VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

19 gen 2014

Fratelli. Una parola proprio difficile

«E disse Caino ad Abele suo fratello». Così è scritto nel capitolo 4 della Genesi. Ma qui il testo si ferma: le parole che Caino avrebbe detto a suo fratello non ci sono. Subito dopo, infatti, continua: «e fu, essendo essi nel campo, e si sollevò Caino contro Abele suo fratello e lo uccise». Questa è la traduzione, parola per parola, dell’originale ebraico.

Gli studiosi della Bibbia si sono immersi in questo testo per cercare di comprenderne il significato, per trovare le parole di Caino. Ma tra Caino e Abele non ci sono parole. Questo è il dramma che lega la ‘prima coppia’ di fratelli. Non ci sono parole. E quando mancano le parole, arrivano i gesti. Le azioni.

 

La psicologia ci dice che le emozioni – che sono la fonte di energia che guida le nostre scelte nella vita – se non trovano le parole per essere dette, si trasformano in gesti, in azioni. Così la sofferenza e il dolore interiori possono diventare sintomi e malattie. La rabbia e il rancore si trasformano in violenza. Il piacere e la gioia cercano gesti e manifestazioni di affetto.

 

Ma torniamo a noi. Perché nel mito biblico delle origini incontriamo una storia drammatica: la prima volta che la morte entra tra gli uomini non lo fa per via naturale, ma attraverso un omicidio. Peggio, attraverso un fratricidio. Un fratello, Caino, uccide suo fratello, Abele. In un altro mito, più vicino a noi, la stessa storia: Roma, che conquisterà il mondo con la sua civiltà e i suoi eserciti, nasce su un fratricidio. Un fratello, Romolo, uccide suo fratello, Remo.

Storie mitiche, certo, ma proprio per questo molto significative. È come se l’umanità nel momento in cui si ferma a cercare le proprie radici non possa fare a meno di trovarle, almeno in parte, in storie difficili, dure, drammatiche. Che sembrano rappresentare la fraternità più come luogo e sorgente di conflitto che come fonte di relazioni e di vita.

 

Dal 1968 il primo giorno dell’anno è dedicato alla PACE. Iniziò Paolo VI. E ogni anno ci viene suggerito un tema su cui riflettere. Quest’anno Francesco dice: «Fraternità, fondamento e via per la pace».

Fraternità. Ma fraternità è una parola assai impegnativa e nient’affatto facile da coniugare. I miti e la storia ce lo ricordano. Ma non solo. Non è esperienza piuttosto comune quella che ci fa incontrare difficoltà e problemi nelle relazioni tra fratelli? Famiglie divise al loro interno, fratelli che non parlano con i fratelli. Figli che coltivano rancori verso i genitori che, secondo loro, fanno preferenze e ingiustizie. Genitori che vedono la famiglia disgregarsi perché un fratello, offeso da una sorella, non le rivolge più la parola.

 

La parola. Ecco la strada che la fraternità ha bisogno di ritrovare. Per vivere essa stessa. E per diventare, così, fondamento e via per la pace. Se possiamo permetterci un parallelismo, potremmo dire così: la PAROLA, fondamento e via per la FRATERNITÀ.

 

Solo qualche settimana fa ci fermavamo a riflettere sulla profonda relazione che lega la parola e il silenzio. E ci dicevamo del grande pericolo che la parola corre quando si trova immersa nel campo delle chiacchiere. Dei pettegolezzi. Una sorta di parallelismo coglievamo con l’inquinamento che la tecnologia ci sta regalando e dentro il quale cerchiamo di nuotare per conservare la nostra salute. Inquinamento, questa volta, fatto di parole vuote, vibrazioni dell’aria che non trasmettono vita né suoni. Ma solo rumore. Inquinamento, appunto.

 

Se vogliamo costruire la pace, passando attraverso la riscoperta della fraternità, abbiamo bisogno di ritrovare la parola. Parola, che è dialogo. Tra fratelli.

Primi fra tutti proprio quelli che ci ha regalato la vita, attraverso i nostri genitori – la parola greca adelphòs (= fratello) indica proprio coloro che hanno condiviso lo stesso utero (delfýs). Parola nell’incontro tra vicini e colleghi di lavoro. Tra amici e familiari. Tra coniugi. Tra genitori. Parola, che è dialogo, tra cittadini appartenenti a partiti politici differenti: perché la differenza è ricchezza e non limite.

 

Parola tra cristiani. Che è, anche qui, ascolto e rispetto delle differenze. Di pensiero, di opinione, di esigenza e desiderio che si muovono tra spinte alla conservazione e ricerca di rinnovamento. Convinti che è solo una la Parola di verità, e tutti abbiamo bisogno di aprire il cuore per ascoltarla e accoglierla. Da Francesco al più piccolo dei fratelli. Nella consapevolezza piena che nessuno può dire di possederla nella sua totalità. Perché ciascuno può coglierne un aspetto, prezioso e ricco. Unico, perfino. E metterlo a disposizione di tutti.

Così la fraternità può diventare fondamento e via per la pace.

Buon anno!