VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

31 mar 2013

Buona Pasqua!

Non è un giorno come gli altri. Né è una festa come tante altre. È Pasqua. Una festa incomprensibile alla mente umana. Meno comprensibile ancora per l’uomo contemporaneo che ha imparato a farsi guidare, nei suoi ragionamenti e nella costruzione delle sue certezze, dalla propria razionalità e dalla capacità di analizzare ‘con metodo scientifico’ ogni affermazione e ogni notizia.

A dire il vero non è proprio né sempre così, ma così ci piace rappresentarci. Così ci piace vederci quando, confrontandoci con epoche e culture passate, guardiamo gli uomini che ci hanno preceduto, con aria di sufficienza, immaginandoli piuttosto creduloni e ignoranti di fronte alle nostre tante conoscenze.

 

Festeggiare la Pasqua significa festeggiare un giorno che ci parla di qualcosa che oltrepassa ogni capacità di comprensione. Un uomo, un giovane trentenne vissuto duemila anni fa in una lontana regione dell’impero romano, condannato a morte, ucciso e sepolto, si risveglia dalla morte. E propone il suo risveglio come strada di Vita per tutta l’umanità. Per tutto il creato.

 

Lo chiamavano Maestro e Signore. Pieno di saggezza, capace di parlare come nessun altro prima di lui aveva fatto. Compiva opere che alimentavano la speranza di chi cercava la liberazione dal dolore e dalla sofferenza. Parlava di Dio come se lo frequentasse giorno dopo giorno, e diceva di Lui che non era un padrone per il mondo e per gli uomini, ma un padre con un cuore di madre.

Ma i potenti di allora, della politica e della religione, non lo sopportavano. E ben presto ne hanno avuto ragione e sono riusciti, senza neanche troppa fatica e con i soliti intrighi del potere, a prenderlo e farlo fuori. Religione e politica, quando si coalizzano, non lasciano scampo. Così, lo catturano.

E i discepoli scappano. Delusi da chi aveva fatto vedere loro la libertà dello spirito, ma proponeva una strada lontana dal potere e dal successo. Il quieto vivere chiede molto di meno.

 

Come si poteva, del resto, restare fedeli a uno che era stato scomunicato dalla religione? Era il capo dei sacerdoti, non uno qualsiasi, a dichiararlo un bestemmiatore, un male-detto da Dio. Chi poteva permettersi di continuare a guardarlo come un uomo di Dio? Una contraddizione insolubile.

 

Tuttavia il progetto di Dio per i suoi figli non può fermarsi. L’amore supera ogni limitazione. È più forte perfino del potere. I sacerdoti, i custodi della dottrina, i politici e i militari, forti dei loro eserciti, non riescono a fermare la Parola di libertà che quel giovane Maestro portava con sé. Lo uccidono. Lo seppelliscono. Sicuri, finalmente, di essersi liberati da una testa calda. Sicuri, soprattutto, di aver restaurato la loro verità e consolidato il loro potere.

 

Ma il disegno di Dio non si ferma. Ed è così che alcune donne, sue discepole, «la mattina presto del primo giorno della settimana, al levar del sole, andarono alla tomba. E quando arrivarono, guardarono e videro che la grossa pietra, molto pesante, era stata spostata. Allora entrarono nella tomba. E piene di spavento videro, a destra, un giovane seduto, vestito di una veste bianca. Il giovane disse: “Non spaventatevi. Voi cercate Gesù di Nazareth, quello che hanno crocefisso. È risuscitato, non è qui. Questo è il posto dove l’avevano messo. Ora andate e dite ai suoi discepoli e a Pietro che Gesù vi aspetta in Galilea. Là lo vedrete, come vi aveva detto lui stesso”. Le donne uscirono dalla tomba e scapparono via di corsa, tremanti di paura. E non dissero niente a nessuno perché avevano paura» (Marco 16,1-8). Poi, però, si riprendono, e portano la Buona Notizia (= il Vangelo) agli altri discepoli. Agli uomini, quelli che al momento della cattura l’avevano abbandonato ed erano scappati.

 

Ancora le donne. Sono loro ad incontrare il Risorto, il Risvegliato. Sono loro che hanno il coraggio di cercarlo. Ed è da loro che Lui si fa trovare. Neanche esse avevano compreso appieno le sue parole, che parlavano di vita e di resurrezione: quella mattina, infatti, pensavano di andare a prendersi cura di un corpo ormai senza vita. Ma gli altri, gli uomini, neanche si muovono. Se ne stanno chiusi in casa, pieni di paura. Il potere appartiene agli uomini e gli uomini o lo rincorrono o fuggono da coloro che lo tengono nelle proprie mani.

Non così le donne. Esse conoscono la forza della Vita. Che permette loro di cercare la verità e di coglierla non appena si presenta. E la forza della Verità dà energia e vigore alla loro voce.

 

Così era nella piccola comunità di Gesù di Nazareth. Dove sono, oggi, le donne nella grande comunità dei discepoli di Gesù (= la Chiesa)? Dov’è, oggi, la loro voce?

Buona Pasqua a tutti. Buon Risveglio!