VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

16 dic 2012

Natale. Chi l'avrà inventato?

Strano, ma è proprio così. Natale è una festa. Meglio, era una festa, perché adesso sembra essere diventato una fatica. Una grande fatica. Regali da fare, cene e pranzi da organizzare, parenti da incontrare, giorni vuoti perché privi dei soliti impegni, vacanze da mettere in programma. Ecc, ecc. Per non parlare, poi, dell’ultima ‘chicca’.

Ma andiamo con calma, facciamo un bel respiro, e guardiamoli questi pensieri che si accavallano nella mente.

 

I regali. Non è una cosa bella e piacevole ricevere un regalo? Bello e piacevole è anche farlo. Significa stare un po’ insieme con la persona cui stiamo pensando, anche se in quel momento non è con noi. Significa parlare con l’altro attraverso un oggetto. Significa ritrovarlo e farsi ritrovare in quella ‘cosa’ che ci rappresenta. Ma doverlo fare, e doverne fare uno dopo l’altro, con in più il timore di dimenticare qualcuno… questo no, questo è tutt’altro che piacevole! Ma che volete? Ci siamo ‘condannati’ a fare così. E con chi prendercela? Ma non siamo noi stessi che ci siamo imprigionati dentro queste ‘usanze’?

Che bello, è Natale! Ma chi l’avrà inventato?

 

Le cene, i pranzi. È bello mangiare con qualcuno cui vogliamo bene e che ci vuol bene. Andare a casa sua o invitarlo a casa nostra. Ma doverlo fare, questo no. Dover fare i conti per non sbagliare, questo non è bello! Dover stare attenti perché se a casa dei nonni paterni ci siamo andati l’anno scorso, quest’anno dobbiamo andare dagli altri. Se no quelli si offendono. E allora giù a ragionare… la vigilia, il giorno di Natale, S. Stefano, il pranzo, la cena – e chi più ne ha più ne metta – tutto da calcolare. Attentamente. Ossessivamente.

Che bello, è Natale! Ma chi l’avrà inventato?

 

Poi ci sono i giorni che passeremo a casa, senza il lavoro che quotidianamente si occupa di riempirceli. Giorni vuoti. Dovrebbero essere di riposo, di sano e piacevole riposo. Finalmente insieme con la nostra famiglia. Macché. Arriva la noia. Arriva il cattivo umore. Ci mettiamo a litigare per la prima cosa storta. “Andiamo a fare un giro?”, “No, stiamo a casa, sono stanca”, “Ma non c’è una volta che fai quello che ti chiedo io!”, “Possibile che non ti rendi conto che ho faticato tutto il giorno per preparare il pranzo e pulire?”. E via di questo passo.

Che bello, è Natale! Ma chi l’avrà inventato?

 

Non parliamo poi della fatica e della sofferenza che accompagnano queste feste per chi ha visto la propria famiglia disgregarsi. Genitori separati, coniugi che non si parlano, famiglie messe a dura prova dal dolore delle perdite e delle separazioni. Bambini contesi: tre giorni con il babbo, tre con la mamma. Qualche giorno fa ho incontrato una coppia, separata già da qualche anno. Lui aveva denunciato l’ex moglie perché il bambino era stato con lei per due Natali consecutivi. Tristezza. Tristezza che accompagna una domanda: chi guarda veramente a quel bambino, conteso e imprigionato tra due genitori che se lo litigano?

 

Ma non è finita. L’ultima ‘chicca’, dicevamo. Fresca fresca. Chi sa, forse temevano che ce ne fossimo dimenticati. I nostri politici! Un vero capolavoro. Un coup de théâtre. Alla voce del padrone, tutti i servi in fila, con la coda fra le gambe. Un regalo davvero… nuovo e originale.

Ma è Natale! Bello, no?

 

In realtà sarebbe proprio bello il Natale. Chi l’ha ‘inventato’ aveva in progetto di farci un regalo. ’Sta volta sì un bel regalo. Il suo regalo è suo Figlio. Per aiutarci a conoscerlo meglio, per aiutarci a ri-scoprire che Lui ci vuole bene. Che vuole il nostro bene. Per invitarci a ritrovare anche noi la strada per costruire il nostro bene. Non più servi e padroni. Ma fratelli.

Che ci è successo, allora? Com’è che abbiamo trasformato un giorno tanto bello in un giorno da incubo? Io temo che sia la solita storia. Ricordate il mito di Adamo ed Eva? Non si erano fidati del loro Creatore e hanno pensato bene di volersi mettere al suo posto. Convinti che, facendolo fuori, sarebbero stati molto meglio. Liberi, finalmente. Ma la libertà conquistata si è rivelata poi soltanto come libertà di accorgersi che erano ‘nudi’. Privi di tutto. Spaventati e soli.

Per fortuna Lui – che non è padrone, ma padre-e-madre – ha ascoltato il suo cuore. E ce l’ha messa proprio tutta. Ha confezionato un bel regalo e ce l’ha mandato. E sul pacchetto ha scritto una parola: PACE. Sapeva bene che era questo il desiderio profondo del nostro cuore – l’ha fatto Lui! E che questa è la medicina di cui abbiamo bisogno per recuperare la nostra salute: un po’ di PACE.