VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

12 giu 2011

Riscopriamo il respiro (1)

Dopo la pausa sul referendum della settimana scorsa, oggi riprendiamo i nostri incontri consueti. Proviamo ad entrare in un laboratorio dove si studia come funziona il nostro cervello. Per trovarvi una sorpresa. Anche se per gli addetti ai lavori non si tratta propriamente di sorpresa, ma semplicemente di una conferma a quanto già da tempo è abbastanza conosciuto.

 

Due mesi fa il Journal of Neuroscience ha pubblicato i risultati di una ricerca che ha messo in relazione la percezione del dolore e la meditazione. Il lavoro di questi scienziati ha evidenziato come la pratica della meditazione può ridurre la percezione del dolore addirittura fino al 40%. Il risultato è sorprendente, spiegano gli autori dello studio, soprattutto se questo viene paragonato all’efficacia di tanti farmaci antidolorifici che appare essere addirittura inferiore.

 

Non è certo il nostro giornale la sede per entrare nei particolari di questo studio. Proviamo a dirci l’essenziale. Tutti noi sappiamo che quando sentiamo dolore in qualche parte del corpo (ci fa male un piede, una spalla, un gomito, la testa…), lo sentiamo perché gli stimoli che partono da quell’area somatica arrivano al cervello. Lui li elabora e li traduce in una percezione cosciente di dolore. È il cervello che ci dice: “Guarda che ti fa male il ginocchio!”. Se il cervello non ci dicesse niente, infatti, noi non sentiremmo nessun dolore.

Cosa c’entra la meditazione? Ebbene, la pratica della meditazione agisce proprio su quelle aree del cervello che presiedono alla percezione del dolore.

 

Ma che cos’è la meditazione?

Prima guardiamo la parola. L’italiano meditare ha origine dal verbo latino meditari (che in sé significa pensare, riflettere) che nasce da un altro verbo latino: mederi che significa medicare, curare, sanare. Vedete? Magari per qualcuno di voi è una sorpresa, ma dentro la parola ‘meditazione’ troviamo la medicazione, la cura per la salute.

 

Come si fa a meditare? Le tecniche di meditazione sono davvero molte e spesso hanno origine nelle filosofie/religioni che vengono dall’oriente. E se pure le tecniche sono assai numerose, tutte hanno qualcosa in comune: il fermarsi e il porre l’attenzione ad una sola cosa. Possono essere le cose più varie: il nostro respiro, un paesaggio, un’immagine sacra, un oggetto particolare, la fiamma di una candela, un suono, una parola o una frase per noi significativa, una preghiera… e tanto altro. Ma la prima cosa è fermarsi. Questo sì. Fermare il nostro corpo e fermare la nostra attenzione.

 

Non fa parte della vita di tutti i giorni! Pensate a quanto andiamo di corsa, dal mattino quando ci alziamo alla sera quando cadiamo stanchi morti. Correre, correre. Sembra essere la nostra parola d’ordine, la password per sentirci vivi. La pratica della meditazione ci invita a fermarci, per trovare qualche minuto per noi. Per stare con noi. Con noi stessi.

Molte volte sento persone che dicono: “Io non posso fermarmi, cerco sempre di fare qualcosa: se mi fermo, poi mi vengono i pensieri. Allora cerco sempre qualcosa da fare”. Poi, magari, ci lamentiamo che siamo sempre di corsa!

 

Ora, se la parola meditazione ci mette un po’ soggezione o ci fa addirittura paura, proviamo a raggirarla. E uno di questi giorni cerchiamo di trovare dieci minuti. Per regalarceli. Solo dieci minuti. Ma che siano proprio dieci! Che facciamo?

La tv è spenta. Ci mettiamo seduti, comodi: sul divano, su una poltrona, su un cuscino per terra. Dove ci sentiamo meglio. Se ci riusciamo, socchiudiamo gli occhi; se ci dà fastidio, lasciamoli pure aperti, guardando lontano. Con il pensiero andiamo a cercare il nostro respiro. Ascoltiamo l’aria che entra ed esce nel nostro corpo. E ci facciamo cullare dal nostro respiro.

All’inizio non sarà facile: verranno tanti pensieri. Li lasciamo andare e, appena ce ne accorgiamo, riportiamo la nostra attenzione al respiro. Vedrete. Sarà una grande scoperta: scopriremo che il respiro ci accompagna in ogni momento. Non ci lascia mai.

 

In realtà, se ci pensiamo, sappiamo tutti molto bene che la nostra vita è nel respiro. Il respiro è la prima cosa che abbiamo fatto appena usciti dal corpo della mamma, e sarà l’ultima cosa che faremo quando, al momento della morte, lasceremo questa vita.

Certo, sappiamo bene che per vivere abbiamo bisogno anche di mangiare e di bere. Ma se per una qualche ragione non possiamo mangiare un giorno, o anche qualche giorno, non moriamo. Se non possiamo bere, possiamo farcela ugualmente. Ma se non possiamo respirare - non dico qualche giorno, ma addirittura qualche minuto - non ce la caviamo. Nel respiro è la nostra vita.

 

Per questo, incontrare il nostro respiro è la strada maestra per stare con noi stessi.

Ci vogliamo provare? Vedrete, man mano che lo facciamo, sarà una scoperta piacevole. E sarà ‘ossigeno’ anche per il nostro cervello affaticato e stanco per il nostro continuo e ininterrotto correre. Dieci minuti al giorno saranno una grande medicina. Una buona medicina: buona, perché non ha effetti collaterali indesiderati! È tutto e solo benessere.

(1. continua)