VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

1 mar 2009

Pianeta famiglia

Matrimonio: noi due, una nuova famiglia

Riprendiamo oggi il nostro viaggio sul pianeta famiglia.

Dopo che il tempo del fidanzamento ha completato il suo corso, se l’incontro si rivela un buon incontro, arriva il momento di passare alla fase successiva del ciclo vitale: il matrimonio.

Qui, in realtà, ai giorni nostri, si apre subito una questione: matrimonio o convivenza? Ma prima di entrare in questa domanda (ne parleremo la prossima volta), facciamo alcune riflessioni che possono accompagnarci nella comprensione della novità di questo momento.

Perché, che si decida per il matrimonio o per la convivenza, c’è una cosa che immediatamente cambia nella vita di queste due persone e delle loro famiglie: da oggi essi non vivono più ciascuno nella casa dei propri genitori, ma vanno ad abitare nella stessa casa. In una casa condivisa. Questo passaggio segna un grande cambiamento.

 

Ora la famiglia siamo noi due. Le famiglie d’origine ci sono sempre, negli affetti e nella realtà, ma loro sono le famiglie d’origine, quelle in cui siamo nati e cresciuti per tutti questi anni. Ora la famiglia siamo noi due. Una nuova famiglia.

E’ la realizzazione di un sogno, di un progetto condiviso. E’ come partire per un viaggio. Non sappiamo ancora bene dove ci porterà. Non possiamo saperlo, perché è il viaggio della vita. Sappiamo, però, con chi lo stiamo facendo. Siamo in buona compagnia: io con te e tu con me. Noi due. Che ci siamo scelti. Questa è la fonte alla quale attingere quell’energia necessaria per costruire nuovi equilibri nella nostra relazione.

 

Perché parliamo di nuovi equilibri? Qualche esempio per capirci.

 

Fino a ieri, dopo un tempo passato insieme, anche una giornata intera, la sera ciascuno tornava a casa sua. Se la giornata era stata buona, sentivamo il dispiacere di lasciarci. Ma se la giornata era stata così e così o addirittura carica di tensioni, tornando a casa, la sera, ciascuno si ritrovava da solo, nella propria camera, con sé stesso. E questo tempo di solitudine e di silenzio, con i nostri pensieri, diventava un tempo utile per riflettere, e per trovare la strada per allentare e sciogliere la tensione. Ora, invece, siamo tutti e due qui, nella stessa casa. Andremo a dormire nella stessa camera. Come ce lo giocheremo? Riusciremo a ritrovare quel silenzio, fatto di riflessione, necessario perché il dialogo possa continuare a crescere?

 

Un’altra novità. Fino a ieri eravamo ospiti in casa dei nostri genitori. Ospiti. Nel senso che la gestione della casa, le spese, le faccende, i pranzi, le pulizie… tutto era sulle loro spalle. Nel bene e nel male. Ora il cambiamento è radicale. Da oggi la nostra casa è sulle nostre spalle.

Nostre… di chi? Perché questo diventa il problema. Chi fa che cosa. Le spese, le pulizie, i pranzi e le cene, la lavatrice, il ferro da stiro… E’ scontato? Magari fino a qualche tempo fa lo era: lui lavorava fuori e lei stava in casa, quindi tutto ciò che faceva funzionare la casa era compito suo (= di lei).

E oggi? Oggi tutti e due svolgiamo un lavoro fuori casa. Logica vorrebbe, quindi, che anche i lavori in casa vengano con-divisi. Ma… la logica è una cosa, la realtà, spesso, è un’altra! Non vi pare? Perché tanti nostri ragazzi (= maschi) sono stati cresciuti con l’idea che le faccende di casa ‘è roba da donne’. Non è questo il modello che noi genitori, cinquantenni o sessantenni, abbiamo passato ai nostri figli (e alle nostre figlie)? Solo un esempio: la camera. Quante volte i genitori (= le madri!) si lamentano che i figli lasciano tutto in disordine. Anche i figli grandi. Ma se in casa ci sono due figli, non succede che le richieste sono differenti? A lei viene insegnato che deve imparare a rimettere a posto le sue cose, a rifarsi il letto, a preparare il pranzo, a sparecchiare e apparecchiare la tavola, a cucinare, ecc. E a lui? Eh, ma lui è un maschio! Lui da grande dovrà lavorare, ti pare che deve imparare a pulire la cucina o a rifarsi il letto?!

Bene! Si fa per dire! E come la mettiamo adesso? Fino a ieri c’erano i genitori. E da oggi in poi?

Anche qui: costruire un nuovo equilibrio. Una relazione che sia capace di esprimere rispetto, l’uno per l’altro, nella reciprocità. Nella condivisione del lavoro e nella condivisione della casa. Ciò che non so fare posso impararlo. A meno che io pensi che nei cromosomi di una donna ci sono iscritti la lavatrice, il ferro da stiro, la cucina, l’aspirapolvere, sapere cosa serve che ci sia nel frigo, e tante altre cosette di questo genere… I cromosomi! Quanti maschietti, anche giovani e ‘moderni’, la pensano così! Dalla mamma alla moglie. Loro, poverini, ‘lavorano’ e la sera sono stanchi! E lei non lavora? Sì, ma lei… è una donna!

Ragazzi, diamoci una svegliata! Non vi pare che è ora… anche scossa? Ragazze, anche voi però…

Se è vero che ‘chi ben comincia è a metà dell’opera’, chi non dovesse cominciare ‘bene’ (= con una con-divisione sufficientemente buona) dove andrà a finire?

 

Solo qualche esempio e qualche pensiero che ho voluto condividere con voi, pensando al matrimonio. Per dire quanto sia grande il cambiamento che, vivendo insieme, abbiamo portato nella nostra vita e quanto sia necessario lavorare insieme per costruire un nuovo equilibrio.

 

Anche per dire, però, che non dobbiamo spaventarci di fronte alle difficoltà che la vita insieme ci metterà davanti, giorno dopo giorno. Sappiamo di avere una grande risorsa, naturalmente: il piacere di condividere, finalmente, la nostra vita. Di poter stare, finalmente, insieme. E con tutto il tempo per noi due. Da soli! E’ il desiderio che diventa realtà. Ed è proprio a questo desiderio che possiamo attingere per costruire la nostra casa.