VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

20 dic 2009

La nonna di Gesù

«Gesù, il figlio di mia figlia, venne al mondo qui a Nazareth nel mese di gennaio. E la notte in cui nacque si presentarono uomini da Oriente. Erano in viaggio per l’Egitto, e transitavano per Israele con le carovane dei Medianiti. E poiché non avevano trovato posto alla locanda, cercarono alloggio nella nostra casa.

Io diedi loro il benvenuto e dissi: “Stanotte mia figlia ha dato alla luce un bambino. Sono certa che mi perdonerete se non vi offro tutti i servigi che son dovuti a degli ospiti”.

Mi ringraziarono di aver dato loro riparo. E dopo che ebbero cenato, mi dissero “Vorremmo vedere il bambino”.

 

Ora, il figlio di Maria era bello a guardarsi, e anche lei era bella.

E quando i persiani videro Maria e il suo bambino, presero oro e argento dalle loro borse, e mirra, e tutto deposero ai piedi del piccolo.

Poi si prosternarono a terra e pregarono, in una lingua strana che non comprendemmo.

E quando li condussi alla camera preparata per loro, camminavano come in timore e reverenza di ciò che avevano visto.

Quando venne il mattino partirono. E dissero: “Il bambino non ha che un giorno, eppure noi abbiamo visto la luce del nostro Dio nei suoi occhi e il sorriso di Dio sulla sua bocca. Proteggetelo, vi preghiamo, affinché lui possa proteggere tutti noi”.

E dopo queste parole, montarono sui cammelli e scomparvero alla nostra vista.

 

Ora, verso il suo primo nato Maria mostrava più meraviglia e stupore che gioia.

Lanciava lunghe occhiate al suo piccolo, poi volgeva il viso verso la finestra e si perdeva a fissare le lontananze del cielo, come se contemplasse una visione.

 

E si stendevano valli tra il suo cuore e il mio.

 

E il bambino crebbe, in corpo e in spirito, ed era diverso dagli altri bambini. (…)

A volte, quando lo portavo a letto, diceva: “Di’ a mia madre e agli altri che dormirà solo il mio corpo. Il mio spirito rimarrà con loro, finché il loro spirito giungerà al mio mattino”.

E molte altre meravigliose parole diceva quand’era fanciullo.

Ma sono troppo vecchia per ricordare.

 

Ora mi dicono che non lo vedrò più. Ma come posso credere a quello che dicono?

Io lo sento ancora ridere, lo sento ancora aggirarsi correndo per la casa.

E ogni volta che bacio la guancia di mia figlia, il profumo di lui mi torna al cuore. E sembra che il suo corpo venga di nuovo a colmare le mie braccia.

Ma non è strano che mia figlia non mi parli del suo primo nato?

A volte il mio desiderio di lui è più grande del suo, così mi sembra. Lei rimane immobile dinanzi alla luce del giorno, come un’immagine scolpita nel bronzo, mentre il mio cuore si scioglie e scorre in mille rivoli.

Forse lei sa qualcosa che io non so.

Vorrei che potesse dirlo anche a me.»

 

* * *

 

E’ Khalil Gibran, un poeta libanese, che fa parlare Anna, la mamma di Maria di Nazareth, con queste parole. Le parole di una nonna.

 

Ho pensato che in questo Natale possiamo guardare, in modo speciale, i nonni. E fare loro i nostri auguri.

Che strane figure i nonni!

A loro è richiesto di esserci. Con i figli e con i nipotini. Ogni volta che ne abbiamo bisogno. Poi, però, si devono fare da parte.

Tante volte non possono neanche dire i loro pensieri. Eppure con i loro pensieri hanno guidato la nostra crescita.

A loro chiediamo di essere pronti, quando servono. Poi, però, devono essere altrettanto pronti a ritirarsi, quando lo vogliamo noi.

Quante volte succede che, giovani genitori, abbiamo paura che i nostri bambini si affezionino a loro. Che si avvicinino troppo. Come se i figli potessero dimenticare i loro genitori!

Possiamo chiederci: noi, che oggi siamo i nuovi genitori, ci siamo dimenticati di loro? Perché allora quelle crisi di gelosia nei loro confronti, quando il nostro bambino corre fra le loro braccia? Non sono quelle le braccia che hanno accolto noi bambini e che, oggi, ritroviamo sempre pronte ad accoglierci quando ne abbiamo bisogno?

 

Il Natale è la festa dei bambini, diciamo. Fidiamoci dei nonni - che poi sono i nostri genitori. Essi alimentano la felicità dei bambini.

Diciamo loro un Buon Natale! Di cuore. E con tanta gratitudine.