VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

3 mag 2012

Alessandro Barban

Presentazione

In un mondo dove la parola subisce l’umiliazione quotidiana e il gioco dell’affabulazione, e ciò che conta non è tanto il ragionamento e la convinzione, quanto la forza imperiosa dell’immagine e dell’opinione; in un tempo dove il dialogo è sempre più visto con sospetto, e ciò che vale è alzare la voce con aggressività, credendo così di avere ragione arrivando fino alla volgarità, risulta sorprendente ciò che fa Federico Cardinali ogni settimana sul giornale della diocesi di Jesi.

Egli scrive, ma il suo scrivere è in realtà un parlare che invita a considerare, guardare e sviluppare qualcosa che sta sotto alle parole. La sua è conversazione intensa, sostenendo ragioni che aprono il cuore e la mente. Non scrive un resoconto di cronaca, non porge un commento politico-economico o ecclesiale, non offre un discorso moralistico… non fa un’omelia. Soprattutto non vuole insegnare da una cattedra! Crea una parità con il suo interlocutore-lettore: come se dicesse: “Guarda, anch’io sono in ricerca come te! Ma considera anche questi aspetti del problema”. Infatti, durante la lettura s’instaura un clima di ascolto e di riflessione, e si comincia ad avvicinare il tema che viene presentato con umanità (è questo il suo segreto!), ed è dentro a questo processo umano che il lettore lascia la sua alienazione esistenziale e si trova a guardare altri punti di vista, e soprattutto ad andare dentro se stesso.

Dio molte volte non viene nemmeno ricordato o evocato, ma quando una persona è portata a ritornare in se stessa, può cominciare a rintracciare in modo personale la presenza divina dentro di lei. Il fatto che Dio non sia chiamato a piè sospinto potrebbe creare un certo sconcerto visto che Federico Cardinali è anche un prete, e da un prete vorremmo che si riferisse alla legge di Dio e ci parlasse di Lui. Ma un Dio senza l’umanità dell’uomo diventa una monade metafisica fredda e incomprensibile. Ricordiamoci che anche nella stessa Bibbia Dio non è mai senza l’uomo, anzi spesso Dio si nasconde, si ritira, perché emerga la sua creatura. E la Sacra Scrittura più che essere un discorso su Dio, è una raccolta di storie umane che fanno esperienza di Dio. Il Dio che si scopre viene fuori da queste storie umane e personali diverse e spesso anche contraddittorie.

 

Ora, chi legge non trova negli articoli di Federico Cardinali – che adesso vengono pubblicati insieme nel loro ordine cronologico – una dogmatica, o tanto meno una visione morale alle quali si deve acconsentire con la mente e con la volontà, ma un’umanità da riconsiderare e rivalutare ripartendo da comprensione, sensibilità e attenzione. La scommessa di Cardinali sta in questo: ritrovare il punto di vista di un’umanità che è stata oscurata e spesso si è ridotta a dei frammenti disumanizzanti, vederne la bellezza costitutiva, ripartire dalle condizioni degli uomini e delle donne di oggi per ritrovare una parola di senso che possa dischiudere il mistero di Dio nella loro vita, e soprattutto motivi di nuove scelte di responsabilità dentro le loro esistenze.

 

Nell’indice ragionato di questi scritti al primo punto sta proprio l’uomo questo sconosciuto. Mi sembra di avere capito che Federico Cardinali manda a tutti noi un forte avvertimento: chi pensa di sapere già tutto dell’uomo – e spesso la chiesa stessa per la sua lunga storia ritiene di saperne già a sufficienza degli uomini – rimarrà alquanto interdetto, perché dovrà fare i conti con la scoperta che l’uomo è ancora uno sconosciuto a se stesso e agli altri. Infatti, la condizione storica attuale, invece di illuminare l’uomo e avviarlo ad una maggiore consapevolezza di se stesso, lo induce a mascherarsi e a disconoscersi: non a vivere se stesso, ma solo ad apparire. Federico Cardinali – anche grazie alla sua esperienza di psicologo clinico – propone una parola di conoscenza, ma non di una gnosi intellettualistica vuota. I suoi sono suggerimenti, come colui che fa un pezzo di strada con te, che scambia una parola autentica, vera, sensibile, e t’invita a fare non la scorciatoia, ma il sentiero più lungo, quello più sicuro per la tua auto-comprensione. Ma l’essere umano non può limitarsi solo alla conoscenza di sé: egli è chiamato anche ad una responsabilità sociale e politica. Non deve rifugiarsi nel privato, sottrarsi alle grandi rilevanze sociali odierne – come il lavoro, la dignità personale di ciascuno, l’accoglienza dell’extracomunitario, ecc. – e non rimanere attivo anche sul fronte del politico. E Cardinali scrive parole coraggiose e lungimiranti su tutti questi temi.

