VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

6 giu 2010

In dialogo con la vita (2)

Dopo l’incontro con il medico, di cui abbiamo sentito la settimana scorsa, Maria torna a casa. E’ sola, nella sua macchina. Con i suoi pensieri. Ascoltiamo.

 

[…] Poi, subito dopo aver divorato un piccolo gelato deludente, la risposta è stata uno sguardo verso l’alto: nessuno sa, neppure l’oncologa. Io sono nel palmo delle Sue mani, al riparo. Lui non mi farà del male e mi proteggerà da tutto questo, non può accanirsi perché sa che sono atterrata. Mi ha provata nello spirito e nel corpo, ora mi aiuterà a rialzarmi, mi conforterà, mi darà nuova forza.

Guidando verso casa e il piccolo cimitero dove riposa un mio giovane amico, pensavo che io sono troppo attratta dalla Vita, ne sono innamorata. Mi piacciono le persone con tutte le loro limitatezze, mi piacciono le colline, il mare, i campi di grano, persino le erbacce e i fossi incolti. Mi piacciono le città, anche i piccoli borghi, visitarli e conoscere la loro storia. Mi piacciono le stradine anche quando mi perdo percorrendole. Mi piace insegnare, anche quando è dura e non ne ho la forza; mi piacciono i ragazzi anche quando mi prendono in giro e credono di farla franca. Mi piace la musica, anche quando è rumore ed è altro da armonia. Sono garbata persino con gli errori, pure i miei, e li scuso guardandoli come figli delle mie fragilità. Lecco le mie ferite, osservandole con rispetto, e provo a farle rimarginare. Mi piace il cibo gustoso e succulento (la nutella, il gorgonzola, i formaggi soffici, ecc), il vino buono, ma so anche apprezzare il tè verde o un pasto ‘casto’ (con pane nero, cereali, verdure e cioccolato biologico). […]

 

Amare la Vita, sentire che si è in cammino verso una realizzazione piena del sé mi sembra una ragione valida per chiedere al buon Dio, che non può deludermi e non esserci, di lasciarmi proseguire nel mio cammino e di lasciarmi percorrere i miei passi. Sono così irrisolta, il mio cammino è incompiuto… fatto di tentativi, svolte, retrocessioni… Come posso mollare tutto e abbandonare i miei progetti? Non può portarmi via ora… sarebbe come non amarmi.

È la mia preghiera, a Lui che sa e che conosce ogni angolo nascosto del mio animo. […]

 

Ora la svolta. Scopro ora, in tutta la sua chiarezza, che debbo coltivare il mio orto, amandolo nella sua interezza. In fondo anche per me è una recente acquisizione. Posso comprendere la dott. G., persa nella sua letteratura e nella sua prassi terapeutica.

Cosa significa coltivare il mio orto?

Significa che l’aggettivo ‘bello’ riferito al corpo ha un nuovo significato: implica cura e amore e si esplica in una sana ed equilibrata alimentazione (diverso da digiuno) e nella necessità di muoverlo, agirlo, non racchiuderlo nella dimensione contemplativo-intellettuale…

Significa, soprattutto, che io debbo essere quella che sono. Pienamente e con autenticità, non adeguarmi a ciò che gli altri mi chiedono di essere. Il mio io rischia di frantumarsi in una miriade di variabili, alimentando fragilità, insicurezze, confusione e fantasmi…

Ma il mio io, chi è?

Questa è la domanda alla quale proverò a rispondere con tutta franchezza di qui in avanti, se dai ‘piani alti’ me lo consentiranno… Io mi impegno a non dimenticare la lezione e ad essere di parola, mantenendo la promessa.

Maria S.

 

Molte volte, in questi nostri incontri settimanali, ci siamo detti della necessità di tenere aperta la domanda sul senso della vita. Tenerla aperta, ciascuno con sé stesso. Ci siamo detti che questa è la dimensione spirituale. Una dimensione che appartiene a tutti, credenti e non credenti. Il dialogo con la vita non può chiudersi, pena il ritrovarci imprigionati nell’affanno di una corsa interminabile. Una corsa ad accumulare cose su cose che però, inesorabilmente, si rivela vuota di significato, capace soltanto di alimentare le nostre angosce e il nostro vuoto interiore.

 

La capacità di dialogare con la vita è un dono che la vita stessa fa all’essere umano. Per chi, poi, può permettersi di viverla con uno sguardo religioso, questo dialogo assume le dimensioni della voce dello Spirito che si rende presente nel nostro cuore e ci richiama a questa domanda. Perché sappiamo tenere vigile la nostra anima.

Nel mito della creazione è lo Spirito/Respiro di Dio che rende l’uomo un ‘essere vivente’ (= ‘respiro vivente’ dice il testo originale ebraico). Il respiro di Dio diventa il respiro dell’uomo, il suo spirito diventa il nostro spirito.

 

Due domeniche fa noi cristiani abbiamo celebrato la Pentecoste. Se pure questa parola non ha un gran significato - pentecoste significa semplicemente cinquantesimo (giorno) -, il significato di quel giorno, invece, è davvero grande. Indica il tempo in cui lo Spirito di Dio si incontra nella pienezza con lo spirito dell’uomo che, trascinato e confuso negli impegni del quotidiano, rischia di affievolirsi e di perdersi. Disorientato.

Le parole di Maria, questa giovane donna immersa in un dialogo serrato con la Vita, sono, per noi che le ascoltiamo, un invito forte a tenere aperta la domanda sul senso del nostro essere nel mondo. Ma il mio io, chi è? Lei si chiede. E aggiunge: questa è la domanda alla quale proverò a rispondere con tutta franchezza di qui in avanti.

 

Ancora un grazie, Maria, perché le sue parole sono per noi un insegnamento e un richiamo a restare svegli nel dialogo con la Vita.

(2- continua)