VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

5 mag 2013

Religione e libertà. Un dialogo difficile?

Il dono della libertà

Ancora una volta la realtà supera la fantasia! Allontanati dal Paese perché «troppo belli da… indurre in tentazione le donne». È successo in Arabia Saudita. Mentre partecipavano ad un festival culturale a Riad, tre uomini, un fotografo e due suoi connazionali, sono stati allontanati a forza dalla polizia dopo che le autorità religiose li avevano riconosciuti colpevoli di essere «troppo belli da fare innamorare le donne». Così aveva sentenziato la ‘Commissione per la promozione della virtù e per la prevenzione dei vizi’.

 

Quando venerdì scorso ho sentito questa notizia al telegiornale mi sono detto “No, non è possibile. La solita bufala di qualche giornalista!”. Poi, però, troppe fonti confermavano la notizia. Allora mi sono fermato a pensare e subito due domande sono nate nella mia mente.

 

La prima domanda è molto complessa per la verità. Perché al suo interno ne racchiude un’altra – quindi ci ritorneremo. Mi chiedo quale sia l’immagine della donna che hanno questi uomini di religione. Donne adulte, trattate come fossero delle povere bambine: ingenue, idiote direi, incapaci di guardare e valutare con i propri occhi, incapaci di ragionare con la propria testa. Ancora in pieno XXI secolo si guarda la donna come se fosse un essere inferiore… L’altra domanda – racchiusa nella precedente – riguarda un aspetto sul quale le religioni hanno bisogno di riflettere: chi sa perché anche il ‘potere’ religioso (= il potere di ‘definire’ ciò che è bene e ciò che è male) nelle varie civiltà si ritrova (quasi) sempre nelle mani degli uomini (maschi). Ci torneremo.

 

La seconda domanda ci porta a riflettere su quale sia, oggi, il rapporto tra religione e libertà.

 

Non è una domanda da poco, mi rendo conto, considerando come troppe volte le religioni sono (state) usate dagli uomini di potere per controllare altri uomini, quelli che dal potere sono lontani. Per cultura, per civiltà, per ricchezza, per scala sociale.

Qualcuno di voi ricorderà quel dialogo tremendo che Dostoevskij, ne I fratelli Karamazov, ci fa ascoltare tra il Grande Inquisitore e il suo prigioniero. Ascoltiamone qualche parola.

L’opera dell’Inquisizione, lui sostiene, renderà gli uomini “schiavi e felici”: felici perché schiavi. “Con noi saranno tutti felici e non si ribelleranno più né si stermineranno a vicenda, come facevano ovunque con la tua libertà” dice al prigioniero. “Anziché impossessarti della libertà degli uomini, tu l’hai accresciuta ancora di più… Non v’è nulla di più allettante per l’uomo della libertà di coscienza, ma nulla è altrettanto tormentoso… E noi abbiamo corretto la tua opera, fondandola sul miracolo, sul mistero e sull’autorità. E gli uomini si sono rallegrati di essere guidati di nuovo come un gregge e di vedere il loro cuore finalmente liberato da un dono tanto terribile che aveva arrecato loro tanti tormenti”. Il dono della libertà!

Il prigioniero cui il Grande Inquisitore sta parlando è Gesù di Nazareth. Il Maestro di libertà.

 

Gesù non era uomo di potere: non sacerdote, non scriba (= teologo), ma semplice laico, figlio di due ebrei comuni, anch’essi laici, Maria e Giuseppe.

Ai suoi tempi gli uomini di potere, religioso e politico (i sacerdoti, gli scribi, i farisei), usavano la religione per imporre regole e tradizioni sulle spalle della gente comune. Più volte Gesù parla di loro, e si rivolge a loro, molto severamente: “Legano pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito” (Matteo 23).

Un giorno, poi, alcuni farisei gli obiettano che i suoi discepoli stanno commettendo una grave colpa: è sabato e schiacciano un po’ di grano per mangiare. Un’altra volta è lui, il Maestro, che risponde alla richiesta di aiuto di un uomo paralizzato: ed è ancora sabato. Per gli ebrei il precetto del sabato è il primo precetto, perché esso viene direttamente da Dio. Gli uomini quindi non possono cambiarlo. Ma questo Maestro non è come tutti gli altri e la sua risposta lascia senza parole: “Il sabato è fatto per l’uomo. Non l’uomo per il sabato” (Marco 2,27). Egli sa che l’uomo è figlio di Dio e Sua immagine sulla terra, e qualunque norma o precetto o legge sono buoni solo se sono a servizio del bene degli uomini, se rispettano la loro dignità di persone e la loro libertà di figli-di-Dio. Perché Dio è Amore, non Légge.

 

Dio possiamo chiamarlo con i nomi più diversi. Ogni nome (= ogni religione) può arricchirne la conoscenza. Possiamo essere certi, però, che una religione che non metta la dignità e il rispetto dell’uomo e della donna al centro dei propri insegnamenti non è una religione secondo il cuore di Dio. Non è la strada dove possiamo incontrarlo.