 

La vita in famiglia, poi, diventa un altro luogo di riscontro di questa nuova visione delle cose. L’incontro d’amore con l’altro/a che si realizza sposandosi, vorrebbe realizzare proprio nella famiglia i sentimenti umani e gli ideali di comunione più belli. Ma l’accelerazione quotidiana, la fatica di ogni giorno, l’impegno della relazione reciproca, il lavoro, la nascita dei figli e così via, complicano e impoveriscono, a volte fanno smarrire o perdere del tutto gli ideali iniziali e le promesse fatte all’altro/a. Così subentra il disincanto, l’amarezza e la delusione totale. Invece di amare di più, si comincia ad amare di meno, o non essere più capaci di essere sostenuti da veri sentimenti. Altre volte, Federico Cardinali affronta questioni delicate, esperienze di vita in famiglia difficili, complicate e dolorose. Ma il suo discorso è aperto sempre alla speranza: se ti ri-centri ed entri in contatto con le forze migliori che hai dentro, puoi fare un cammino di guarigione interiore, di cambiamento e di accettazione autentica della tua situazione reale.

 

Altre domande girano attorno a temi decisivi come la vita e la morte. Quest’ultima con il suo pungiglione si rivela come la più temibile nemica dell’uomo, perché non solo ci rapisce le persone care, e sembra non guardare in faccia ad alcuno (bambino o adulto che sia), ma anche ci fa cadere nello smarrimento, nell’isolamento e in una sorta di cinismo pratico. La proposta di Federico Cardinali è di aprire un dialogo con la vita, un dialogo vero che integri anche la morte. Finché si continua a tenere distinte vita e morte come due realtà separate, continueremo a soffrire per la perdita dei nostri cari e degli innocenti tra gli uomini. La morte fa parte della vita, così pure la vita fa parte della morte. Ma Federico Cardinali non cade nell’esistenzialismo come accettazione casuale del nostro destino, e non cede ad un fideismo facile. Se rimaniamo umani, sappiamo tenere aperto questo dialogo con la vita e la morte. Ma non c’è solo la morte biologica, anzi nel corso dell’esistenza la morte si fa presente come fallimento, tradimento, ingiustizia e iniquità. E sono tutte queste manifestazioni di morte che bisogna saper depotenziare e cambiare nel corso della propria storia personale.

 

Ognuno potrà, ovviamente, avvicinare questi testi di Federico Cardinali alla luce delle proprie domande o del cammino di ricerca che sta facendo.

Personalmente ho trovato un grande aiuto negli articoli dove viene affrontato il tema della religione e della spiritualità.

Prima di tutto, mi sembra che la chiarificazione tra religione e spiritualità oggi sia dirimente. Infatti, molti che non sanno riconoscere e decifrare la propria sete di spiritualità, la confondono con credenze e prassi di religiosità che arrivano a modalità idolatriche. La religione fa ancora appello ad un Dio che reclama timore e tremore; suscita superstizioni e false credenze; si rifà a tabù ancestrali; propone un credo bambinesco di Dio. Quando la religione, invece, è sana, può portare e introdurre alla fede, come è successo ai nostri genitori o tanti di noi. Ma oggi la domanda è spesso confusa (si cerca spiritualità e si trovano a volte forme religiose regressive), e ciò che si propone come risposta molte volte è ambigua: si contrabbandano per spiritualità prassi religiose obsolete che invece di liberare lo spirito dell’uomo per andare verso il Dio vero, lo sminuiscono in paure teologiche e in rigidità dottrinali e morali.

 

Ora, il lavoro di Federico Cardinali, la sua scrittura che diventa parola, il suo mettere al centro l’umanità, la sua vicinanza alle persone in difficoltà, la sua fede nel Dio incarnato, morto e risorto, sono il segno per noi di ravvivare la speranza nel novissimum umano-divino che si sta preparando nella vita degli uomini e delle donne di oggi.

 

Eremo di Camaldoli, 27 novembre 2011

 

Alessandro Barban è Priore Generale dei Monaci Camaldolesi