VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

31 mar 2024

Per ridare significato agli auguri di “Buona Pasqua”

Resurrezione…

Quale voce sentiamo risuonare? Pasqua ci parla di vita. La cronaca e l’attualità ci parlano di morte. E la loro voce è così forte che colma la nostra capacità d’ascolto, fino a sovrastare ogni altro suono. E la voce della morte cattura il respiro, al punto che mente corpo e anima ne restano imprigionati.

In Ucraina l’esercito russo è lì da due anni con il suo carico di distruzione e di morte; mentre un popolo sottomesso e incapace di sollevare la testa non smette di prestarsi a elezioni farsa, nella speranza, chi sa, di raggiungere benessere e potenza con cui il grande dittatore continua ad incantarlo; e parte, sostenuto anche dalle ciance di Kirill che assicura il paradiso a chi va a morire in guerra. Da cinque mesi, e più di trentamila morti, nella terra dove la Pasqua nasce, la voce delle armi monopolizza ogni relazione; incapaci, gli uni e gli altri, di parlare e di ascoltarsi. Donne uomini e bambini, sempre più numerosi, costretti a lasciare le loro terre per trovare un luogo per vivere, respinti o comunque ostacolati con ogni mezzo; fortunati quando il mare si lascia attraversare senza catturarli; tanto poi a complicar loro ulteriormente la vita ci pensano i nostri: riescono perfino a prolungarne la permanenza in mare mandandoli a sbarcare nei porti più lontani, così le navi che si ostinano a salvarli saranno occupate per un po’, e di migranti in casa ce ne porteranno di meno.

Così noi, la civile e cristiana Italia. In buona compagnia con gli altri ventisei di un’Europa afona. Di fronte alla guerra. Di fronte alle migrazioni. Capace di piccole scaramucce e chiacchiere inconcludenti. Le donne e gli uomini cui ne abbiamo affidato la guida, catturati dal solo pensiero delle elezioni imminenti. Pronti anche a pagare dittatori che s’impegnano a sollevare muri e steccati a tutela dei nostri confini. E pronti, altrettanto, a dare un po’ di soldi al popolo ucraino per comprarsi qualche arma in più così da tenere occupato Putin. Sai, hai visto mai che, incalzato dalla sua paranoia, gli viene in mente d’invadere anche noi? Tanto più adesso che il terrorismo si è fatto sentire di nuovo a Mosca.

 

Ma questi giorni è Pasqua. Pasqua di resurrezione la chiamiamo. E saremo tanti ad andare in chiesa. Natale e Pasqua non si negano (quasi) a nessuno. Perfino Putin vedremo, devoto, con la candela in mano, pronto a farsi tutti i segni di croce che gli chiederanno di fare. Tanto anche lui il paradiso di Kirill ce l’ha assicurato.

Pasqua è parola di Vita. Memoria della libertà conquistata in un tempo che si perde nella storia, e che oggi sembra perduta nei discendenti dei migranti di allora che oggi governano Israele. Tanto è fragile la memoria degli umani.

Ma Pasqua è stata poi trasformata dall’ebreo Gesù. Con la sua resurrezione ci ha messi davanti ad un passaggio – questo significa Pèsach, da cui Pasqua – così straordinario quanto incomprensibile dalla nostra mente. Passaggio dalla morte alla Vita. Non è questo, infatti, che noi conosciamo: è dalla vita alla morte il passaggio che conosce la nostra esperienza. Sì, anche Lui l’ha vissuto. Ma non s’è fermato qui. Dalla morte, giunta peraltro violenta e a soli 36 anni, ha raggiunto la Vita. Quella eterna – così Lui la chiamava. Nel senso di vita in pienezza. Che oltrepassa i limiti del tempo e dello spazio. Di fronte alla quale non c’è morte.

 

Ecco, è qui che la mente si perde. I vangeli ci raccontano di tre situazioni in cui Gesù richiama in vita una persona morta. Una ragazzina di dodici anni, figlia di uno dei capi religiosi di allora.[1] Il figlio di una vedova, nella cittadina di Naim.[2] Infine Lazzaro, un suo grande amico, a Betania.[3] E fin qui la nostra mente sa arrivare. In fondo queste persone sono tornate alla vita che avevano prima di morire. Quella stessa in cui siamo anche noi ora. Con le gioie e le sofferenze, i piaceri e le fatiche che accompagnano i nostri giorni. Poi anche loro, come tutti, in seguito avrebbero incontrato di nuovo la morte.

Ma quando i vangeli ci parlano del risveglio (che noi traduciamo resurrezione) di Gesù, la mente si perde. Perché Lui ci parla di passaggio ad una Vita in cui non c’è spazio per la morte. Eterna, la chiama. Cioè piena. Di ri-nascita parlava con il dotto Nicodemo.[4] Un processo dentro il quale ciascuno di noi è chiamato ad entrare. Biglietto d’accesso, ci ha detto, è saper perdere la vita, nel senso di non rinchiudere lo sguardo sul nostro ombelico, ma far entrare nel nostro campo visivo gli altri, donne e uomini. Che lui chiama fratelli. Con i loro bisogni e le loro necessità. C’è altra strada, del resto, per uscire dall’odio e dalla violenza cui continuiamo ad affidare la guida delle relazioni, tra le persone e tra i popoli?

 

Il Buona Pasqua che ci scambiamo questi giorni diventi augurio, reciproco, di buon passaggio verso la Vita.

 

[1] Marco 5,35-43

[2] Luca 7,11-17

[3] Giovanni 11,1-44

[4] Giovanni 3,1-21

 

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