VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

14 set 2008

Il corpo, la mente, l’anima

La mente: liberi e responsabili (1)

(1)

 

Dopo aver dato uno sguardo al nostro corpo, avviciniamoci, oggi, all’altra dimensione di cui avevamo parlato: quella psicologica. La MENTE.

E’ quella dimensione che ci permette di pensare, di vivere emozioni, di essere consapevoli di noi stessi. E qui, dicevamo, già cominciamo a sentirci un po’ più soli in mezzo alla natura. Se la dimensione biologica ci fa sentire che siamo in compagnia di tutti i viventi, quando ci fermiamo a riflettere su noi stessi ci accorgiamo che gli altri esseri viventi non ci seguono su questo piano, o, per lo meno, non ci seguono al nostro livello. (Così sappiamo oggi. Chi sa, magari scopriremo nel tempo che anche altri viventi, come gli animali o le piante, non sono poi così ‘lontani’ da noi…).

 

Essere consapevoli, dicevamo. Che significa consapevolezza? E’ la capacità di riflettere sulle nostre azioni, sui nostri pensieri e sulle nostre emozioni.

Tutti gli esseri viventi agiscono. Noi studiamo il comportamento delle piante, degli animali: lo osserviamo e proviamo a dare significati a ciò che essi fanno. Se osserviamo una pianta che mentre cresce si orienta verso la luce, noi diciamo che lo fa perché ha bisogno della luce per i suoi processi fisiologici. Quando sentiamo un gattino che fa le fusa, diciamo che in quel momento esprime uno stato di benessere. Se lo vediamo agitarsi, lo sentiamo fare quei ‘canti’ caratteristici che ci svegliano pure di notte (!), diciamo che è in calore, quindi sta cercando un partner sessuale con cui accoppiarsi.

La pianta che si orienta verso la luce, il gatto che va in calore, una gattina che si prende cura dei suoi cuccioli, ecc., ‘sanno’ ciò che stanno facendo? Se alla parola ‘sapere’ diamo il significato che ‘sanno fare’ ciò che stanno facendo, allora sì, lo sanno: cioè lo sanno fare. Ma se con questa parola vogliamo dire che sono consapevoli del loro comportamento, credo che dovremo dirci che ‘non sanno’, nel senso che non sono in grado di riflettere su ciò che fanno. Semplicemente agiscono. E’ il loro istinto che li guida. L’istinto è come un ‘programma’ che è iscritto nella biologia dell’animale e questi lo esegue, nel modo più efficace ed efficiente possibile, considerato l’ambiente in cui l’animale stesso si trova. Un animale, una pianta sono ‘programmati’ dalla natura a svolgere tutte quelle funzioni vitali che assicurano la sopravvivenza, sia dell’individuo che della specie. Parlare di istinto non significa sottovalutare o sottostimare la loro esistenza o la loro vita: diciamo semplicemente che nei loro comportamenti come nei loro atteggiamenti, anche nei nostri confronti, essi sono guidati da questa ‘forza’ naturale.

E l’essere umano? Anche noi siamo ‘programmati’ così come gli altri esseri viventi? La psicologia ci viene in aiuto con una parola. Che è importante ricordare bene, per non confonderci. Se per gli animali abbiamo parlato di istinto, per l’uomo noi parliamo di pulsione.

 

Quale differenza? Sia l’istinto che la pulsione contengono una spinta all’azione: ma mentre tra l’istinto e l’azione che lo soddisfa non ci sono filtri intermedi, quindi l’animale si vede ‘costretto’ dalla natura a dare soddisfazione alla spinta istintuale, tra la pulsione e l’azione che la soddisfa c’è la mente, la capacità, cioè, di valutare se quell’azione specifica è adeguata alla spinta pulsionale e alla situazione particolare in cui ci troviamo.

Un esempio. Mangiare è istintivo. Il gatto ha fame e vede la carne sopra il tavolo: “chi sa, forse questo pezzo di carne la mia padrona la deve cuocere per il pranzo di oggi: non posso mangiarlo, non sta bene, devo aspettare…” sarà questo il suo ragionamento? Ma quando!? Provate a distrarvi un momento e fatecelo arrivare! Questo è l’istinto: spinta all’azione (fame) e azione conseguente (mangiare subito la carne che sta sul tavolo). Niente ragionamenti o valutazioni intermedie.

Anche noi sentiamo la fame (spinta all’azione), ma per darle soddisfazione attiviamo la nostra capacità di valutare come e quando mangiare: la mente, cioè, interviene, per valutare l’azione che soddisfa la pulsione: mangiare subito? Mangiare cosa? Mangiare come? Ci chiediamo, cioè, qual è il comportamento più adeguato alla situazione in cui ci troviamo.

 

Sempre seguendo il nostro processo di ‘semplificazione’, possiamo sintetizzare dicendo: la spinta dell’istinto e l’azione necessaria per soddisfarlo sono in contatto diretto, non ci sono filtri intermedi. Tra la spinta della pulsione e l’azione necessaria per darle soddisfazione c’è come un’area intermedia: la mente. Un’area che ascolta la pulsione e, nel cercare di darle soddisfazione, valuta quali sono i modi e i tempi più adatti e più adeguati.

Possiamo pensare, per fare altri esempi, al modo in cui ci prendiamo cura dei bambini (i ‘piccoli’ dell’uomo), al modo in cui viviamo la nostra sessualità, a come ci poniamo in relazione con l’ambiente o con gli altri, ecc. In tutte le aree del nostro comportamento, sempre la capacità di pensare e di riflettere accompagna le nostre azioni. Ciò che facciamo, normalmente nelle diverse situazioni, non è risultato di un automatismo, ma di una libera scelta che nasce, appunto, dalla capacità di valutare la situazione e di decidere quale comportamento assumere, anche sulla base dei valori che guidano le nostre scelte nella vita.

E’ questa capacità che ci rende esseri liberi. E’ questa condizione di esseri liberi che ci rende consapevoli e responsabili nelle nostre scelte e nelle nostre azioni.

Non è questa la ‘grandezza’ dell’essere umano? Libero, consapevole e responsabile nelle proprie scelte.

(2. La mente: ragione ed emozioni)