VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

31 mag 2009

In casa dei genitori

Sono la madre di un ragazzo di 24 anni. Da un po’ di tempo nei fine settimana la sua ragazza resta a dormire a casa nostra, in camera con lui. Altre volte è lui che va a dormire da lei. Questa cosa non mi piace, perché ci toglie la privacy in famiglia. Anche se a lei siamo affezionati, è pur sempre una persona estranea alla famiglia: non ci può essere con lei la stessa confidenza che c’è tra noi, non so, andare al bagno la mattina o girare per casa con il pigiama… Poi c’è un’altra cosa che mi disturba. Questa è casa nostra, non è la loro casa, non mi piace che vivano la loro intimità a casa nostra. L’ho detto a mio marito, ma lui non sa che dire. Mio figlio dice che oggi ci fanno tutti e che solo io la faccio tanto difficile. Lei che ne pensa? Sono esagerata? Oppure sono troppo vecchia per capire i giovani di oggi?

Manuela F.

 

Gentile Manuela, non credo proprio che lei sia troppo vecchia o esagerata se questi sono i suoi pensieri. E’ vero che oggi sono molti a fare come suo figlio. Ma, lo sappiamo bene, non è che una cosa diventa buona o indice di buona salute perché tutti fanno così. Pensi se tutti ci mettessimo a rubare o a mangiare così tanto da diventare obesi: non per questo rubare diventerebbe buono, né essere obesi sarebbe segno di buona salute!

 

Sono molti i giovani che vivono il periodo del fidanzamento provando a condividere qualche giorno e qualche notte (in genere i fine settimana) nella casa dell’uno o dell’altro per poi ritornare, gli altri giorni, a casa propria. Che poi, in realtà, è la casa dei genitori.

 

Che significato ha questa scelta?

Il primo aspetto che possiamo osservare è che questo modo di vivere la relazione di coppia ha tutti i caratteri di una scelta che non è una scelta. Si ha l’impressione che l’unica ragione stia nel fatto che così facendo si ha la possibilità di fare un po’ di sesso nella sicurezza del proprio letto. Sembra duro dire così, ma è difficile trovare altre ragioni. Quando lo chiedo - a quei giovani che incontro nel mio lavoro - non mi sanno dare altre ragioni, se non quella che “ci piace andare a letto insieme”. E quando chiedo cosa ne pensano i genitori, o mi guardano come se una domanda di questo genere non dovesse neanche essere posta, o mi sento rispondere che loro (i genitori) “così stanno più tranquilli”.

 

Questa nuova ‘usanza’ dovrebbe, a mio parere, farci fare almeno un paio di riflessioni.

La prima (l’altra la rimandiamo alla settimana prossima). I nostri giovani non riescono a mettersi nei panni dei genitori e i genitori non sanno essere esigenti, cioè rispettosi, verso i figli. Provo a spiegarmi.

 

I figli non riescono a mettersi nei panni dei genitori. A loro sembra tutto dovuto. E non pensano che la casa che abitano non è la loro casa, ma la casa dei genitori.

Tutti noi, giovani o adulti, abbiamo chiamato la casa in cui siamo nati ‘casa nostra’. In realtà quella era, ed è, la casa dei nostri genitori. Lì siamo, o siamo stati, ospiti. Ospiti graditi, anzi, graditissimi. Ma pur sempre ospiti. Magari non ci riflettiamo, ma basterebbe fare una considerazione. Quale genitore si augurerebbe che suo figlio restasse sempre a casa con lui? Un figlio, una figlia, che dovesse restare per sempre nella casa con i genitori sarebbe una persona infelice, una persona che non riesce a realizzare quel minimo di autonomia necessario per condurre una vita propria. Per prendersi la vita nelle proprie mani.

 

Torniamo a noi. Mettersi nei panni dei genitori significa provare ad ascoltare il disagio che può provocare nei genitori, due adulti, certi nostri comportamenti come figli. Portare a letto la propria ragazza (il proprio ragazzo) nella loro casa è uno di questi. Di fatto è un’invasione e un non rispetto verso quegli aspetti della vita privata che ogni famiglia ha bisogno di mantenere.

 

Dall’altra parte, però, come genitori, dobbiamo dirci che molto spesso non sappiamo essere esigenti con i nostri figli. Esigenti. Cioè rispettosi. Insegnare ai figli a rispettare gli spazi altrui significa trattarli con grande rispetto. Assumerci la responsabilità di chiedere loro di rispettare i nostri spazi significa voler loro molto bene. I figli hanno bisogno di comprendere che i genitori sono più grandi, hanno le loro abitudini di vita, hanno il pieno diritto di vivere nella loro casa con tutta la loro libertà.

 

Perché abbiamo paura di dare ai nostri figli delle regole di vita civile? Cos’è che ci frena? Non sarà che, per essere ‘moderni’, non sappiamo più dare regole di comportamento neanche a casa nostra? Anche questo fa parte dell’educazione dei figli, cioè del prendersi cura della loro formazione umana.

 

Dicevo poi di un’altra riflessione: oggi andiamo tanto di corsa, troppo. Anche nelle relazioni affettive e nel modo di vivere la sessualità. Ma di questo ne parliamo la settimana prossima