VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

19 ott 2025

Il difficile cammino verso la verità dell’anima

Noi, il bene. Loro, il male

Tocca a noi, alla sola Russia, salvar l’Europa. Il nostro benefattore ha coscienza del suo alto mandato, e non vi verrà meno. Questa è la mia fede incrollabile. Una gran parte è serbata nel mondo al nostro imperatore; ed egli è così buono, così nobile, che Dio non lo abbandonerà, e gli farà schiacciare l’idra rivoluzionaria incarnata in questo assassino e masnadiero. Noi, noi soli dovremo riscattare il sangue del giusto.[1] Inizia così quel grande capolavoro. È Anna Scherer che parla con il principe Basilio, ospite del suo salotto buono. Siamo nel 1805, oltre due secoli fa. La minaccia è Napoleone.

Non c’è Napoleone oggi in Europa. Né c’è Alessandro I a Mosca, così buono così nobile. C’è l’Occidente. C’è la democrazia che, pur traballante, fa tuttavia paura. Genera panico. E, oltre i confini, una spia del Kgb arrivato, di trama in trama, a farsi eleggere Presidente. Soffocando ogni barlume di libertà che, prima di lui, Gorbaciov aveva fatto immaginare.

E la storia si ripete. Non uguale a sé stessa: gli storici lo dicono continuamente. Ma la logica del pensiero rimane. Cambiano i protagonisti, cambiano le tecnologie, cambiano gli equilibri tra i popoli. Il mondo s’è fatto così piccolo che una parola detta a Roma o a Parigi non ha finito di uscire dalla bocca che è già a Mosca o a New York. Ma il pensiero è lo stesso. Il pensiero, eterno e sempre uguale a sé stesso, dice: noi siamo i buoni, gli altri i cattivi. Noi siamo dalla parte giusta, gli altri da quella sbagliata. Noi difendiamo il bene, gli altri portano solo il male. E per difendere il bene – ovviamente il nostro! – ogni strumento è lecito. Dalle pietre alla clava, dalla spada al fucile, dal cannone ai missili o ai droni o all’arma nucleare. Noi non vogliamo uccidere il nemico: noi vogliamo portarlo al bene. E portargli il bene. E siccome non l’accetta con le buone, cioè sottomettendosi al nostro potere, politico economico culturale spirituale, siamo costretti a usare la forza. Non era questo che voleva Napoleone o Cesare o, prima ancora, Alessandro Magno o Ciro o Nabucodonosor? Non era per il bene delle popolazioni indigene che Hernán Cortés e i suoi conquistadores portavano la civiltà e la vera (!?) religione con la spada e i cannoni?

In fondo Hitler, aggredendo la Cecoslovacchia, voleva semplicemente liberare i cittadini di lingua tedesca; eliminando gli ebrei o i disabili o gli omoaffettivi (omosessuali) o i rom o i malati di mente voleva semplicemente salvaguardare la purezza della razza. Cosa c’è di meglio di un’umanità pura e splendente, senza disabilità o malattie, tutti belli bianchi e levigati, alti, capelli biondi e occhi azzurri?

Cosa c’è di meglio, oggi, che portare il bene e la salvezza ad un mondo corrotto com’è l’Occidente, pieno di perversioni sessuali e gay pride? Con la guerra santa lo liberemo. Come, qualche secolo fa, bisognava liberare, sempre con la guerra santa, Dio lo vuole, dall’oltraggio degl’infedeli la terra di Gesù. E non è ugualmente importante difendere e tutelare la purezza dell’etnia italiana – oggi siamo moderni, non parliamo più di razza –, respingendo chiunque voglia violare i sacri confini della patria? Per fortuna la sinistra, che vuole aprire e far entrare tutto e tutti, neri ladri violenti delinquenti stupratori, perde sempre più terreno. Bisogna combatterla con ogni mezzo.

 

Già sento gli esperti di storia: hai fatto un minestrone, hai messo insieme cose che s’accordano... come i cavoli a merenda. Sì, avete ragione, io non frequento la storia. Frequento, però, l’essere umano. Ed è qui che trovo scritto, in tutte le lingue e in tutti i tempi, a giustificazione della violenza di un popolo verso un altro popolo: noi siamo il bene, loro il male.

Questa è l’assurdità di un pensiero. Che è sempre lo stesso. Quale popolo mai, muovendosi contro un altro popolo, non parte convinto di compiere un’opera meritevole, buona e giusta?

 

Mi faceva osservare una persona amica che in tutto questo nostro parlare di pace, in mezzo alla tanta guerra che sembra conquistare sempre più terreno, manca un passaggio. Immersi nel conflitto, s’è perso l’ascolto delle ragioni dell’altro. S’è perso il confronto.

Come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro insegnava, duemila anni fa, il Maestro di Nazareth.[2]  Massima di saggezza estrema. Ma forse proprio per questo, perché troppo alto il pensiero che contiene, l’abbiamo rimossa dalle coscienze e non l’abbiamo ancora fatta nostra. Nei rapporti tra popoli. Nei rapporti tra persone. Giusto un lattante, io credo, ha diritto di pensare che il suo pianto ha tutte le ragioni e chi non gli risponde adeguatamente ha tutti i torti. Crescendo, poi, la vita c’insegna che bene e male, ragioni e torti camminano insieme. Mano nella mano. E mai l’uno o l’altro è completamente disgiunto dal suo compagno di strada. Questa è la realtà. Questa la verità dell’anima.

 

 

[1] Lev Tolstoj, Guerra e Pace

[2] Luca 6,31

 

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Per approfondire:   Le ragioni dell'altro  2024,   La verità e la non-violenza  2024,   Eirenopoiòi  2023,   Le ragioni dell'altro  2018  (con relativi rimandi)