VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

22 lug 2012

Un'occasione per pensare

Tutti ricordiamo la sorpresa e lo sgomento nell’apprendere dai telegiornali, quattro mesi fa, della morte improvvisa di Lucio Dalla. Oggi lo rincontriamo perché questi giorni la stampa ci ha riportato la notizia che questo grande artista non avrebbe lasciato nessun testamento, quindi il suo patrimonio andrà diviso tra i suoi parenti, eredi legittimi. Niente di strano, certo. Se non fosse che Lucio aveva un compagno con cui da tempo condivideva la sua vita. Lucio e Marco, insieme, erano la loro famiglia.

Possiamo anche pensare che Dalla abbia peccato di leggerezza nel non provvedere a scrivere un testamento che tutelasse il suo compagno. E questa può diventare un’occasione per chi vive in una relazione di coppia non riconosciuta dalle leggi vigenti (= tutti i conviventi non sposati), per non lasciarsi sorprendere da una malattia improvvisa, un incidente o addirittura la morte, senza aver pensato a tutelare se stesso e il proprio compagno (o compagna) di vita.

 

Io credo, però, che questa sia un’ulteriore occasione per riflettere anche come società civile sulla situazione di quelle coppie formate da persone che trovano il completamento di sé nella relazione affettiva (quindi anche sessuale) con una persona del proprio stesso genere. Due uomini o due donne che condividono la loro vita.

 

Per ragionare meglio insieme, richiamo qui due pensieri che c’eravamo già detti in un’altra occasione (Voce del 29 gennaio), stimolati dalla lettera di una nostra lettrice.

Il primo. Nel nostro linguaggio comune noi usiamo abitualmente le parole omosessualità o eterosessualità. In realtà, parlando di esseri umani, dovremmo parlare di omoaffettività o eteroaffettività. Perché una sessualità umana autentica è espressione dell’affettività, cioè della relazione di affetto e di amore che unisce due persone.

Il secondo pensiero. Da oltre mezzo secolo le scienze mediche e psicologiche sono giunte alla conclusione che l’omosessualità non è una malattia e ritengono che non abbia nulla a che vedere con concetti quali devianza, anormalità o patologia. L’orientamento affettivo-sessuale verso una persona del proprio genere rientra semplicemente in una situazione di differenza. ‘Differenza’ rispetto alla maggioranza delle persone.

 

Ora tutti sappiamo che vivere una relazione d’amore è un bisogno naturale di ogni essere umano. Sia uomo che donna. Sia eterosessuale che omosessuale. Così, come la maggioranza di noi ricerca un partner con cui condividere la vita in una persona dell’altro genere, allo stesso modo per chi si ritrova in questo orientamento affettivo è naturale cercare di costruire una relazione d’amore con una persona del suo stesso genere. Una relazione di fedeltà e rispetto reciproci, “nella buona e nella cattiva sorte, nella salute e nella malattia”.

Perché allora come società civile troviamo tanti ostacoli nel riconoscere anche a queste persone (uomini e donne) il diritto di vivere in coppia e di vedersi riconosciuto, con relativi doveri e diritti, questo stato?

 

Alcuni dicono che questo riconoscimento danneggerebbe la famiglia ‘naturale’ fondata sull’incontro tra un uomo e una donna.

Dobbiamo essere onesti, però: non è sotto gli occhi di tutti la grande crisi che la famiglia tradizionale sta attraversando? Di fronte all’evidenza dei fatti, credo proprio che dovremmo muoverci molto seriamente verso un’analisi vera di quanto sta avvenendo. Anche per apportarvi quei correttivi che un fenomeno tanto complesso richiede: correttivi sociali, politici ed economici da una parte, e recupero di valori, quali impegno, fedeltà, rispetto, ecc. dall’altra.

 

Un riconoscimento legale alle coppie omosessuali non ha niente a che vedere con la crisi che la famiglia sta attraversando. Significa soltanto dare dignità giuridica a un diritto ‘naturale’ che appartiene a tutti gli esseri umani: quello di vedersi riconosciuti come coppia, con diritti e doveri ben definiti, per poter vivere serenamente una relazione d’amore tra due persone adulte che si scelgono e si vogliono bene.

Altro discorso va fatto per i figli. Ma di questo parleremo dopo la pausa estiva. Intanto possiamo pensare

Per ora ci auguriamo un periodo di riposo che dia respiro alla nostra anima. E alle nostre giornate. Buona estate!