VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

26 lug 2009

Da buoni coltivatori… (2)

La settimana scorsa, parlando in merito a certi comportamenti dei nostri politici, ci siamo fermati a riflettere sul rapporto che lega loro a noi e noi a loro. Se li abbiamo eletti, ci dicevamo, significa che in qualche modo ci sentiamo da loro rappresentati. Nei valori, nelle scelte, nel modo di vedere la vita sociale (e personale?). Ci dicevamo che essi, in fondo, sono un po’ come i frutti di un albero. E quest’albero siamo noi. Noi italiani.

E con questa immagine nella mente, c’eravamo lasciati con una domanda: se i nostri politici sono il frutto di questa società (= noi italiani), noi che albero siamo?

 

Così c’eravamo lasciati: con questo interrogativo aperto e con un po’ di tristezza nell’animo. Se le persone più in vista, quelle che occupano i primi posti nella vita politica e sociale, si comportano con tanta leggerezza e superficialità, a volte addirittura con strafottenza e supponenza, dimostrando di non avere alcuna consapevolezza di quanto il loro modo di vivere diventi non solo espressione di ciò che sono, ma anche modello di comportamento per milioni d’italiani… Se è così, come fare a cambiare le cose? Quale strada possiamo/dobbiamo percorrere per intraprendere una via di cambiamento e di rinnovamento?

 

Ci avevano accompagnato le parole di due maestri. Vissuti in epoche e in aree culturali e geopolitiche molto diverse. Un filosofo dell’antica Grecia, Platone, e un profeta della Palestina, Gesù. Ambedue grandi conoscitori dell’animo umano. Potremmo dire due grandi maestri di psicologia (ancora prima che la psicologia come scienza venisse riconosciuta!).

Indipendentemente da come possiamo vedere la figura di Gesù di Nazareth - per i cristiani egli è Dio-con-noi, per tutti gli altri è sicuramente un grande maestro di vita -, riprendiamo oggi le sue parole: «Ogni albero si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male» e aggiunge: «La sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda» (Luca 6, 44-45).

 

Parafrasando il proverbio ‘dimmi con chi vai e ti dirò chi sei’, potremmo anche dire ‘guarda come fai (= come ti comporti) e saprai come sei’. Il nostro comportamento esprime i nostri valori, ciò che crediamo importante.

Qualche esempio. Se facciamo di tutto pur di accumulare più soldi, significa che i soldi sono per noi la cosa più importante. Se facciamo di tutto per aiutare un amico che si trova in difficoltà, significa che per noi l’amicizia è un grande valore. Se un uomo cerca ad ogni costo l’occasione per fare sesso con una donna - che sia sua moglie o meno, a lui non importa -, vuol dire che per quest’uomo il sesso viene prima di ogni altra cosa, perfino prima della parola di fedeltà che ha dato alla sua donna, o prima del rispetto che si dovrebbe verso un altro essere umano. Se per fare carriera siamo disposti a venderci al padrone di turno, anche a costo di tradire o sacrificare amicizie e rispetto, significa che il nostro interesse privato viene prima di ogni altro valore… E così via.

 

«La bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda». Potremmo dire anche che il comportamento di una persona esprime il suo atteggiamento interiore.

Per cui se davvero si vuole cambiare il comportamento bisogna cambiare l’atteggiamento interiore. Il modo di reagire alle situazioni. Il modo di valutare le situazioni. Diventa necessario attivare la consapevolezza di quali sono i valori che ci guidano nelle nostre scelte.

 

Non sunt facienda mala ut veniant bona (= non è lecito fare il male con l’obiettivo di fare del bene), scrivevano nel nostro antico latino. Ma, visto che il male già viene fatto, perché non ‘approfittarne’ per fermarci e rifletterci un po’? In altre parole, perché non guardare alle defaillance dei nostri rappresentanti per provare a guardare un po’ meglio che cos’è importante per noi, quale scala di valori guida le nostre scelte, i nostri comportamenti. In altre parole, quali sono i valori, e le norme che da questi derivano, che prendiamo a guida del nostro comportamento quotidiano.

 

Due sono i timori che si affacciano alla mia mente.

Il primo: che possiamo arrivare perfino a guardare con una certa dose d’invidia i nostri uomini di successo, con una sorta di desiderio, quasi augurandoci di essere noi al loro posto. Per poi fare proprio come fanno loro.

L’altro: che, abituati a tollerare tutto, perdiamo ogni sensibilità allo scandalo. In greco scàndalon significa ostacolo, inciampo: è la pietra, il gradino, il sasso sul quale s’inciampa camminando. Recuperare la capacità di scandalizzarci (= di accorgerci che c’è un ostacolo sul quale possiamo inciampare, camminando) significa evitare di inciampare, di cadere. Quindi di farci male.

 

Tutto questo per diventare dei buoni coltivatori. Per prenderci cura dell’albero che siamo. Nella convinzione che, se ben curata, questa pianta riprenderà a dare buoni frutti. Da gustare noi. E da lasciare in eredità ai nostri figli.