VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

5 apr 2009

Il digiuno, un bisogno dell'anima

Cos’è il digiuno? E cosa c’entra con la psicologia? Proviamo, oggi, a partire da un altro versante, anch’esso, come la psicologia, attento all’uomo e, nello stesso tempo, frutto della sua riflessione: il versante delle religioni.

Tutte le religioni prestano un’attenzione particolare alla pratica del digiuno. E ce la propongono definendo dei momenti particolari, come tempi forti da vivere, rompendo la routine del quotidiano. Non solo il cristianesimo, l’islam, il buddismo, per citare quelle più conosciute da noi. Ma anche in quelle religioni meno diffuse o più lontane dal nostro pensiero occidentale, se le guardiamo con attenzione, troveremo momenti e tempi particolari in cui viene proposto/richiesto un tempo per il digiuno.

Per noi cristiani i giorni di questa settimana sono un tempo forte: essi ci riportano agli ultimi giorni della vita di Gesù di Nazareth su questa terra. In particolare il giorno della sua morte, il venerdì santo, è un momento che siamo invitati a vivere facendo digiuno.

 

Dire digiuno ci fa subito pensare al cibo, alla privazione dal cibo. Procurarsi il necessario per mangiare è stata la prima attività dell’uomo ed è la prima attività di ogni essere vivente. Dagli organismi più semplici a quelli più complessi. Mangiare è una necessità. Una necessità per vivere. Perché allora l’invito a digiunare? E che senso ha dire che il digiuno è un bisogno dell’anima?

 

Guardiamoci, dopo aver fatto un buon pranzo. Magari quello delle feste. Con lo stomaco pieno. E’ esperienza di tutti, credo, che lo stomaco pieno appesantisce la mente. La medicina ci spiega anche il perché di questo ‘strano’ fenomeno. Lo stomaco e i suoi diretti collaboratori richiedono più energia per il lavoro che devono svolgere, così il sangue vi affluisce in maggiore quantità, lasciando un po’ più scoperto un altro organo, pure importante: il cervello. E la nostra mente è meno attenta, possiamo dire ‘meno sveglia’: i nostri pensieri rallentano, quando non si fermano del tutto e… ci addormentiamo! Tutto questo è naturale. E sano.

Lo sappiamo così bene, che quando dobbiamo fare un lavoro particolarmente importante, conoscendo appunto come siamo fatti, cerchiamo di ‘tenerci leggeri’. Non diciamo così? Il nostro stomaco, alleggerito da un pasto frugale, non richiede tanta energia e il cervello può disporre di tutto l’ossigeno che gli serve. E la nostra mente può respirare.

E se respira la mente, la nostra anima può sorridere…

 

Ecco l’energia del digiuno. Non appesantire il corpo. Donare leggerezza alla nostra mente. Per ridare le ali alla nostra anima.

 

Ma quale digiuno per l’uomo contemporaneo?

 

Certo, il primo digiuno è quello che possiamo fare astenendoci dal cibo. Ma non è solo questo. Oggi, lo sappiamo bene, ciò di cui ci rimpinziamo non è solo quello che mettiamo in bocca.

Qualche esempio, per capirci.

Il digiuno dalla televisione. Tutto il giorno questa macchina riempie di chiacchiere la nostra casa e le nostre orecchie e il nostro cervello. In fondo, così facendo, ci tutela perfettamente dal ‘pericolo’ (!) di stare un po’ con i nostri pensieri. Pensate cosa sarebbe un giorno di libertà dalla televisione! Una serata trascorsa con la nostra famiglia. Magari parlando un po’ tra noi, per riscoprire che sappiamo anche farci compagnia.

Digiuno dal telefonino. Uno strumento utile, sì, ma anche un attrezzo che ci segue ovunque. In casa, per strada, in macchina, al lavoro, di giorno, di notte… dovunque e sempre. Sembra una protesi o un’appendice del nostro corpo. Cosa sarebbe un giorno in cui lo teniamo spento! Un giorno in cui non mandiamo neanche un sms. Pensate ai nostri ragazzi. Ai nostri bambini – ai quali abbiamo già regalato il telefonino prima ancora che sapessero leggere e scrivere. Aiutiamoli a vivere una giornata senza l’ossessione di tenerlo vicino, di dover guardare ogni momento se qualcuno ha chiamato o se è arrivato qualche messaggino. Aiutiamoli a stare un po’ con loro stessi. E con noi.

Digiuno dalle chiacchiere. Stiamo con gli altri, ma non li vediamo. E parliamo, parliamo, parliamo. Senza ascoltare né ciò che diciamo né, tantomeno, ciò che dicono gli altri. Lo diciamo a mo’ di proverbio: apriamo la bocca e le diamo fiato!

Digiuno da internet. YouTube, facebook, chat. Di tutto, di più. Entriamo in casa. Una cena ingurgitata con gli altri della famiglia, tv accesa (così non corriamo il pericolo di doverci parlare), poi di corsa al pc. Dobbiamo incontrare gli amici… Incontrare? Ma chi incontriamo se ce ne stiamo da soli, con gli occhi fissi sul monitor, totalmente estraniati da chi vive a tre metri da noi, nella stessa casa?

Digiuno dal bisogno di imporre le nostre idee. In famiglia, con i colleghi al lavoro, con gli amici. Pensate a chi fa politica, a chi scrive su un giornale - come sto facendo io in questo momento - o tiene una conferenza o partecipa a qualche spettacolo in televisione. Quanto siamo pieni delle nostre idee, convinti che queste e solo queste sono quelle giuste. E chi la pensa diversamente da noi è fuori strada. Abbiamo così rimpinzato la nostra testa che non c’è più posto per ascoltare: per accorgerci che la Verità è tanto più ampia delle nostre piccole menti.

 

Digiuno. Una parola antica quanto preziosa. Ma una parola che rischia di essere vuota per noi che viviamo nella società del benessere. Grazie a Dio qui tutti abbiamo di che mangiare. E tanto di più. Ma, pieni di tutto e appesantiti da quanto vogliamo accumulare, corriamo il rischio di non saper più guardare chi siamo e come stiamo investendo la nostra vita.

 

Riscoprire il digiuno. Per la salute della nostra anima. E, in ultimo, in spirito di solidarietà con chi il digiuno non sa neanche cosa sia, perché non sa cosa significhi poter mangiare tutti i giorni…