stesso), è solo attraverso una ricerca spirituale che l’essere umano potrà dare una risposta. Che sarà anch’essa una risposta non unica né definitiva per l’intera umanità, né unica o definitiva per tutti i secoli o i milioni di anni futuri.

 

E qui, come vedete, stiamo già individuando una risposta alla seconda domanda che ci siamo fatti: se il dubbio e la ricerca appartengano anche al credente. Anche qui la storia ci viene in soccorso. Da quando l’essere umano ha raggiunto la consapevolezza, ha scoperto il suo bisogno di pensare, e il suo bisogno di credere. Che non significa assunzione passiva di dogmi o di verità imposti da una qualche autorità esterna. Credere significa fidarsi. Della Vita. Affidarsi alla Vita – che molti chiamano Dio, mentre altri questa parola preferiscono non usarla.

Ma tutti, indistintamente, coltiviamo nel nostro cuore una domanda: qual è il senso della vita? Qual è il senso della mia vita?

(1. continua)