VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

17 giu 2012

Ascoltare i figli...

Noi facciamo tutto per i figli! Quante volte l’avremo sentito dire. E quante volte l’avremo detto noi stessi. O addirittura ce lo saremo sentito dire dai nostri genitori.

 

I figli. È da qualche settimana che ci stiamo girando intorno. Per tentare di guardarli. Per provare ad ascoltarli. Sì, tentare di guadarli e provare ad ascoltarli. Perché tanto spesso siamo pronti a chiedere loro di starci a sentire, ma non so se lo siamo altrettanto nel chiederci quanto noi li stiamo a sentire. Veramente.

 

Due situazioni abbiamo visto nei nostri due ultimi incontri: un bambino travolto nel conflitto tra i suoi genitori separati, e l’offerta di una catena di abbigliamento per bambini gridata all’insegna di uno slogan egoistico e diseducativo.

Due situazioni molto diverse tra loro, ma che dovrebbero farci chiedere se non sia poi una grande bugia quella che ci diciamo quando affermiamo che facciamo tutto per i figli. Perché fare tutto per loro significa guardarli come ‘più piccoli’ e rispettarli nella loro giovane età, e nei bisogni e desideri che li accompagnano nel processo di crescita.

Oggi riprendiamo la prima di queste situazioni: i figli con i genitori separati.

 

Due coniugi che si separano entrano in uno stato di sofferenza talmente alto che rischia di sconvolgere tutto l’equilibrio che, con la maturazione degli anni, sono stati capaci di costruire. Quella capacità di analisi e di riflessione che ci permette di affrontare le diverse difficoltà che la vita ci mette davanti, sembra naufragare e svanire, travolta e annientata dalla conflittualità e dalle accuse reciproche. Ciascuno dei due attribuisce all’altro la responsabilità del fallimento del progetto iniziale, quello che li aveva visti insieme nel loro incontro e per il quale avevano investito le loro energie. E il peso del fallimento rischia di diventare così grande da travolgerli, non solo come coniugi (= come due adulti), ma anche come genitori (= due adulti insieme con i figli).

È molto facile cadere in questa confusione. Coniugi e genitori si perdono tra conflitti e attribuzioni di responsabilità, con il rischio di non riuscire più a vedere i figli e il loro bisogno di conservare un buon legame con ciascuno dei due genitori.

 

Questo è il nodo sul quale è necessario lavorare. Nodo da sciogliere, o almeno da allentare, per non imprigionare in esso chi non c’entra niente con il fallimento di un progetto e con il dolore che questo comporta al cuore dei due che in questa fase hanno bisogno di un vero aiuto professionale per poter superare un momento tanto difficile e doloroso.

Gli specialisti dei consultori (psicologi, psicoterapeuti, consulenti e mediatori familiari, assistenti sociali) sanno molto bene che è proprio questo il loro compito: aiutare i due adulti a contenere nel loro spazio di adulti la conflittualità e il dolore della separazione. Liberando i figli da un peso che essi non possono reggere, perché non appartenendo a loro, non è alla portata delle loro forze.

 

Come fa un figlio a schierarsi con uno dei due genitori, dal momento che schierarsi con uno significa mettersi contro l’altro? I figli hanno bisogno di avere due genitori. Non solo. Ci dicevamo anche che essi hanno bisogno di conservare un’immagine positiva di ciascuno dei due. Chiedere a un figlio di stare dalla parte del padre contro sua madre – o viceversa – è come chiedergli di dividersi in due. Immaginiamo un bambino, o un ragazzo, diviso in due metà: quella di destra contro quella di sinistra. Chi potrebbe sopravvivere a questa divisione?

 

Un bimbo di quattro anni, mentre mi parla dei suoi genitori, dice continuamente “il mio papà” e “la mia mamma”. Gli chiedo: “Perché dici ‘il mio papà’ e non semplicemente ‘papà’?”. Meravigliato per la mia domanda, mi spiega che a casa con il suo papà c’è una donna che però non è la sua mamma, e pure con la sua mamma c’è un altro uomo, ma questo non è il suo papà.

 

Guardiamoli questi figli dei genitori separati: ce la mettono tutta per conservare, nel loro cuore e nella realtà, un rapporto sufficientemente buono con l’uno e con l’altro.

Anche questo significa dirci che i nostri bambini ci chiedono di ‘starli a sentire’!